Torniamo a dare luce all'arte nascosta nei sotterranei

Per contestare l'opinione di un ex ministro del nostro Paese, come studentessa di storia dell'arte affermo e possiamo tutti affermare con certezza che con la cultura e con l'arte si mangia eccome! Vengono nutriti il cervello, lo spirito, il cuore, ma anche lo stomaco e le tasche. A maggior ragione se pensiamo alle risorse artistiche, archeologiche e culturali italiane. Risorse che troppo spesso vengono lasciate marcire! D'altra parte ci era già arrivato a suo tempo Dante nel "Convivio" parlando del "pane degli angeli"; allo stesso modo briciole di sapienza, o di conoscenza, o anche solo di stimoli alla curiosità, possono arricchire l'esistenza di tutti, indistintamente. Da questo presupposto, vorrei affrontare una grande mancanza di questa bellissima Italia: la scarsità di spazi espositivi. I cittadini interessati nel loro piccolo stanno già cercando di fare qualcosa, e grazie alle preziose iniziative di alcuni qualcosa già è stato fatto. Tuttavia non è suficiente. Per fare di più servono fondi, per trovare fondi bisogna trovare degli investitori privati, oppure l'opinione pubblica tutta deve costringere gli enti pubblici (o il cosiddetto Stato) a prendere coscienza di questo problema gravissimo. Riporto di seguito alcuni stralci da un articolo sul "Fatto Quotidiano" del 12-11-12 scritto da Salvatore Cannavò: "E' un tesoro sommerso, opere d'arte che non vedrete mai, conservate nelle segrete stanze dei musei italiani. Migliaia e migliaia di tele, quadri, arazzi, reperti archeologici, custoditi gelosamente nei depositi dei musei, al riparo da occhi indiscreti [...] Negli Uffizi, ad esempio, in quelle che il direttore Antonio Natali preferisce chiamare "le stanze della riserva" sono conservati oltre 2000 dipinti con circa 1800 autoritratti [...] Alla Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma i dipinti esposti sono 500, quelli in riserva 400. Se ci fossero più spazi, più risorse, una politica culturale più attenta, il tesoro potrebbe venire alla luce [...] e nel caldo confortevole dei depositi del museo di Palazzo Barberini alloggiano grandi opere, come quelle di Paul Brill, pittore fiammingo del Cinquecento". Insomma, se solo queste opere nascoste nei depositi venissero rispettate ed esposte in spazi idonei, potremmo fruire di quasi il doppio delle risorse che sono già fruibili. Non mi pare  il caso di dilungarmi sulle eventuali entrate che potrebbero provenire dal turismo. Ma non è solo questo l'importante. Importante è soprattutto poter conoscere ciò che sarebbe conoscibile, ma che purtroppo è diventato inconoscibile, o meglio inaccessibile, a causa di una politica culturale a dir poco superficiale. E' uno sciupìo. E' un peccato. E' un calpestare le cose belle della civiltà, dell'ingegno, delle capacità tecniche e manuali umane. Una riflessione in tal senso si fa ancora più urgente e necessaria quando ci si rende conto che dei possibili spazi espositivi già esistono, quando ci si rende conto, guardandosi attorno mentre si fa una passeggiata, della presenza di edifici (pubblici) pressocchè abbandonati, disabitati, lasciati a sè stessi. Basti pensare alle caserme (qui a Roma ce ne sono varie e molto solide e grandi, una fra tutte la caserma Cappelletti Romagnoli sita a due passi dall'Università La Sapienza). E così come a Roma ce ne sono tante altre distribuite su tutto il territorio nazionale. Direi che è arrivato il momento di utilizzare questi luoghi in maniera sensata. Io propongo di sbattere in faccia questa vergogna a chi dovrebbe occuparsene (o avrebbe dovuto occuparsene da più di cinquent'anni a questa parte).