obiezione alla guerra e al servizio militare impegno per la difesa nonviolenta

Novembre 2025. Di ritorno da Barcellona, dove la WAR RESISTERS INTENATIONAL ha appena tenuto la sua assemblea mondiale. Siamo rientrati in Italia preoccupati per i focolai di guerra che vediamo crescere e moltiplicarsi qua e la, non ci sono solo Gaza e l'Ucraina; ma dobbiamo mantenere la testa lucida ed i nervi saldi. I governi continuano ad accumulare armi e a scaldare gli animi, come se non capissero che la strada intrapresa porta dritta all'"umanicidio". Di fronte alla minaccia "atomica", già genocidio programmato dalla "deterrenza", che ci tiene tutti in ostaggio, non serve a nulla gridare; serve un'opposizione determinata e chiara, fatta di atti concreti ma costruttivi. Una disobbedienza civile, non teppistica, una sollevazione nonviolenta che non sia solo dei giovani, ma di ogni cittadino che abbia a cuore la propria vita, quella degli altri, quella della Terra. La Storia, in fondo, ci insegna Gandhi, è fatta non solo di gesti brutali, ma anche di rivoluzioni gentili. Pensiamo ai soldati che al Natale del 1914 uscirono dalle trincee per stringere la mano ai nemici. Erano uomini comuni che avevano capito l'assurdità della strage. Anche oggi abbiamo bisogno di questo: di un elenco pubblico che raccolga i nomi di chi non vuole avere nulla a che fare con la guerra. Un diritto umano fondamentale che nessun codice truffaldino può cancellare. Non è un atto di superbia, ma un semplice atto di fedeltà alla vita. La coscienza, se è onesta, non può che dire di no. Ai ragazzi, noi antimilitaristi "storici", diciamo di non lasciarsi incantare dalla retorica militare. Svegliatevi, ribellatevi! I "vecchi" obiettori come noi soffrivano in prigione per mesi, per anni, eppure la loro scelta era quella giusta. E la sospensione della leva obbligatoria questa lotta dei 150 "avanzi di galera" la ottenne. Bisogna avere il coraggio di dire che ogni guerra è un crimine, senza eccezione. La sola minaccia delle armi è già di per sé un atto di violenza. Dichiariamo la nostra obiezione. Disertiamo da ogni logica di morte. Invitiamo chiunque senta ancora la voce della ragione di fare lo stesso. Non importa chi siate - studiosi, gente comune, politici o militari che hanno conservato un briciolo di umanità - l'importante è che questa scelta nonviolenta diventi chiaramente dei più. Perché un accordo, anche il più brutto e difficile, sarà sempre meglio della più piccola e "giusta" delle guerre.

15 maggio 2025 - Giornata internazionale dell'obiezione di coscienza indetta dalla WAR RESISTERS INTENATIONAL, insieme a Connection e.V., European Bureau for Conscientious Objection, Pax Christi International, Quaker Council for European Affairs, Un ponte per

Queste organizzazioni, nell'occasione, hanno lanciato un appello alle istituzioni europee e ai paesi membri a rispettare pienamente questo diritto umano. Si tratta di dar protezione agli obiettori di coscienza costretti a fuggire dai propri paesi in cui l'esercizio di questo diritto è violato e criminalizzato. Le citate organizzazioni invitano inoltre organizzazioni della società civile, gruppi e individui a partecipare a una mobilitazione social per domani e i giorni a seguire, pubblicando contenuti a tema che sono stati realizzati apposta per l'occasione e disponibili a questo link: https://drive.google.com/file/d/1qzE7iHKM6N5g5bemU5Oan5EdgEQws-WM/view?usp=drive_link 

I Disarmisti esigenti, in collaborazione con la LEGA OBIETTORI DI COSCIENZA, il 15 maggio, preceduto da un incontro conviviale, alle ore 12:00, nella sede della L.O.C., dalle ore 15:00 alle ore 18:00 organizzano una conferenza online su piattaforma Zoom a cui si può assistere al seguente link: 
https://us06web.zoom.us/j/86102902315?pwd=p3cEfPOYAM900SejlzcAn9NwbMh0wV.1

Per quanto riguarda l'obiezione di coscienza nella sua dimensione di diritto umano riconosciuto, si ricorda che è insito nell'art. 18 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e nell'art. 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) sul diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione.

Questo diritto è sancito anche in numerose altre convenzioni internazionali e regionali sui diritti umani.A livello europeo ricordiamo, ad esempio:

l'art. 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

l'art. 10 della Carta dell'Unione Europea;

la Raccomandazione n. R (87) 8 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;

la Raccomandazione 1518 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

la Risoluzione De Gucht del Parlamento europeo;

le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo secondo cui il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare è tutelato dall'articolo 9 della CEDU.

La giornata del 15 maggio, da parte dei Disarmisti esigenti, nell'incontro alla L.O.C., sarà anche il momento per proporre il nuovo concetto di OBIEZIONE ALGORETICA: la scelta di non collaborare a progetti, ricerche, realtà istituzionali ed economiche che orientano digitalizzazione, intelligenza artificiale, robotizzazione nel senso di 1) creare il Superuomo; 2) organizzare la Tecnoguerra.

_______________________________________--

 

QUI DI SEGUITO PROPONIAMO IL TESTO DELLA DICHIARAZIONE DI IMPEGNO CHE SOTTOSCRIVIAMO, APPOGGIAMO, DIFFONDIAMO

PER L'OBIEZIONE ALLA GUERRA

PER L'OBIEZIONE (ANCHE PREVENTIVA) AL SERVIZIO MILITARE CHE LA PREPARA

PER ATTUARE E COSTRUIRE LA DIFESA NONVIOLENTA  

PER UNA LEGGE CHE RIPRISTINI L'ALBO PUBBLICO DEGLI OBIETTORI APERTO A TUTTE/I CONTRO L'INCOSTITUZIONALE ABROGAZIONE DA PARTE DEL CODICE DELL'ORDINAMENTO MILITARE

 

"Signor Presidente Mattarella, in piena facoltà le scrivo la presente per dichiararmi obiettore di tutte le guerre e della preparazione delle guerre mediante il servizio militare. L'ingabbiamento delle nostre forze armate nelle attuali strategie NATO non consente di attuare il "ripudio della guerra" stabilito nell'articolo 11 della nostra Costituzione. Tanto più che condivido pienamente l'opinione dell'antimilitarismo nonviolento, ribadita autorevolmente anche da Papa Francesco, e ripresa dal suo successore Leone XIV: "Oggi non esistono guerre giuste". Sono a conoscenza della circostanza che il servizio militare obbligatorio è stato sospeso con la legge n. 226 del 23 agosto 2004 (Legge Martino). L'aria che tira, condizionata dalla minaccia montata sulla "guerra ibrida della Russia", non solo in Italia ma in tutta Europa, è quella di un ripristino di forme ambigue di mini-naja. Anzi la retorica, sia a livello comunitario che di singoli Stati, dei nostri governanti europei prevede, contro la Federazione russa, addirittura di qui a pochi anni, una guerra vera e propria, in stile Ucraina. In relazione a questa eventualità di possibili coinvolgimenti dentro logiche da "si vis pacem para bellum", comunico da subito che, qualora dovessi ricevere la chiamata a presentarmi presso un ufficio militare preposto all'arruolamento, la mia risposta sarà un bel "Signornò!" antimilitarista. Non mi presenterò alla visita militare che dovrà verificare la mia idoneità. Non risponderò a questionari propedeutici che testassero le mie propensioni verso il servizio militare. Mi avvarrò del diritto universale umano di chiedere, per obbedienza alla coscienza, di adempiere agli obblighi di leva prestando, in sostituzione del servizio militare, un servizio civile orientato alla difesa nonviolenta; e quindi rispondente come il servizio armato al dovere costituzionale di difesa della Patria. Ritengo doveroso da parte dello Stato organizzare, applicando normative già in vigore conquistate dalla lotta nonviolenta, la mia formazione ed il mio inquadramento dentro un Corpo civile di pace, possibilmente europeo, per attuare l'impegno istituzionale dell'ONU alla sicurezza comune dell'Umanità. Solidarizzo, attivando i mezzi concreti di cui dispongo, con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori, russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi, e con chiunque, giovane o meno giovane, rifiuti di partecipare alle guerre che si stanno combattendo in questo momento, in varie parti del mondo. Tenendo presente che presso l'Ufficio Nazionale Servizio Civile dovrebbe esistere per legge (articolo 10 della Legge 8 luglio 1998, n. 230), un elenco degli obiettori italiani alla Guerra per motivi di coscienza, ma non c'è più in quanto abrogato dal COM, chiedo che Ella rammenti al Parlamento che una legge deve rendere possibile aggiornare tale elenco con il mio nome e deve rendere consultabile tale elenco generale, essendo l'obiezione alla guerra un atto pubblico. Ribadisco che la mia obiezione totale alla guerra non rappresenta una mera opzione personale, ma l'adempimento del dovere inderogabile di difesa della Patria, in una forma non armata e non violenta, in conformità con l'Articolo 52, comma 1, della Costituzione e con il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli (Articolo 11). Ritengo che l'abrogazione della Legge 8 luglio 1998, n. 230, e in particolare della disposizione relativa all'istituzione e tenuta dell'Albo degli obiettori di coscienza – operata dal Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'Ordinamento Militare) – sia costituzionalmente infondata e lesiva dei principi garantiti dalla Suprema Carta. L'abolizione di tale strumento non è una semplice conseguenza amministrativa della sospensione della leva obbligatoria, ma costituisce un affievolimento della tutela formale di un diritto fondamentale storicamente riconosciuto e garantito dalla Corte Costituzionale (cfr. Sentenza n. 164 del 1985 e successive), che ha equiparato il servizio civile all'adempimento del dovere di difesa. La rimozione dell'Albo trasforma de facto il diritto all'obiezione in una mera adesione volontaria, sottraendogli il rango di alternativa formalmente riconosciuta al servizio armato come espressione della libertà di coscienza. Pertanto, la presente dichiarazione vuole riaffermare il mio diritto inalienabile all'obiezione di coscienza e chiedere alle Istituzioni preposte di riconsiderare e ripristinare, attraverso adeguati strumenti normativi (sia esso un Albo, un Registro o un'analoga forma di tutela), un riconoscimento esplicito e formale della scelta dell'obiezione di coscienza come manifestazione del dovere di difesa della Patria con mezzi non armati, garantendo la piena integrità del diritto fondamentale alla libertà di coscienza nel panorama normativo italiano. Anche a livello comunale, in virtù del D.P.R. 14 febbraio 1964, n. 237, integrato dalla Legge 31 maggio 1975, n. 191, persiste l'obbligo di formare e aggiornare annualmente le liste di leva: esigo di risultare iscritto nella lista dei mio comune di residenza con la qualifica di obiettore di coscienza. Come già accennato, poiché - con spirito non individualistico ma collettivo - sono pronto a dare il mio contributo ad un modello di difesa della Patria fondato sulla forza della unione popolare di tutte/i, sottolineo che questa mia iscrizione agli albi degli obiettori, sia nazionali che locali, deve prescindere dall'età anagrafica".

 

Dopo aver sottoscritto il testo su cui sopra compilando il form che si trova su questa pagina web di petizioni.com: scrivere a (aggiungendo eventualmente considerazioni e motivazioni personali): protocollo.centrale@pec.quirinale.it – presidente(at)pec.governo.it – segreteria.ministro(at)difesa.it – sgd(at)postacert.difesa.it 

Un altra missiva (PEC) va contemporaneamente spedita all'Ufficio di Leva Comunale, chiedendo la mail all'URP.

 

Promotori:

Disarmisti Esigenti (progetto della Lega per il disarmo unilaterale)

Alfonso Navarra WhatsApp 340-0736871 email coordinamentodisarmisti(at)gmail.com

Lega per il disarmo unilaterale

Ennio Cabiddu, Luciano Zambelli

Lega obiettori di coscienza

Massimo Aliprandini

RETE IPRI CCP 

Maria Carla Biavati

Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica ODV
Cosimo Forleo 

Reti di Pace
Emanuela Baliva

RADIO NUOVA RESISTENZA
Marco Zinno 

ODISSEA 
Angelo Gaccione

WILPF ITALIA  
Patrizia Sterpetti

FIRME INDIVIDUALI

Tonino Drago - Moni Ovadia - Enrico Peyretti - Luigi Mosca - Daniele Barbi - Filippo Bianchetti -Giuseppe Bruzzone - Beppe Corioni - Sandra Cangemi - Alessandro Capuzzo - Tiziano Cardosi - Giuseppe Curcio - Francesco Lo Cascio - Antonella Nappi - Elio Pagani - Marco Palombo - Claudio Pozzi -  Guido Viale - Enrico Gagliano - Marinella Correggia - Teresa Lapis - Mario Agostinelli - Antonio De Lellis- Giuseppe Paschetto - Francesco Zanotelli

Michele Santoro, contattato per telefono alle ore 11:00 dell'8 maggio 2024, firma. Va segnalato il seguente passo del programma della lista PACE TERRA DIGNITA', che si presenta alle elezioni europee dell'8 e 9 giugno 2024: "L’Europa dovrà promuovere la cultura della pace nelle scuole e nelle università, sostenere il diritto alle obiezioni di coscienza e al rifiuto di combattere in tutto il mondo, creare un corpo civile di pace europeo".

Maurizio  Acerbo, via WhatsApp, alle ore 14:30 dell'8 maggio 2024

Nella Ginatempo, Laura Marchetti, Antonio Mazzeo, Giovanni Russo Spena il 10 maggio 2024, all'incontro dell'Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell'Università

 

 

Al link qui di seguito argomentiamo - con due articoli - l'iniziativa della dichiarazione di impegno pubblico per l'obiezione alla guerra e per la difesa nonviolenta

 

https://disarmistiobiettori.webnode.it/obiezione-alle-guerre-e-alla-mininaja/

 

_________________________________________________________________-

 

Perché e come lanciamo questa nuova Campagna di obiezione alla guerra e al servizio militare che la prepara (aprile 2024)
 

L'iniziativa "OBIEZIONE ALLA GUERRA", al di là del rischio più o meno incombente che l'Italia segua presto la Germania nel mettere su una specie di mini-naja alla svedese, è in ogni caso collegata: 1) all'autodefinirsi antimilitarista rispetto ad un servizio militare obbligatorio che può essere sempre ripristinato; 2) alla scelta di lavorare per l'organizzazione strutturata e permanente della difesa nonviolenta; 3) a sostenere il diritto umano all'obiezione di coscienza nel mondo, ed in particolare la Campagna "Object War" che organizza gli obiettori ucraini, russi e bielorussi; 4) al ripristino per dell'ALBO DEGLI OBIETTORI, abrogato incostituzionalmente del COM (era prescritto dall'istituzione dell'Ufficio nazionale per il servizio civile).

L'incontro online di mercoledì 3 aprile 2024 - (4 aprile - 75esimo anniversario della N.A.T.O.) ore 18:00 - 20:00 - ne ha delineato impostazione e contenuti.

Si chiede in particolare l'adesione all'appello, sopra riportato, da pubblicizzare, "Signor presidente, in piena facoltà le scrivo la presente", etc.

L'attacco è evidentemente ricavato dalla canzone: "Il disertore", di Boris Vian.

link: https://us06web.zoom.us/j/87250293962?pwd=wRIflrlrBA6X7GWsmvoUgbFjmENxOb.1

 

(DOPO IL TESTO DELL'APPELLO TROVATE ARTICOLI DI DOCUMENTAZIONE E INTERVENTI DI RIFLESSIONE)

 

La Campagna, con un occhio focalizzato anche sull'obiezione preventiva alla mini-naja - con ogni probabilità - in arrivo (per decisione governativa che giunge sull'onda della tendenza NATO a "prepararsi per guerre ad alta intensità" e si sta palesemente coltivando, vedi proposte della Lega, nonostante le ambigue e fuorvianti smentite di Crosetto), è però sostanzialmente di carattere più generale e profondo.

E' obiezione alle guerre e al servizio militare che prepara e combatte le guerre, ed ha un bisogno vitale di coinvolgere attivamente gli studenti, la parte più aggregata del mondo giovanile, nella riflessione che precede la scelta: "Se la Patria - attraverso il governo in carica - mi chiamerà per verificare, con visite e test appositi, la mia reclutabilità nell'esercito cosa risponderò?"
È difficile, con l'aria che tira - ribadiamo - avere incertezze sulla tempestività dell'iniziativa. Il vento della militarizzazione, della corsa al riarmo, della economia di guerra, della intensificazione delle guerre e dello scoppio di nuove guerre si sta levando fortissimo e non c'è dubbio che nel prossimo periodo avremo da fronteggiare una vera e propria bufera. Fa parte di questo vento la decisione del governo tedesco, con il ministro Pistorius, di voler prendere a modello la mini-naja svedese, ed è quindi quasi certo che il governo italiano, prima o poi, seguirà a ruota.

Quando Crosetto smentisce con le sue parole si riferisce alla leva militare obbligatoria generale ("proprio non se ne parla!") non alla mini-naja che è cosa diversa. E' da tenere sempre presente che è tipico della retorica imbrogliona del potere negare un contesto più generale mentre si sta predisponendo un aspetto specifico che va a concretizzarlo... Per ergere un primo riparo alla retorica del "nemico alle porte cui bisogna sbarrare la strada" è utile tutto il lavoro di esame critico che porta a ridimensionare la presunta minaccia, ma anche la diffusione di conoscenze sulle possibilità di eventuale difesa che la disobbedienza popolare organizzata può offrire.

Per realizzare l'unità pacifista delle forze, cioè la cooperazione e la collaborazione sul concreto, il cuore della campagna che proponiamo è la dichiarazione di impegno a Mattarella delle giovani e dei giovani: "Sono un obiettore alle guerre! Non mi arruolo nell'esercito! Non tentate di coinvolgermi! Sono pronto a servire la Patria ma con la difesa alternativa, sperimentando i corpi civili di pace!"
Tutte le nostre argomentazioni che portano alla dichiarazione non escludono affatto cento altri possibili approcci alla scelta, da manifestare con impegno pubblico, di voler essere inseriti nell'albo degli obiettori, che vogliamo sia ripristinato per legge dopo l'incostituzionale abrogazione da parte del COM. 

Per l'adesione alla nostra iniziativa, che è radicata in una esperienza pluridecennale, ogni soggetto collettivo interpellato si concentri sulla dichiarazione che sopra abbiamo riportato.

Per i contributi alle motivazioni e per la modalità migliore per fare conoscere la Difesa Popolare Nonviolenta (anche nelle scuole: senza che, però, questo appaia un reclutamento all'"esercito alternativo") invece rifacciamoci al vecchio motto: "Che cento scuole rivaleggino". Nostro sforzo sarà di mettere in rapporto e collegare tutti i "cento fiori dell'obiezione".

Troviamo infine due articoli sulla pagina: https://disarmistiobiettori.webnode.it/obiezione-alle-guerre-e-alla-mininaja/

Articolo numero 1 
"Per una campagna di impegno pubblico: obiezione al servizio militare e alle guerre per costruire una difesa alternativa"
Alfonso Navarra – coordinatore dei Disarmisti esigenti - del Coordinamento politico Campagna OSM-DPN (Lega obiettori di coscienza, sede in via Pichi,1 - Milano)
(dopo aver consultato Tonino Drago, già presidente del Comitato DCNANV)
Milano – 25 marzo 2024 (ultima proposta, versione 3)

Articolo numero 2

Come secondo testo, un articolo di Alfonso Navarra che può completare molte nozioni utilizzate è l'anticipazione allegata che uscirà su QUADERNI DELLA DECRESCITA il primo maggio 2024.
Titolo: "La nonviolenza è la forza delle relazioni autentiche".
Il link alla rivista online diretta da Paolo Cacciari e Marco Deriu : https://quadernidelladecrescita.it/

 

__________________________________________________________
 

LA DEFINIZIONE DI OBIEZIONE DI COSCIENZA SECONDO ALDO CAPITINI, FONDATORE DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Aldo Capitini, il filosofo italiano della nonviolenza, definisce l’obiezione di coscienza come "l’opposizione a partecipare alla preparazione e all’attuazione della guerra, vista particolarmente come uccisione di esseri umani". Questa definizione mette in luce la sua visione dell’obiezione di coscienza non solo come un atto legale o politico, ma come un’espressione profonda di valori personali e morali che si oppongono alla violenza e alla guerra. 

Questa definizione di Capitini la troviamo, ad esempio, nel saggio "Le tecniche della nonviolenza", pubblicato all'inizio degli anni Sessanta dall'editore Feltrinelli. 

Secondo Capitini, l'odc non è necessariamente inerente al servizio militare. Per odc si intende il rifiuto ad obbedire a un comando dell'autorità in forza ad un imperativo della coscienza che può scaturire da una fede religiosa, da una concezione filosofica, da convinzioni politiche, da ragioni morali. 

 Vi leggiamo: "L'obbiezione di coscienza verso il servizio militare nella storia non solo di secoli, ma di millenni, si fonda su due tipi di ragioni. Il primo tipo è di non riconoscere a nessuno e nemmeno allo Stato il diritto di costringere un uomo ad agire contro la propria coscienza. Il secondo tipo è di porre come superiore al potere dello Stato il rapporto amorevole con tutti gli esseri umani (...). (Se noi esaminiamo i motivi che la giustificano nelle stesse dichiarazioni degli obbiettori , vediamo che in essa non c'è nulla di individualistico - ndr). Certo è che l'obbiettore di coscienza deve e vuole mostrare che non è un vile, che il suo motivo è umanitario e non utilitario; che se egli deve mettere in pericolo la propria vita, vuol farlo per un ideale che egli realmente professa. (...) C'è da osservare, infine, che l'orientamento all'obbiezione di coscienza non si arresta alla legge che la riconosce. (...) Nello sviluppo della guerra e nell'accrescersi immenso della sua capacità distruttiva, l'obbiezione di coscienza ha accresciuto il suo carattere collettivo di avvertimento a tutti, di avanscoperta di un pericolo comune, e non ci sono leggi o istituzioni che possono farla contenta se non quelle che per sempre sostituiscano efficacemente il modo bellico di regolare i conflitti che, con le forze atomiche, va ben oltre la soluzione dei conflitti stessi, e diventa disastro generale".

 

__________________________________________________________
 

LA LEGA OBIETTORI DI COSCIENZA ADERISCE AL 25 APRILE, INDETTO DA "IL MANIFESTO", INVITANDO ALLE OBIEZIONI CONTRO LA GUERRA SCENDE IN PIAZZA CON LO STRISCIONE: OBIETTIAMO ALLE SPESE MILITARI

 

Richiamando l'obiettivo della difesa popolare nonviolenta, il comunicato di adesione della LOC ribadisce che per resistere alla deriva bellica in corso occorre dire dei NO, ma anche sapere indicare dei SI concreti, chiarendo che sicurezza non è accanita difesa dei confini, ma sono i diritti di libertà e sociali garantiti dalla forza organizzata dell'unione popolare, che strategicamente si propone di fare contare l'opposizione maggioritaria alla guerra.

Con la prospettiva dello scioglimento della NATO e di tutte le alleanze militari che contraddicono spirito e lettera della carta dell'ONU, vi sono  i SI: al ricorso al dialogo e ai negoziati per risolvere le controversie internazionali, alla concessione dell'asilo politico agli obiettori e ai disertori di tutti i Paesi in guerra. SI alla promozione della cultura della pace e della nonviolenza, si alle lotte sociali per la dignità del lavoro e della qualità della vita. 

Quindi vi sono i NO: alle guerre, oggi sempre ingiuste, all'invio di armi all'Ucraina, ad Israele, a quanti altri, alla partecipazione armata ai conflitti, al ripristino anche parziale della leva militare, alle missioni militari all'estero. NO anche all'economia di guerra, ai tagli alle spese sociali per finanziare l'industria delle armi, all'aumento delle spese militari (per combattere "guerre ad alta intensità"!), alla ricerca bellica nelle nostre università. NO alla propaganda militare nelle scuole, no alla retorica della paura (che inventa o amplifica le "minacce"), alle politiche securitarie che mascherano la repressione dei movimenti sociali.

Questo che segue è il testo del comunicato diramato dalla LOC alla stampa:

25 APRILE RESISTIAMO ALLA GUERRA

all’organizzazione per la non  partenza di  figlie/i, nipoti,  padri e madri      per la guerra alle trattative di pace.  La Pace ha un prezzo. Per non avere uccisioni (milioni di morti nei prossimi anni) e distruzioni di intere città e paesi dobbiamo organizzare uno scambio e un accordo sui territori e sui confini fra stati. al rispetto del ripudio delle guerra (art.11) e ritiro delle truppe italiane dai paesi confinanti della guerra. allo scioglimento della Nato (organizzazione di esercitazioni aggressive e promotore di guerra nel mondo). alla promozione della cultura della pace nelle scuole alla difesa dei diritti umani in alternativa al militare. Creazione di  strutture  istituzionali. per la difesa popolare nonviolenta.   alla riduzione delle spese militari per la dignità  del lavoro e del reddito   SÌ al diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare SI alla protezione di disertori e renitenti SI  al mantenimento dello stato di diritto e non al codice militare o stato di guerra  

NO alla guerra in Europa, all’invio di armi in zone di conflitto; no alla partecipazione italiana al conflitto, no al ripristino della leva militare, no alle missioni militari all’estero NO all’economia di guerra, alla riduzione della spesa sociale per finanziare l’industria delle armi, no al riarmo e alla ricerca bellica nelle nostre scuole e università NO alla propaganda militare nelle scuole, no alle politiche securitarie . Fuori l’italia dalla guerra OBIETTIAMO E DISERTIAMO  

Lega Obiettori di Coscienza – v. M. Pichi 1 – 20149 Milano   

__________________________________________________________
 

CHE CENTO FIORI SBOCCINO: UNA CAMPAGNA PARALLELA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO 

 

(N.B. - vi è il collegamento con "Object war" per gli obiettori ucraini e russi ed in una versione più recente del testo è stata inserita la richiesta dell'albo. Il punto politico è che, nell'impostazione del movimento nonviolento, la legge per la difesa nonviolenta deve essere ancora fatta e si glissa sul fatto che essa è stata già istituita in forma sperimentale. Mentre per Disarmisti esigenti & partners si tratta di partire per applicare bene quello che c'è, e che è stato poi stravolto o non implementato, per il MN si tratta di istituire ex novo con una legge ad hoc la difesa civile non armata e nonviolenta. A questo proposito è stata lanciata la Campagna "Un altra difesa e possibile". Altro punto fondamentale che distingue la nostra campagna di Disarmisti esigenti è la richiesta che l'Albo degli obiettori sia aperto a tutte/i, in quanto coinvolte/i nella difesa nonviolenta, a prescindere dall'età anagrafica).

 

I fondi raccolti dalla Campagna coordinata dal Movimento Nonviolento vengono utilizzati per finanziare i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia e Ucraina nelle loro attività, per garantire la difesa legale agli obiettori e disertori dei tre paesi, per organizzare le missioni di pace e solidarietà con le vittime della guerra, per ospitare in Italia esponenti nonviolenti coinvolti nel conflitto, per il lavoro di testimonianza e informazione.

In continuità con la  Campagna italiana, il Movimento Nonviolento partecipa anche alla #ObjectWarCampaign promossa dalle reti internazionali IFOR, WRI, EBCO-BEOC, Connection e.V.,  che chiede, alle massime istituzioni dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, protezione per coloro che nei paesi coinvolti si rifiutano di prendere parte al conflitto in armi.

 

Dichiarazione di Obiezione di Coscienza

Al Presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate

Al Presidente del Consiglio e al Ministro della Difesa

Al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano

 

Per fermare la guerra bisogna non farla. Per cessare il fuoco bisogna non sparare.

Sono concretamente solidale con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori russi, bielorussi e ucraini; chiedo che vengano accolti, riconoscendo loro lo status internazionale di rifugiati.

Chiedo che il Governo italiano garantisca accoglienza, asilo e protezione a quei giovani di Russia, Bielorussia e Ucraina che rifiutano di prendere le armi e fuggono dal loro paese, così come il Parlamento italiano deliberò nel 1992 per gli obiettori e i disertori delle Repubbliche ex-Jugoslavia (Legge 390/1992 articolo 2, comma 2 bis).

Lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano ha emanato una circolare di preallarme per il personale militare che si deve considerare “pronto all’impiego”. Considerando che la leva obbligatoria nel nostro Paese è solo sospesa  e che tale sospensione resta a discrezione del potere esecutivo di Governo, dichiaro fin da questo momento la mia obiezione di coscienza.  Non sono disponibile in alcun modo a nessuna “chiamata alle armi”. Con la Costituzione italiana ripudio la guerra e voglio ottemperare al dovere di difesa della Patria con le forme di difesa civile e non militare già riconosciute dal  nostro ordinamento. Chiedo di essere considerato a tutti gli effetti obiettore di coscienza contro tutte le guerre e la loro preparazione, in qualunque modo si voglia chiamare l’uso di armamenti nelle controversie internazionali.

Sollecito il Parlamento all’approvazione di una Legge per l’istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta.

----------

Aggiunto poi:

Chiedo che il mio nome sia inserito in un Albo dove siano elencati tutti gli uomini e tutte le donne che, come me, obiettano alla guerra e alla sua preparazione.

 

(Dichiarazione aperta a tutti. Anche, in particolare,  ai cittadini in età di leva dai 18 ai 45 anni e anche ai ragazzi e ragazze che hanno già svolto il servizio civile sostitutivo, nazionale o universale)

 Per partecipare: stampare in cartaceo, compilare e spedire a Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona
__________________________________________________________
 

CHE CENTO FIORI SBOCCINO: UNA DICHIARAZIONE ANTICIPATA DI OBIEZIONE PROMOSSA DA RESISTENZA RADICALE, SOSTENUTA DA VITA DI SARA CUNIAL

 

(N.B. - L'iniziativa parte da Davide Tutino, di Resistenza Radicale, operante nell'ambito del movimento NO-VAX. Le sue definizioni di obiezione, disobbedienza e boicottaggio sono peculiari, non corrispondono a quanto elaborato e fissato, come caratteristica essenziale, dai più importanti "maestri" teorico-pratici della nonviolenza. Si veda ad esempio la definizione di obiezione ci coscienza sopra riportata di Aldo Capitini. E' notevole, in questa proposta di Tutino, l'appello alla disobbedienza delle Forze Armate in quanto tali, che andrebbe molto bene meditato nelle sue eventuali modalità di proposta e di adesione. Come distinguerlo da un invito formale al colpo di Stato? Bisogna che ci si ponga seriamente il problema perché nella strategia nonviolenta e democratica la forma non è distinguibile dalla sostanza...)

  

Dichiarazione di Obiezione di Coscienza "anticipata" (estratto) - testo completo rinvenibile su: 

https://www.votalavita.it/dichiarazione-anticipata-di-obiezione/

 

PREMESSA

L’Italia è in guerra contro la Russia, attraverso il sostegno al regime ucraino. Tale sostegno si è concretizzato dapprima nella esportazione di armi che colpiscono anche intenzionalmente la popolazione civile, quindi nella stipula di un patto bilaterale di intervento.

L’Italia è in guerra attraverso il sostegno politico e militare a Israele, e si rende corresponsabile del genocidio dei palestinesi a Gaza.

L’Italia è in guerra nel Mar Rosso e nel Mar Cinese Meridionale, ove partecipa alle azioni militari contro lo Yemen e contro la Cina.

La Presidente del Consiglio dell’Italia Giorgia Meloni in data 24 Febbraio 2024 ha sottoscritto un trattato militare con un paese in guerra, l’Ucraina.

Ciò fa seguito ad analoghi trattati stipulati da Francia e Germania, i cui governi mostrano un attivo interesse all’entrata diretta in guerra di tutti i paesi europei e della NATO. (...)

Tutto ciò è in contrasto con l’articolo 11 della nostra Costituzione secondo cui “l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”

Tutto ciò è in contrasto con l’articolo 245 del codice penale italiano, volto a punire chi ordisce trame per portare il paese in guerra:

Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralita’, ovvero alla dichiarazione di guerra, e’ punito con la reclusione da cinque a quindici anni…

Tutto ciò è in contrasto con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2016, che nel preambolo afferma:

“I popoli d’Europa, nel creare una unione sempre più stretta tra loro, sono risoluti a condividere un futuro di pace basato su comuni valori.”

Tutto ciò è in contrasto con la carta fondativa della Organizzazione delle Nazioni Unite, secondo cui

“I fini delle Nazioni Unite sono: 1. Mantenere la pace e la sicurezza internazionale…e pervenire con mezzi pacifici…alla sistemazione o alla soluzione delle controversie internazionali…2. Sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni, fondate sul rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione di popoli….”

Tutto ciò è in contrasto con lo stesso patto fondativo della NATO, nel quale all’art.1

“Le parti si impegnano, come stabilito nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte, in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza assolutamente incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.”

Le azioni di guerra sono state intraprese dall’Italia contro la propria Costituzione, contro il diritto internazionale, contro i propri interessi e contro la propria tradizione culturale, arrivando addirittura ad avallare l’abominio giuridico della “guerra preventiva.”

 

Le azioni di guerra sono state intraprese dall’Italia contro la propria Costituzione, contro il diritto internazionale, contro i trattati internazionali firmati, contro i propri interessi e contro la propria tradizione culturale, arrivando addirittura ad avallare l’abominio giuridico della “guerra preventiva.”

IMPEGNO

Da tutto ciò consegue l’impegno che dichiaro di assumermi, e che invito ciascun altro ad assumersi sotto diversi rispetti, ed in particolare Come Essere (UMANO -NDR) che risponde delle proprie azioni alla propria coscienza.

a obiettare, disobbedire e boicottare ogni azione di guerra (...).

Mi impegno anche a promuovere attivamente (PRESSO IL PUBBLICO - ndr) l'obiezione, la disobbedienza e il boicottaggio nei confronti della guerra.

Assumendo questo impegno
Faccio appello alle forze armate, che hanno la forza e il dovere di disobbedire, per difendere la propria comunità;
Faccio appello ai giovani, che rifiutino di essere portati in guerra;
Faccio appello alle famiglie, che proteggano i propri componenti;
Faccio appello ai maestri e a tutte le guide spirituali, che ricordino il valore della disobbedienza.

 

__________________________________________________________
 

CHE CENTO FIORI SBOCCINO: L'OBIEZIONE DI COSCIENZA DEL M.I.R. PER RESISTERE ALLA GUERRA E STIMOLARE UNA ALTERNATIVA DIFENSIVA NONVIOLENTA

 

(N.B. - L'iniziativa è illustrata da un articolo del suo presidente nazionale Ermete Ferraro, che sotto riportiamo (senza le note). La decisione è di partire non nazionalmente ma con sperimentazioni su alcune aree territoriali. Ai gruppi e sedi locali del M.I.R. Ferraro propone di sollecitare interrogazioni e/o interpellanze nei rispettivi consigli comunali, chiedendo per quali motivi non siano state applicate le norme vigenti in materia d’informazione sui diritti e doveri dei cittadini iscritti nelle liste di leva ed eventualmente arruolati o richiamati a svolgere un servizio obbligatorio, ai sensi dell’art. 52 della Costituzione.  Considerando le diffuse inadempienze, propone di seguire anche la strada giudiziaria, diffidando formalmente Sindaci e Responsabili territoriali degli Uffici di Leva a darne a breve adeguata informazione. Laddove non si raggiungessero per questa via apprezzabili risultati, si potrebbero presentare alla magistratura esposti-denunce contro le persistenti omissioni, che danneggiano una notevole fascia della popolazione, compresa tra 18 e 45 anni, e quindi pari a circa il 28% degli italiani. Ferraro propone, inoltre, di lanciare una campagna informativa dal basso sul significato ed il valore dell’obiezione di coscienza. Per questo sarebbero da utilizzare comunicati stampa, volantinaggi davanti alle scuole ed alle facoltà universitarie e tutti gli altri strumenti disponibili, per raggiungere anche mediaticamente non solo i giovani arruolabili, ma anche persone adulte potenzialmente richiamabili alle armi. Il M.I.R. si impegnerebbe ad approntare quanto prima un modello di dichiarazione formale di obiezione di coscienza che si richiami alla normativa vigente (il Codice dell’Ordinamento Militare, ma anche le precedenti leggi in materia di OdC e di Servizio Civile). La dichiarazione farebbe riferimento in particolare a quanto previsto dal comma 1 dell’art. 2097 dello stesso C.O.M.  L'avvertenza è che, se si vuole andare oltre un atto meramente simbolico ed ‘ufficializzare’ davvero la propria dichiarazione di obiezione di coscienza, essa andrebbe firmata e inviata per raccomandata A/R o P.E.C esclusivamente agli interlocutori effettivi, cioè gli Uffici Leva Militare dei rispettivi Comuni, i Centri Documentali (ex Distretti Militari) competenti per territorio e l’8° reparto della Direzione Generale della previdenza militare e della leva - Previmil).

 

Obiezione di coscienza per resistere alla guerra e stimolare un’alternativa difensiva nonviolenta

di ERMETE FERRARO - presidente del M.I.R.

Un ventennio senza leva

Più o meno 45 anni fa – quando in Italia si era nel pieno dell’esperienza del servizio civile alternativo a quello militare – scrissi in un articolo che sarebbe stato necessario “passare dall’obiezione di coscienza alla coscienza dell’obiezione”. Il senso di quella frase era che bisognava superare la fase meramente oppositiva e la routinizzazione della pratica del servizio civile, aumentando la consapevolezza che c’era un’alternativa nonviolenta da costruire. Ebbene, la situazione in cui ci troviamo è con tutta evidenza assai diversa da quella di allora ed è innegabile che, sebbene siamo sospesi tra una tremenda crisi climatica ed un allarmante crescendo bellico, la consapevolezza della drammaticità di questo momento e delle alternative da perseguire non sembra davvero adeguata.

Non c’è bisogno di ricorrere a profonde analisi sociologiche e psicologiche, infatti, per constatare come quasi tutte le ipotesi opposte alla logica consumistico-predatoria nei confronti dell’ambiente e di controllo militare delle zone d’influenza strategica ed economica siano progressivamente state derubricate a utopie per anime belle su cui ironizzare o, peggio ancora, a subdole minacce alla stabilità del sistema da denunciare e reprimere. Lo svilimento della politica a gestione furbesca e ‘pragmatica’ dell’esistente, del resto, non avrebbe potuto consentire di guardare lontano e più in profondità, ben oltre una realtà data quasi per scontata ed immutabile, ispirata com’è dal pensiero unico e dalle ‘monoculture della mente’.

Venti anni fa, in Italia si decise di archiviare per legge il servizio militare obbligatorio, aprendo la strada alla professionalizzazione delle forze armate e, al tempo stesso, chiudendo la fondamentale esperienza del servizio civile degli obiettori di coscienza e la sperimentazione di un modello alternativo di difesa. Quel “tutti a casa” governativo, in effetti, ha fatalmente provocato un progressivo assopimento delle coscienze rispetto all’intrinseca pericolosità per la pace e la sicurezza mondiale del complesso militar-industriale. Inoltre ha ridotto la possibilità di agire – per usare la terminologia gandhiana – sia sul piano ‘ostruttivo’ (con l’obiezione di coscienza come disobbedienza civile e rifiuto del servizio in armi), sia su quello ‘costruttivo’ (con una diffusa sperimentazione di forme di difesa civile, non armata e nonviolenta, di protezione civile popolare e d’interventi sociali dal basso, ispirati ai principi di equità e solidarietà.

Se è innegabile che nel nostro Paese l’affrancamento dei cittadini, soprattutto quelli più giovani, dalla coscrizione militare ha riconosciuto un’esigenza largamente avvertita, va però precisato che, sul piano legislativo, non è mai stato cancellato l’obbligo costituzionale di adempiere al “sacro dovere” di difendere la patria.  Il servizio militare, quindi, non è stato abolito bensì solo ‘sospeso’, lasciando salva la possibilità del Governo (non del Parlamento…) di ripristinarlo nei seguenti casi: “a) se è deliberato lo stato di guerra ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione; b) se una grave crisi internazionale nella quale l’Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale giustifica un aumento della consistenza numerica delle Forze armate”. Un’evenienza tutt’altro che remota, che potrebbe sconvolgere improvvisamente la placida inerzia degli italiani nei confronti dell’istituzione Forze Armate.

Vent’anni dopo…

I due decenni trascorsi hanno progressivamente fatto svanire non solo la consapevolezza del cittadino medio su come stanno effettivamente le cose in materia di difesa nazionale, ma anche affievolito la coscienza di ciò che ogni cittadino potrebbe fare – qui e ora – per contrastare l’incalzante militarizzazione della società, dell’economia e della cultura (a partire dalla pervasiva infiltrazione nella scuola e nell’università…) e per opporsi allo sdoganamento della stessa follia bellicista.  Ci sono voluti i venti di guerra, che soffiano sempre più forte sullo scenario europeo (mediterraneo e nord-orientale) per svegliare l’opinione pubblica dal sonno della coscienza e dai mostri che ha nel frattempo generato.  Ecco perché sempre più persone s’interrogano su come contrapporre una reale scelta di pace alla barbarie delle guerre, ma senza trovare risposte valide, diverse dagli appelli generici ed un po’ ipocriti di politici incapaci di offrire visioni globali.

Il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione) – la più antica organizzazione italiana per la nonviolenza –s’interroga da molto tempo sul ruolo di un più ampio movimento per la pace che, oltre ad essersi assottigliato quantitativamente anche per un mancato ricambio generazionale, non ha forse saputo affermare a fondo e con decisione l’imprescindibilità della stessa pace dal disarmo e dalla smilitarizzazione. L’attenzione alla tutela del diritto ad obiettare al servizio militare – in assenza della coscrizione obbligatoria in Italia – di recente si era giustamente spostata sulla difesa di obiettori, disertori e resistenti alla guerra in altri contesti (paesi autoritari, dittature militari, stati interessati da conflitti armati), provocando involontariamente una rimozione del problema al nostro livello. Ora però, in un clima arroventato dal conflitto armato russo-ucraino e da quello israelo-palestinese, da più parti sono state avanzate proposte di opposizione attiva alla guerra.

  Infatti, sebbene la nostra Costituzione la ‘ripudi’, “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di soluzione delle controversie internazionali”, non si è affatto ridotto il ruolo del sistema militare e dell’industria che lo alimenta. Al contrario, esso risulta sempre più presente non solo in ambiti connessi alla difesa nazionale, ma anche in contesti molto diversi (ricerca scientifica, telecomunicazioni e tecnologie digitali, tutela dell’ordine pubblico, protezione civile, sanità…), sui quali i militari stanno da anni esercitando la loro ‘mimetica’ influenza, presentandosi come provvidenziali ‘salvatori della Patria’. L’inasprirsi di situazioni esplicitamente belliche – unitamente alla pressione della NATO affinché i paesi membri aumentino le spese militari ed insieme con una diffusa tendenza ad ipotizzare il ritorno alla coscrizione militare obbligatoria – sta finalmente svegliando dal suo torpore la pubblica opinione rispetto alla possibilità di dover fronteggiare di nuovo una chiamata o richiamo alle armi.

Ma le proposte finora avanzate all’interno del movimento pacifista e disarmista, cui si accennava prima, sono state finora piuttosto deboli, frammentarie e caratterizzate da una carica più simbolica che fattiva. Una volta archiviate – benché non abrogate – sia la legge 230/1998 che prevedeva l’istituzione dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, sia la n. 64/2001, finalizzata ad istituire alternative difensive al servizio militare, il vuoto istituzionale in materia era ormai evidente. Si è cercato allora di colmarlo nel primo decennio degli anni 2000 con le campagne pacifiste a sostegno di alcune proposte più complessive cui ha aderito anche il M.I.R. – come quella legislativa d’iniziativa popolare su Un’altra difesa è possibile e quella che sostiene l’istituzione nel nostro Paese di un innovativo Ministero della Pace.

A volte ritornano

Eppure la via legislativa, sebbene importante, non è stata capace di mobilitare il mondo pacifista disarmista e antimilitarista, anche perché entrambi le proposte son rimaste impantanate nei meandri della burocrazia istituzionale. In quest’ultimo periodo, quindi, l’obiettivo si è spostato nuovamente sull’affermazione del diritto ad obiettare al servizio militare, cercando di svegliare le coscienze assopite di troppi connazionali, convinti che si tratti di una questione astratta e non attuale. Proprio dal M.I.R. infatti, era partita una riflessione su come impostare in modo efficace una campagna per rilanciare l’obiezione ad una coscrizione militare tuttora sospesa, ma non abolita. Le accelerazioni impresse dalle campagne lanciate dal Movimento Nonviolento prima e dai Disarmisti Esigenti poi hanno però impedito un confronto più ampio e trasversale, perseguendo una strada più simbolica che effettiva. Avendo ipotizzato una dichiarazione di obiezione di coscienza preventiva impostata più che altro come manifestazione d’impegno personale o come sottoscrizione di una petizione di principio, infatti, non costituiscono un atto formale nei confronti del Ministero della difesa, come viceversa sarebbe auspicabile anche alla luce della stessa normativa vigente in materia.

Se è vero, come suggerisce il titolo del paragrafo, che si profila sempre più concretamente l’ipotesi del ritorno ad un reclutamento generalizzato che sembrava superato, la risposta del variegato arcipelago pacifista dovrebbe essere di conseguenza meno simbolica e più concreta, oltre che auspicabilmente collettiva ed unitaria. Ma quali sono le considerazioni che ho avanzato all’interno del M.I.R. a tal proposito?

(1)  Il Codice dell’Ordinamento Militare (C.O.M). comprende già dal 2010 tutta la normativa concernente il “servizio militare obbligatorio” (sospeso dal 2005), il suo eventuale ripristino in seguito alla dichiarazione dello “stato di guerra” o di “grave crisi internazionale nella quale l’Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale”. Anche in questo caso si prevede che il cittadino maschio arruolato possa dichiarare la ‘preferenza’ per un servizio civile non armato e/o per la vera e propria ‘obiezione di coscienza’, optando per un servizio civile (in enti, comuni e perfino all’estero, in missioni umanitarie non armate).

(2) Modalità e tempistiche per le operazioni riguardanti le operazioni di chiamata alla leva e di successivo arruolamento sono già prescritte dal C.O.M., ma dovrebbero comunque essere notificate ai cittadini mediante i prescritti manifesti comunali, specificando che il ‘servizio obbligatorio’ a cui sono chiamati riguarda coloro che saranno arruolati nelle tre armi della Difesa, ma anche quelli che scelgano di prestare un servizio civile alternativo a quello militare, in particolare se si dichiarano ‘obiettori di coscienza’, per la stessa durata di 10 mesi (prorogabili in caso di emergenza bellica) e con gli stessi diritti e doveri. La mancanza di adeguata e completa pubblicizzazione (con manifesto cartaceo e/o in via telematica) delle fasi del reclutamento e, in particolare, del diritto di obiettare entro 15 giorni dall’arruolamento, costituisce pertanto una grave omissione rispetto al compito demandato ai Sindaci – Ufficiali di governo – ma anche da parte degli Uffici Leva territoriali del Ministro della Difesa (cui spetta stabilire il modello di manifesto, indicando i titoli di dispensa, ritardo, rinvio, e le relative modalità, nonché le altre informazioni di cui all’articolo 1974).

(3) Considerando la grave mancanza di trasparenza amministrativa (manifesti di chiamata alla leva, opuscolo informativo, relazioni annuali al Parlamento), pur trovandoci ancora in condizioni ordinarie, è facilmente ipotizzabile che “in considerazione della eccezionalità e urgenza determinate dallo stato di guerra o di grave crisi internazionale” si procederà, come peraltro previsto, senza applicare gli articoli 7, 8, 10-bis, della stessa legge sulla trasparenza. Conseguentemente, la chiamata alla leva e quella successiva, sarebbero “sottratti all’obbligo di motivazione […] omessa in caso di assoluta indifferibilità e urgenza”, accogliendo le richieste solo se “compatibili con le esigenze di urgenza o segreto”.

Che fare?

L’avvio non condiviso di campagne nazionali sull’obiezione di coscienza da parte di alcuni soggetti della costellazione pacifista ha determinato per il M.I.R. l’oggettiva difficoltà di avviare quanto stava programmando da tempo, per non creare sovrapposizioni e situazioni contrastanti che potrebbero disorientare i nostri stessi interlocutori. D’altronde, considerata la centralità che questo aspetto riveste nella complessiva proposta nonviolenta, ecopacifista ed antimilitarista del nostro Movimento, non ci è sembrato giusto né opportuno desistere né limitarci a confluire acriticamente nelle campagne già avviate. Apprezziamo quanto alcuni amici della Fraternità dell’Arca stanno facendo per ricucire pazientemente il tessuto delle organizzazioni pacifiste su questo tema e ci auguriamo che questo sforzo dia risultati apprezzabili. Abbiamo comunque deciso di partire con specifiche iniziative di rilancio dell’obiezione di coscienza alla guerra e al militarismo, per adesso agendo sperimentalmente in alcune aree territoriali. La natura di queste iniziative è duplice: da un lato puntiamo a denunciare la palese mancanza di adeguata informazione da parte delle istituzioni a ciò preposte, dall’altro vogliamo andare oltre la controinformazione, per sensibilizzare i più giovani all’esigenza – etica e politica – di fare da subito impegnative e fattive scelte personali, dichiarando preventivamente il loro rifiuto del servizio militare e l’opzione per un servizio civile non genericamente ‘volontario’, ma mirante a un modello alternativo di difesa.

  • Nel primo caso, ai gruppi e sedi locali del M.I.R. interessati e motivati in tal senso si propone di sollecitare interrogazioni e/o interpellanze nei rispettivi consigli comunali, chiedendo per quali motivi non siano state applicate le norme vigenti in materia d’informazione sui diritti e doveri dei cittadini iscritti nelle liste di leva ed eventualmente arruolati o richiamati a svolgere un servizio obbligatorio, ai sensi dell’art. 52 della Costituzione.  Considerando le diffuse inadempienze, sarebbe possibile seguire anche la strada giudiziaria, diffidando formalmente Sindaci e Responsabili territoriali degli Uffici di Leva a darne a breve adeguata informazione. Laddove non si raggiungessero per questa via apprezzabili risultati, si potrebbero presentare alla magistratura esposti-denunce contro le persistenti omissioni, che danneggiano una notevole fascia della popolazione, compresa tra 18 e 45 anni, e quindi pari a circa il 28% degli italiani.  Ovviamente – è bene precisarlo – un percorso di questo genere servirebbe soprattutto a stimolare i pubblici funzionari ed a sensibilizzare i media sulla questione, con ovvie ricadute positive sull’opinione pubblica, tuttora largamente ignara e disinformata.
  • Nel secondo caso – naturalmente più specifico per un movimento nonviolento che persegua una metodologia fondata sull’azione dal basso e la resistenza civile – proponiamo di lanciare una campagna informativa dal basso sul significato ed il valore dell’obiezione di coscienza. Per questo possono essere utilizzati comunicati stampa, volantinaggi davanti alle scuole ed alle facoltà universitarie e tutti gli altri strumenti disponibili, per raggiungere anche mediaticamente non solo i giovani arruolabili, ma anche persone adulte potenzialmente richiamabili alle armi, ricorrendo ad esempio ai canali ‘social’, su cui pubblicare messaggi ma anche brevi video.
  • Tali azioni di denuncia e di propaganda dell’obiezione di coscienza, come strumento concreto per opporsi in prima persona alla guerra e al militarismo e perseguire una difesa civile e nonviolenta, prevedono ovviamente che chi le promuove sia anche in grado di offrire risposte reali alle persone che rispondano effettivamente a tale appello. Ciò significa che va approntato quanto prima un modello di dichiarazione formale di obiezione di coscienza che si richiami alla normativa vigente (il citato Codice dell’Ordinamento Militare, ma anche le precedenti leggi in materia di OdC e di Servizio Civile), facendo riferimento in particolare a quanto previsto dal comma 1 dell’art. 2097 dello stesso C.O.M. Vanno comunque esposte con chiarezza le motivazioni personali del rifiuto di prestare il servizio militare e,  soprattutto, è opportuno esplicitare la volontà di contribuire ad organizzare in forma strutturata e duratura una Difesa civile, non armata e nonviolenta, formandosi ad essa in alternativa al servizio militare.
  • Allo stato, esistono già due facsimili di dichiarazioni, ma è del tutto evidente che si tratta di documenti che hanno un valore più politico-militante che di dichiarazione formale. Nel primo caso, inoltre, vengono individuati come destinatari delle dichiarazioni via P.E.C. il Presidente della Repubblica, quello del Consiglio, il Ministro della Difesa ed il Capo di S.M. dell’Esercito Italiano. Nel secondo, si tratta invece di una ura e semplice ‘petizione’ senza alcun valore ufficiale, da inoltrare eventualmente via P.E.C. anche al Quirinale, al Capo del Governo ed al Ministro della Difesa. Ebbene, se si vuole andare oltre un atto meramente simbolico ed ‘ufficializzare’ davvero la propria dichiarazione di obiezione di coscienza, essa andrebbe firmata e inviata per raccomandata A/R o P.E.C esclusivamente agli interlocutori effettivi, cioè gli Uffici Leva Militare dei rispettivi Comuni, i Centri Documentali (ex Distretti Militari) competenti per territorio e l’8° reparto della Direzione Generale della previdenza militare e della leva (Previmil).
  • Va ulteriormente precisato che una dichiarazione ‘preventiva’ di obiezione al servizio militare costituisce comunque un’anomalia dal punto di vista strettamente formale. In teoria, infatti, si dovrebbe attendere l’eventuale ripristino del servizio di leva obbligatorio, la chiamata alla visita di leva, formulando la domanda di OdC entro 15 giorni dall’effettivo arruolamento. Tenuto conto, però, che in uno stato di emergenza tempi e modi della procedura sarebbero inevitabilmente accorciati e semplificati, a danno della trasparenza amministrativa (come previsto dal già citato c. 4 dell’art. 1948 del C.O.M.), pur riconoscendo che si tratta sicuramente di un atto squisitamente politico, va sottolineato che ad una dichiarazione preventiva di OdC, sebbene burocraticamente irrituale, sarebbe difficile non riconoscere un effettivo valore, come esplicita manifestazione di volontà rispetto ad una possibilità già prevista da un Codice vigente e da leggi mai abrogate.

In conclusione

Alcune prime esperienze in tal senso sono state finora intraprese, all’interno del M.I.R. Italia, dalla sede di Moncalieri (TO) dovegrazie al suo stimolo, nel Consiglio Comunale da un gruppo consigliare è stata presentata una interrogazione scritta in merito ai motivi della mancata informazione dei cittadini sugli adempimenti relativi al servizio di leva.

Un’altra azione è stata portata avanti dalla sede di Napoli, in occasione della Giornata dell’OdC, con un comunicato stampa pubblicizzato anche dai media, che preannunciava successivi interventi di controinformazione e pubblicizzazione dell’OdC. Essi sono stati realizzati, finora, con volantinaggi davanti a quattro istituti scolastici superiori, che hanno consentito di raggiungere diverse centinaia di giovani del biennio col nostro messaggio e con informazioni dirette. In collaborazione con il Comitato Pace e Disarmo Campania (cui il M.I.R. Napoli aderisce da molto tempo), si prevede poi di proseguire con altri volantinaggi, di formulare e presentare una formale diffida legale al Sindaco di Napoli affinché adempia agli obblighi d’informazione in materia di Leva e di svolgere quanto prima una significativa manifestazione pubblica sull’obiezione come strumento di opposizione concreta e fattiva alla guerra ed al militarismo.

__________________________________________________________
 

CHE CENTO FIORI SBOCCINO: IMPORTANTI SVILUPPI DELLA INIZIATIVA DEL M.I.R. CHE DIFFIDA IL MINISTERO DELLA DIFESA E RICEVE UNA RISPOSTA IN DATA 22 LUGLIO 2024

La risposta a una comunicazione di diffida formale del MIR dell'8 luglio 2024 è una nota a firma del PREVMIL (Andrea Fannini, vicedirettore generale) e sostiene che tutto quanto contestato dalla organizzazione nonviolenta per il tramite del presidente nazionale Ermete Ferraro (e responsabile della sezione di Napoli) non sarebbe applicabile allo stato attuale, ma soltanto nel caso di un ripristino d'urgenza del servizio di leva, a causa di crisi internazionali coinvolgenti l'Italia.

La diffida del MIR di Napoli dell'8 luglio al Ministero della Difesa riguardava le attività informative dovute ai giovani interessati riguardanti i loro diritti e i loro doveri nell'eventualità di un ripristino del servizio militare obbligatorio

Ferraro osserva a tale risposta ministeriale, giudicata burocratica e insoddisfacente: "Così i giovani potranno essere informati sui loro diritti solo quando sarà troppo tardi, sotto procedure abbreviate proprio per l'emergenza..."

Il MIR di Napoli sta presentando alla Magistratura un esposto-denuncia sulla situazione.

Per info e contatti: CONTATTI  Ermete Ferraro, MIR – 349 3414190 – ermeteferraro(at)gmail.com – mirnapoli(at)virgilio.it

Il PREVMIL informa, in questa sua nota del 22 luglio 2024, che dopo la sospensione del servizio militare obbligatorio sono state sospese anche le attività dei consigli di leva e quelle degli uffici di leva. Ai sensi del COM (Codice dell'Ordinamento Militare) il ripristino della leva abbisogna di un decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. 

Secondo questa interpretazione del PREVMIL, gli unici adempimenti formali oggi esistenti in materia, in vista dell'eventuale ripristino della leva, sono la formazione delle liste di leva da parte dei Sindaci, che li devono trasmettere all'ufficio preposto del MinDifesa (appunto il citato PREVMIL - ndr).

Nulla pertanto viene fatto, né può venire fatto, in relazione alla chiamata alla leva, per il quale mancherebbe il presupposto giuridico fondamentale.

Per contatti con il PREVMIL: viale dell'Esercito 186 - 00143 Roma - tel. 06/ 469137003 - email prevmil(at)postacert.difesa.it

Quello che, per noi Disarmisti esigenti, emerge a prima vista, e su cui occorerranno opportuni approfondimenti, ed opportuni interventi giuridici, è la separazione operata nella pratica dalla burocrazia ministeriale tra liste di leva, non più compilate tenendo conto della categoria degli obiettori, e liste degli obiettori in servizio civile. E' come se fosse dato per scontato che la difesa della patria sia appannaggio esclusivo del personale organizzato dall'esercito professionale. Il servizio civile sarebbe altra cosa, non c'entrerebbe con questo compito. Ma questa implicita nella pratica amministrativa non è una interpretazione - anche inconscia - ammessa dalla Corte costituzionale e dalla legge. Se l'Amministrazione è fuori binario rispetto alla legge, diventa necessario agire per riportarla in riga. Questo ovviamente se si ritiene che vi siano spazi positivi di conquista nonviolenta nella legge, per quanto stravolta nella sua applicazione. Altra cosa è se si sta pensando, con motivazioni che vanno spiegate, a un più uno, a non attuare bene la normativa che c'è, ma a proporre per legge di iniziativa popolare una futuribile "altra difesa possibile" peraltro concretizzata burocraticamente da un dipartimento speciale...

________________________________________________________

SEZIONE NOTIZIE STAMPA (da aggiornare)

________________________________________________________

 

Firma questa petizione

Firmando, accetto che Alfonso Navarra possa vedere tutte le informazioni che fornisco in questo modulo.

Non mostreremo il vostro indirizzo email online pubblicamente.

Non mostreremo il vostro indirizzo email online pubblicamente.

Acconsento al trattamento dei dati da me forniti in questo modulo per le seguenti finalità:




Annunci pubblicitari a pagamento

Petizioni.com promuoverà questa petizione presso 3000 persone.

Per saperne di più...