obiezione alla guerra e al servizio militare impegno per la difesa nonviolenta

TESTO DELLA DICHIARAZIONE DI IMPEGNO CHE SOTTOSCRIVIAMO, APPOGGIAMO, DIFFONDIAMO

PER L'OBIEZIONE ALLA GUERRA

PER L'OBIEZIONE (ANCHE PREVENTIVA) AL SERVIZIO MILITARE CHE LA PREPARA

PER ATTUARE E COSTRUIRE LA DIFESA NONVIOLENTA  

PER IMPLEMENTARE L'ALBO PUBBLICO DEGLI OBIETTORI

 

"Signor Presidente Mattarella, le scrivo la presente per dichiararmi obiettore di tutte le guerre e della preparazione delle guerre mediante il servizio militare. L'ingabbiamento delle nostre forze armate nelle attuali strategie NATO non consente di attuare il "ripudio della guerra" stabilito nell'articolo 11 della nostra Costituzione. Tanto più che condivido pienamente l'opinione dell'antimilitarismo nonviolento, ribadita autorevolmente anche da Papa Francesco: "Oggi non esistono guerre giuste". L'aria che tira è quella di un ripristino di forme di mini-naja. In relazione a questa eventualità comunico da subito che, qualora dovessi ricevere la chiamata a presentarmi presso un ufficio militare preposto all'arruolamento, la mia risposta sarà un bel "Signornò!" antimilitarista. Non mi presenterò alla visita militare che dovrà verificare la mia idoneità. Mi avvarrò del diritto universale umano di chiedere, per obbedienza alla coscienza, di adempiere agli obblighi di leva prestando, in sostituzione del servizio militare, un servizio civile orientato alla difesa nonviolenta; e quindi rispondente come il servizio armato al dovere costituzionale di difesa della Patria. Ritengo doveroso da parte dello Stato organizzare, applicando normative già in vigore conquistate dalla lotta nonviolenta, la mia formazione ed il mio inquadramento dentro un Corpo civile di pace, possibilmente europeo, per attuare l'impegno istituzionale dell'ONU alla sicurezza comune dell'Umanità. Solidarizzo, attivando i mezzi concreti di cui dispongo, con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori, russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi, e con chiunque, giovane o meno giovane, rifiuti di partecipare alle guerre che si stanno combattendo in questo momento. Tenendo presente che presso l'Ufficio Nazionale Servizio Civile esiste per legge un elenco degli obiettori italiani alla Guerra per motivi di coscienza, chiedo che Ella rammenti al Ministro Crosetto che deve aggiornare tale elenco con il mio nome e che deve rendere consultabile tale elenco generale, essendo l'obiezione alla guerra un atto pubblico".

 

Dopo aver sottoscritto il testo su cui sopra compilando il form che si trova su questa pagina web di petizioni.com: scrivere a (aggiungendo eventualmente considerazioni e motivazioni personali): protocollo.centrale@pec.quirinale.it – presidente(at)pec.governo.it – segreteria.ministro(at)difesa.it – sgd(at)postacert.difesa.it

 

Promotori:

Disarmisti Esigenti (progetto della Lega per il disarmo unilaterale)

Alfonso Navarra WhatsApp 340-0736871 email coordinamentodisarmisti(at)gmail.com

Lega per il disarmo unilaterale

Ennio Cabiddu 

Lega obiettori di coscienza

Massimo Aliprandini

RETE IPRI CCP 

Maria Carla Biavati

Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica ODV
Cosimo Forleo 

Reti di Pace
Emanuela Baliva

RADIO NUOVA RESISTENZA
Marco Zinno 

ODISSEA 
Angelo Gaccione

WILPF ITALIA  
Patrizia Sterpetti

FIRME INDIVIDUALI

Tonino Drago - Moni Ovadia - Enrico Peyretti - Luigi Mosca - Daniele Barbi - Filippo Bianchetti -Giuseppe Bruzzone - Beppe Corioni - Sandra Cangemi - Alessandro Capuzzo - Tiziano Cardosi - Giuseppe Curcio - Francesco Lo Cascio - Antonella Nappi - Elio Pagani - Marco Palombo - Claudio Pozzi -  Francesco Zanotelli

Al link qui di seguito argomentiamo - con due articoli - l'iniziativa della dichiarazione di impegno pubblico per l'obiezione alla guerra e per la difesa nonviolenta

 

https://disarmistiobiettori.webnode.it/obiezione-alle-guerre-e-alla-mininaja/

 

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Perché e come lanciamo questa nuova Campagna di obiezione alla guerra e al servizio militare che la prepara
 

L'iniziativa "OBIEZIONE ALLA GUERRA", al di là del rischio più o meno incombente che l'Italia segua presto la Germania nel mettere su una specie di mini-naja alla svedese, è in ogni caso collegata: 1) all'autodefinirsi antimilitarista rispetto ad un servizio militare obbligatorio che può essere sempre ripristinato; 2) alla scelta di lavorare per l'organizzazione strutturata e permanente della difesa nonviolenta; 3) a sostenere il diritto umano all'obiezione di coscienza nel mondo, ed in particolare la Campagna "Object War" che organizza gli obiettori ucraini, russi e bielorussi; 3) alla pubblicazione dell'ALBO DEGLI OBIETTORI come prescritto dalla legge italiana che ha istituito l'Ufficio nazionale per il servizio civile.

L'incontro online di mercoledì 3 aprile 2024 - (4 aprile - 75esimo anniversario della N.A.T.O.) ore 18:00 - 20:00 - ne ha delineato impostazione e contenuti.

Si chiede in particolare l'adesione all'appello, sopra riportato, da pubblicizzare, "Signor presidente, le scrivo la presente", etc.

L'attacco è evidentemente ricavato dalla canzone: "Il disertore", di Boris Vian.

link: https://us06web.zoom.us/j/87250293962?pwd=wRIflrlrBA6X7GWsmvoUgbFjmENxOb.1

(DOPO IL TESTO DELL'APPELLO TROVATE ARTICOLI DI DOCUMENTAZIONE E INTERVENTI DI RIFLESSIONE)

 

La Campagna, con un occhio focalizzato anche sull'obiezione preventiva alla mini-naja - con ogni probabilità - in arrivo (per decisione governativa che si sta coltivando, nonostante le ambigue e fuorvianti smentite di Crosetto), è però sostanzialmente di carattere più generale e profondo.

E' obiezione alle guerre e al servizio militare che prepara e combatte le guerre, ed ha un bisogno vitale di coinvolgere attivamente gli studenti, la parte più aggregata del mondo giovanile, nella riflessione che precede la scelta: "Se la Patria - attraverso il governo in carica - mi chiamerà per verificare, con visite e test appositi, la mia reclutabilità nell'esercito cosa risponderò?"
È difficile, con l'aria che tira - ribadiamo - avere incertezze sulla tempestività dell'iniziativa. Il vento della militarizzazione, della corsa al riarmo, della intensificazione delle guerre e dello scoppio di nuove guerre si sta levando fortissimo e non c'è dubbio che nel prossimo periodo avremo da fronteggiare una vera e propria bufera. Fa parte di questo vento la decisione del governo tedesco, con il ministro Pistorius, di voler prendere a modello la mini-naja svedese, ed è quindi quasi certo che il governo italiano, prima o poi, seguirà a ruota.

Quando Crosetto smentisce con le sue parole si riferisce alla leva militare obbligatoria generale ("proprio non se ne parla!") non alla mini-naja che è cosa diversa. E' da tenere sempre presente che è tipico della retorica imbrogliona del potere negare un contesto più generale mentre si sta predisponendo un aspetto specifico che va a concretizzarlo... Per ergere un primo riparo alla retorica del "nemico alle porte cui bisogna sbarrare la strada" è utile tutto il lavoro di esame critico che porta a ridimensionare la presunta minaccia, ma anche la diffusione di conoscenze sulle possibilità di eventuale difesa che la disobbedienza popolare organizzata può offrire.

Per realizzare l'unità pacifista delle forze, cioè la cooperazione e la collaborazione sul concreto, il cuore della campagna che proponiamo è la dichiarazione di impegno a Mattarella delle giovani e dei giovani: "Sono un obiettore alle guerre! Non mi arruolo nell'esercito! Sono pronto a servire la Patria con la difesa alternativa, sperimentando i corpi civili di pace!"
Tutte le nostre argomentazioni che portano alla dichiarazione non escludono affatto cento altri possibili approcci alla scelta di voler essere inseriti nell'albo degli obiettori, da manifestare con impegno pubblico. 

Per l'adesione alla nostra iniziativa, che è radicata in una esperienza pluridecennale, ogni soggetto collettivo interpellato si concentri sulla dichiarazione che sopra abbiamo riportato.

Per i contributi alle motivazioni e per la modalità migliore per fare conoscere la Difesa Popolare Nonviolenta (anche nelle scuole: senza che, però, questo appaia un reclutamento all'"esercito alternativo") invece rifacciamoci al vecchio motto: "Che cento scuole rivaleggino". Nostro sforzo sarà di mettere in rapporto e collegare tutti i "cento fiori dell'obiezione".

Troviamo infine due articoli sulla pagina: https://disarmistiobiettori.webnode.it/obiezione-alle-guerre-e-alla-mininaja/

Articolo numero 1 
"Per una campagna di impegno pubblico: obiezione al servizio militare e alle guerre per costruire una difesa alternativa"
Alfonso Navarra – coordinatore dei Disarmisti esigenti - del Coordinamento politico Campagna OSM-DPN (Lega obiettori di coscienza, sede in via Pichi,1 - Milano)
(dopo aver consultato Tonino Drago, già presidente del Comitato DCNANV)
Milano – 25 marzo 2024 (ultima proposta, versione 3)

Articolo numero 2

Come secondo testo, un articolo di Alfonso Navarra che può completare molte nozioni utilizzate è l'anticipazione allegata che uscirà su QUADERNI DELLA DECRESCITA il primo maggio 2024.
Titolo: "La nonviolenza è la forza delle relazioni autentiche".
Il link alla rivista online diretta da Paolo Cacciari e Marco Deriu : https://quadernidelladecrescita.it/

 

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LA DEFINIZIONE DI OBIEZIONE DI COSCIENZA SECONDO ALDO CAPITINI, FONDATORE DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Aldo Capitini, il filosofo italiano della nonviolenza, definisce l’obiezione di coscienza come "l’opposizione a partecipare alla preparazione e all’attuazione della guerra, vista particolarmente come uccisione di esseri umani". Questa definizione mette in luce la sua visione dell’obiezione di coscienza non solo come un atto legale o politico, ma come un’espressione profonda di valori personali e morali che si oppongono alla violenza e alla guerra. 

Questa definizione di Capitini la troviamo, ad esempio, nel saggio "Le tecniche della nonviolenza", pubblicato dall'editore Feltrinelli. 

Secondo Capitini, l'odc non è necessariamente inerente al servizio militare. Per odc si intende il rifiuto ad obbedire a un comando dell'autorità in forza ad un imperativo della coscienza che può scaturire da una fede religiosa, da una concezione filosofica, da convinzioni politiche, da ragioni morali. 

 Vi leggiamo: "L'obbiezione di coscienza verso il servizio militare nella storia non solo di secoli, ma di millenni, si fonda su due tipi di ragioni. Il primo tipo è di non riconoscere a nessuno e nemmeno allo Stato il diritto di costringere un uomo ad agire contro la propria coscienza. Il secondo tipo è di porre come superiore al potere dello Stato il rapporto amorevole con tutti gli esseri umani (...). (Se noi esaminiamo i motivi che la giustificano nelle stesse dichiarazioni degli obbiettori , vediamo che in essa non c'è nulla di individualistico - ndr). Certo è che l'obbiettore di coscienza deve e viole mostrare che non è un vile, che il suo motivo è umanitario e non utilitario; che se egli deve mettere in pericolo la propria vita, vuol farlo per un ideale che egli realmente professa. (...) C'è da osservare, infine, che l'orientamento all'obbiezione di coscienza non si arresta alla legge che la riconosce. (...) Nello sviluppo della guerra e nell'accrescersi immenso della sua capacità distruttiva, l'obbiezione di coscienza ha accresciuto il suo carattere collettivo di avvertimento a tutti, di avanscoperta di un pericolo comune, e non ci sono leggi o istituzioni che possono farla contenta se non quelle che per sempre sostituiscano efficacemente il modo bellico di regolare i conflitti che, con le forze atomiche, va ben oltre la soluzione dei conflitti stessi, e diventa disastro generale".

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LA LEGA OBIETTORI DI COSCIENZA ADERISCE AL 25 APRILE, INDETTO DA "IL MANIFESTO", INVITANDO ALLE OBIEZIONI CONTRO LA GUERRA SCENDE IN PIAZZA CON LO STRISCIONE: OBIETTIAMO ALLE SPESE MILITARI

 

Richiamando l'obiettivo della difesa popolare nonviolenta, il comunicato di adesione della LOC ribadisce che per resistere alla deriva bellica in corso occorre dire dei NO, ma anche sapere indicare dei SI concreti, chiarendo che sicurezza non è accanita difesa dei confini, ma sono i diritti di libertà e sociali garantiti dalla forza organizzata dell'unione popolare, che strategicamente si propone di fare contare l'opposizione maggioritaria alla guerra.

Con la prospettiva dello scioglimento della NATO e di tutte le alleanze militari che contraddicono spirito e lettera della carta dell'ONU, vi sono  i SI: al ricorso al dialogo e ai negoziati per risolvere le controversie internazionali, alla concessione dell'asilo politico agli obiettori e ai disertori di tutti i Paesi in guerra. SI alla promozione della cultura della pace e della nonviolenza, si alle lotte sociali per la dignità del lavoro e della qualità della vita. 

Quindi vi sono i NO: alle guerre, oggi sempre ingiuste, all'invio di armi all'Ucraina, ad Israele, a quanti altri, alla partecipazione armata ai conflitti, al ripristino anche parziale della leva militare, alle missioni militari all'estero. NO anche all'economia di guerra, ai tagli alle spese sociali per finanziare l'industria delle armi, all'aumento delle spese militari (per combattere "guerre ad alta intensità"!), alla ricerca bellica nelle nostre università. NO alla propaganda militare nelle scuole, no alla retorica della paura (che inventa o amplifica le "minacce"), alle politiche securitarie che mascherano la repressione dei movimenti sociali.

Questo che segue è il testo del comunicato diramato alla stampa:

25 APRILE RESISTIAMO ALLA GUERRA

all’organizzazione per la non  partenza di  figlie/i, nipoti,  padri e madri      per la guerra alle trattative di pace.  La Pace ha un prezzo. Per non avere uccisioni (milioni di morti nei prossimi anni) e distruzioni di intere città e paesi dobbiamo organizzare uno scambio e un accordo sui territori e sui confini fra stati. al rispetto del ripudio delle guerra (art.11) e ritiro delle truppe italiane dai paesi confinanti della guerra. allo scioglimento della Nato (organizzazione di esercitazioni aggressive e promotore di guerra nel mondo). alla promozione della cultura della pace nelle scuole alla difesa dei diritti umani in alternativa al militare. Creazione di  strutture  istituzionali. per la difesa popolare nonviolenta.   alla riduzione delle spese militari per la dignità  del lavoro e del reddito   SÌ al diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare SI alla protezione di disertori e renitenti SI  al mantenimento dello stato di diritto e non al codice militare o stato di guerra  

NO alla guerra in Europa, all’invio di armi in zone di conflitto; no alla partecipazione italiana al conflitto, no al ripristino della leva militare, no alle missioni militari all’estero NO all’economia di guerra, alla riduzione della spesa sociale per finanziare l’industria delle armi, no al riarmo e alla ricerca bellica nelle nostre scuole e università NO alla propaganda militare nelle scuole, no alle politiche securitarie . Fuori l’italia dalla guerra OBIETTIAMO E DISERTIAMO  

Lega Obiettori di Coscienza – v. M. Pichi 1 – 20149 Milano   

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CHE CENTO FIORI SBOCCINO: UNA CAMPAGNA PARALLELA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO 

 

(N.B. - vi è il collegamento con "Object war" per gli obiettori ucraini e russi ed in una versione più recente del testo è stata inserita la richiesta dell'albo. Il punto politico è che, nell'impostazione del movimento nonviolento, la legge per la difesa nonviolenta deve essere ancora fatta e si glissa sul fatto che essa è stata già istituita in forma sperimentale. Mentre per Disarmisti esigenti & partners si tratta di partire per applicare bene quello che c'è, e che è stato poi stravolto o non implementato, per il MN si tratta di istituire ex novo con una legge ad hoc la difesa civile non armata e nonviolenta. A questo proposito è stata lanciata la Campagna "Un altra difesa e possibile")

 

I fondi raccolti dalla Campagna coordinata dal Movimento Nonvuiolento vengono utilizzati per finanziare i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia e Ucraina nelle loro attività, per garantire la difesa legale agli obiettori e disertori dei tre paesi, per organizzare le missioni di pace e solidarietà con le vittime della guerra, per ospitare in Italia esponenti nonviolenti coinvolti nel conflitto, per il lavoro di testimonianza e informazione.

In continuità con la  Campagna italiana, il Movimento Nonviolento partecipa anche alla #ObjectWarCampaign promossa dalle reti internazionali IFOR, WRI, EBCO-BEOC, Connection e.V.,  che chiede, alle massime istituzioni dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, protezione per coloro che nei paesi coinvolti si rifiutano di prendere parte al conflitto in armi.

 

Dichiarazione di Obiezione di Coscienza

Al Presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate

Al Presidente del Consiglio e al Ministro della Difesa

Al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano

 

Per fermare la guerra bisogna non farla. Per cessare il fuoco bisogna non sparare.

Sono concretamente solidale con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori russi, bielorussi e ucraini; chiedo che vengano accolti, riconoscendo loro lo status internazionale di rifugiati.

Chiedo che il Governo italiano garantisca accoglienza, asilo e protezione a quei giovani di Russia, Bielorussia e Ucraina che rifiutano di prendere le armi e fuggono dal loro paese, così come il Parlamento italiano deliberò nel 1992 per gli obiettori e i disertori delle Repubbliche ex-Jugoslavia (Legge 390/1992 articolo 2, comma 2 bis).

Lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano ha emanato una circolare di preallarme per il personale militare che si deve considerare “pronto all’impiego”. Considerando che la leva obbligatoria nel nostro Paese è solo sospesa  e che tale sospensione resta a discrezione del potere esecutivo di Governo, dichiaro fin da questo momento la mia obiezione di coscienza.  Non sono disponibile in alcun modo a nessuna “chiamata alle armi”. Con la Costituzione italiana ripudio la guerra e voglio ottemperare al dovere di difesa della Patria con le forme di difesa civile e non militare già riconosciute dal  nostro ordinamento. Chiedo di essere considerato a tutti gli effetti obiettore di coscienza contro tutte le guerre e la loro preparazione, in qualunque modo si voglia chiamare l’uso di armamenti nelle controversie internazionali.

Sollecito il Parlamento all’approvazione di una Legge per l’istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta.

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Aggiunto poi:

Chiedo che il mio nome sia inserito in un Albo dove siano elencati tutti gli uomini e tutte le donne che, come me, obiettano alla guerra e alla sua preparazione.

 

(Dichiarazione aperta a tutti. Anche, in particolare,  ai cittadini in età di leva dai 18 ai 45 anni e anche ai ragazzi e ragazze che hanno già svolto il servizio civile sostitutivo, nazionale o universale)

 Per partecipare: stampare in cartaceo, compilare e spedire a Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona
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CHE CENTO FIORI SBOCCINO: UNA DICHIARAZIONE ANTICIPATA DI OBIEZIONE SOSTENUTA DA VITA DI SARA CUNIAL

 

(N.B. - L'iniziativa parte da Davide Tutino, di Resistenza Radicale, operante nell'ambito del movimento NO-VAX. Le sue definizioni di obiezione, disobbedienza e boicottaggio non corrispondono a quanto elaborato e fissato, come caratteristica essenziale, dai più importanti "maestri" teorico-pratici della nonviolenza. Si veda ad esempio la definizione di obiezione ci coscienza sopra riportata di Aldo Capitini. E' notevole, in questa proposta di Tutino, l'appello alla disobbedienza delle Forze Armate in quanto tali, che andrebbe molto bene meditato nelle sue eventuali modalità di adesione. Come distinguerlo da un invito al colpo di Stato? Bisogna che ci si ponga seriamente il problema perché nella strategia nonviolenta e democratica la forma non è distinguibile dalla sostanza...)

  

Dichiarazione di Obiezione di Coscienza "anticipata" (estratto) - testo completo rinvenibile su: 

https://www.votalavita.it/dichiarazione-anticipata-di-obiezione/

 

PREMESSA

L’Italia è in guerra contro la Russia, attraverso il sostegno al regime ucraino. Tale sostegno si è concretizzato dapprima nella esportazione di armi che colpiscono anche intenzionalmente la popolazione civile, quindi nella stipula di un patto bilaterale di intervento.

L’Italia è in guerra attraverso il sostegno politico e militare a Israele, e si rende corresponsabile del genocidio dei palestinesi a Gaza.

L’Italia è in guerra nel Mar Rosso e nel Mar Cinese Meridionale, ove partecipa alle azioni militari contro lo Yemen e contro la Cina.

La Presidente del Consiglio dell’Italia Giorgia Meloni in data 24 Febbraio 2024 ha sottoscritto un trattato militare con un paese in guerra, l’Ucraina.

Ciò fa seguito ad analoghi trattati stipulati da Francia e Germania, i cui governi mostrano un attivo interesse all’entrata diretta in guerra di tutti i paesi europei e della NATO. (...)

Tutto ciò è in contrasto con l’articolo 11 della nostra Costituzione secondo cui “l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”

Tutto ciò è in contrasto con l’articolo 245 del codice penale italiano, volto a punire chi ordisce trame per portare il paese in guerra:

Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralita’, ovvero alla dichiarazione di guerra, e’ punito con la reclusione da cinque a quindici anni…

Tutto ciò è in contrasto con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2016, che nel preambolo afferma:

“I popoli d’Europa, nel creare una unione sempre più stretta tra loro, sono risoluti a condividere un futuro di pace basato su comuni valori.”

Tutto ciò è in contrasto con la carta fondativa della Organizzazione delle Nazioni Unite, secondo cui

“I fini delle Nazioni Unite sono: 1. Mantenere la pace e la sicurezza internazionale…e pervenire con mezzi pacifici…alla sistemazione o alla soluzione delle controversie internazionali…2. Sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni, fondate sul rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione di popoli….”

Tutto ciò è in contrasto con lo stesso patto fondativo della NATO, nel quale all’art.1

“Le parti si impegnano, come stabilito nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte, in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza assolutamente incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.”

Le azioni di guerra sono state intraprese dall’Italia contro la propria Costituzione, contro il diritto internazionale, contro i propri interessi e contro la propria tradizione culturale, arrivando addirittura ad avallare l’abominio giuridico della “guerra preventiva.”

 

Le azioni di guerra sono state intraprese dall’Italia contro la propria Costituzione, contro il diritto internazionale, contro i trattati internazionali firmati, contro i propri interessi e contro la propria tradizione culturale, arrivando addirittura ad avallare l’abominio giuridico della “guerra preventiva.”

IMPEGNO

Da tutto ciò consegue l’impegno che dichiaro di assumermi, e che invito ciascun altro ad assumersi sotto diversi rispetti, ed in particolare Come Essere (UMANO -NDR) che risponde delle proprie azioni alla propria coscienza.

a obiettare, disobbedire e boicottare ogni azione di guerra (...).

Mi impegno anche a promuovere attivamente (PRESSO IL PUBBLICO - ndr) l'obiezione, la disobbedienza e il boicottaggio nei confronti della guerra.

Assumendo questo impegno
Faccio appello alle forze armate, che hanno la forza e il dovere di disobbedire, per difendere la propria comunità;
Faccio appello ai giovani, che rifiutino di essere portati in guerra;
Faccio appello alle famiglie, che proteggano i propri componenti;
Faccio appello ai maestri e a tutte le guide spirituali, che ricordino il valore della disobbedienza.

 

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Da Il Fatto Quotidiano del 31 marzo 2024. Grande titolo in prima pagina: "LA LEGIONE STRANIERA PER ARRUOLARE MIGRANTI".

Occhiello: SEMPRE PIU' GUERRA. L'ESERCITO CERCA VOLONTARI PER LA PATRIA

Sottotitolo: GLI STATI MAGGIORI ATTENDONO L'ASSENSO DI CROSETTO. L'IDEA E' INGAGGIARE GIOVANI VENUTI DA FUORI IN CAMBIO DELL'ANTICIPO DELLA CITTADINANZA 

L'articolo è a pagina 2 ed è a firma di Alessandro Mantovani e Francesco Ricolfi. Titolo: "POCHI UOMINI PER LA PATRIA: ARRIVA LA LEGIONE STRANIERA"

 Qui di seguito un estratto dell'articolo citato

"L'idea (cui si lavora negli uffici degli Stati maggiori della Difesa - ndr) risponde alla stessa logica della riserva addestrata proposta da Crosetto (...). Non è questione di numeri, con la legge 110/2022 approvata dopo l'attacco russo all'Ucraina è stato bloccato il processo di riduzione degli organici previsto dalla legge Di Paola (244/2012): gli Stati maggiori ne vorrebbero di più ma i 160mila effettivi attuali tra Esercito, Aeronautica e Marina sono garantiti. Vogliono però militari più giovani anziché in servizio permanente dopo i 40 anni. Detto un po' brutalmente, non sanno che farsene di 20mila sottufficiali, spesso in là con gli anni, solo nell'Esercito.
Naturalmente l'evocazione della Legione Straniera (come ce l'hanno in Francia - ndr) fa discutere (...). Negli Stati Uniti, alle prese con la peggiore crisi di reclutamento degli ultimi 25 anni, il governo ha raddoppiato gli sforzi per prendere personale dalle comunità di immigrati. Il punto è proprio quello: il reclutamento delle forze armate si fa sempre più difficile, sempre meno giovani vogliono rischiare la vita per la patria. (In Germania Pistorius esclude il ripristino della leva obbligatoria ma parla del possibile ricorso agli stranieri - ndr). E' la stessa posizione di Crosetto, mentre nei Paesi scandinavi la coscrizione obbligatoria non è mai stata abolita o è stata ripristinata (Svezia) o estesa alle donne (Danimarca), anche in conseguenza della reale o presunta minaccia russa.
Problemi di reclutamento ci sono anche da noi. L'ultimo rapporto Esercito (2023) dà conto di "un rinnovato appeal verso la carriera militare con quasi 69mila domande presentate a fronte di 10mila posti messi a concorso"; periodici sondaggi assicurano che un giovane su tre, o addirittura due su cinque, guardano con attenzione alle forze armate. Però poi gli arruolamenti sono sempre un po' al di qua dei posti disponibili: secondo il rapporto Esercito, nel primo blocco dell'anno scorso sono entrati 2.138 volontari sui 2.200 previsti (sono 6.500 l'anno), in altri casi è andata peggio. Molti non si presentano, altri vengono scartati ai test, altri ancora preferiscono puntare subito alle forze di polizia che offrono stipendi iniziali leggermente più alti dei 1.100 euro di un Vfi (Volontario in ferma iniziale), una vita meno difficile, qualche rischio in meno e soprattutto maggiori garanzie di stabilità.
Da un anno c'è un nuovo sistema di reclutamento, ma solo una parte dei volontari in ferma annuale o triennale viene stabilizzata, altri sono destinati alle forze di polizia e altri ancora avranno solo qualche aiuto per il reinserimento. (...)
Pesa, ovviamente, il declino demografico: pochi figli, pochi giovani per servire la patria. Infatti anche da noi si parla di arruolare stranieri dal 2005 (anno della sospensione della Leva - ndr): dagli archivi del Senato esce una proposta di fine 2001 (...). (Forse siamo arrivati alla Legione Straniera di cui parlava nel 2006 il ministro Antonio Martino - ndr). C'è la destra al governo, ma potrebbe essere un caso".  

 

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Da Repubblica del 27 marzo 2024. Titolo: "In Europa crescono le spinte verso la leva obbligatoria. Ma Crosetto ribadisce il no italiano: “Meglio professionisti".

L'articolo è a firma di Stefano Baldolini

 Qui di seguito un estratto dell'articolo citato

"L’Italia ribadisce il no al ritorno della “naja”, il servizio militare obbligatorio. In controtendenza, nonostante i venti di guerra che spirano sempre più forti dalla Russia, i timori della Nato per un nuovo attacco di Putin dopo l’attentato al Crocus di Mosca, e le accelerazioni europee verso la leva obbligatoria.

È lo stesso Guido Crosetto a chiudere di nuovo all’ipotesi: "Non si è mai parlato di leva obbligatoria. Viviamo tempi difficili in cui, semmai, c'è bisogno di tanti professionisti formati, non di cittadini che fanno un anno di leva", dichiara il ministro della Difesa a a margine della celebrazione dei 101 anni dell'Aeronautica Militare, a Guidonia, presso Roma. Più riservisti dunque, come già annunciato dallo stesso Crosetto in gennaio scorso.

La posizione è condivisa dal presidente della commissione Difesa della Camera, Nino Minardo. "Ha ragione il Capo di stato maggiore della Difesa quando dice che le nostre forze armate sono assolutamente sottodimensionate. Tuttavia sono convinto che la risposta non sia la reintroduzione della leva militare ma la costruzione di una consistente riserva militare", dichiara il leghista, in dissonanza con il suo leader Matteo Salvini, da sempre sponsor del ritorno della leva.

Minardo fa riferimento all’audizione in Parlamento dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. "Siamo assolutamente sottodimensionati: 150mila è improponibile, 160mila che è quello che attualmente ci è stato approvato è ancora poco e con 170mila siamo al limite della sopravvivenza".

“Lo scenario rischia di complicarsi ancora di più”, afferma il Capo di Stato maggiore. Il riaffacciarsi del terrorismo internazionale si somma alle tendenze già in atto. E soprattutto alla corsa al riarmo di Putin.

In Russia, solo qualche giorno fa il ministro della Difesa Sergej Shojgu ha magnificato i piani per la crescita dell’armata russa. L’intelligence occidentale teme che Mosca userà la strage del Crocus per colpire Kiev. E forse per saggiare la capacità di risposta della stessa Alleanza atlantica.

Intanto il resto d’Europa si organizza. La Germania si prepara a reintrodurre la leva obbligatoria. O meglio: semi-obbligatoria, ispirata al modello svedese. La Danimarca, dove per gli uomini già esiste, la vuole estendere alle donne, con l’aumento dei mesi da 4 a 11 per entrambi i sessi. “Non ci riarmiamo perché vogliamo la guerra, ma perché vogliamo evitarla”, ha spiegato la premier socialdemocratica danese Mette Frederiksen, aggiungendo di puntare alla “piena uguaglianza di genere".

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Da ANALISI DIFESA - articolo del 15 gennaio 2024. Titolo: "Ritorno alla coscrizione: il modello scandinavo".

L'articolo è a firma di Alberto Scarpitta

L’evoluzione degli scenari internazionali sta portando in Europa ad una rinnovata percezione del rischio di un possibile conflitto convenzionale prolungato, di tipo simmetrico tra pari, ossia tra entità statuali tradizionali, con caratteristiche, ampiezza e pericolosità ben diverse dalle “operazioni di pace” cui le opinioni pubbliche occidentali sono state abituate da oltre vent’anni.

La guerra in corso in Ucraina, tra le molte lezioni fornite, ha evidenziato in modo drammatico la perdurante importanza della dimensione quantitativa nelle operazioni militari, un fattore numerico che solo in parte può essere rimpiazzato dalla superiorità tecnologica, vera o presunta che sia.

Tali considerazioni stanno dando vita nel continente ad un ampio dibattito sulla rinnovata attualità della coscrizione obbligatoria (abbandonata o sospesa quasi ovunque dopo la fine della Guerra Fredda), quale unico strumento in grado di garantire alle forze armate, ed in particolare agli eserciti, una consistenza numerica adeguata alle nuove minacce, assicurando l’esistenza di un’ampia riserva di mobilitazione addestrata.

Accanto a tali motivazioni esterne legate alla crisi internazionale il dibattito viene alimentato in molti Paesi anche da cause endogene, in genere legate al “calo delle vocazioni”, ossia alla crescente difficoltà incontrata da molte forze armate professionali nel reperire un numero sufficiente di volontari da arruolare, con conseguente cronica sottoalimentazione delle unità attive e gravi carenze in diversi ruoli chiave.

In alcune nazioni europee la riduzione degli organici così generata sta divenendo grave, complici non solo le tensioni con la Russia ed il rischio di un confronto militare diretto con Mosca ma anche problematiche sociologiche, economiche e politiche più complesse.

Nella generalità dei casi le ipotesi allo studio sul ripristino della leva che animano il dibattito non sembrano però riguardare  un semplice ritorno al servizio generalizzato del passato, quello che era destinato a dare vita ad eserciti di massa composti quasi esclusivamente da coscritti, ma proporrebbero forme innovative e selettive di coscrizione obbligatoria, destinate ad integrare ed affiancare le attuali forze professionali con una componente di supporto e di riserva, da mobilitare in caso di necessità.

In buona sostanza quello di cui si avverte l’esigenza in molti Paesi, compresa l’Italia, appare essere un servizio in grado di fornire alle Forze Armate il personale da adibire a mansioni di seconda linea da attivare in caso di crisi o di grave emergenza nazionale, compiti, se vogliamo, analoghi a quelli affidati negli eserciti anglosassoni alle componenti di riserva volontaria professionale, come la National  Guard statunitense, il Territorial Army britannico o le analoghe formazioni canadesi ed australiane.

Presso molti osservatori cresce pertanto l’interesse per i modelli di coscrizione obbligatoria rimasti in essere, in forme ed articolazioni differenti, anche nel dopo guerra fredda, con particolare rifermento al “modello scandinavo”, un sistema che si è dimostrato in grado di dare vita a strumenti militari flessibili, capaci di evolversi in tempi brevi per fronteggiare condizioni geo-politiche mutevoli.

Dei quattro Paesi scandinavi tre, Svezia, Norvegia e Danimarca, possiedono forze armate composte in larga parte da professionisti e volontari a lunga ferma ed hanno adottato soluzioni sulla leva per certi versi simili. Risultano pertanto di particolare interesse, presentando caratteristiche che potrebbero essere trasmesse ed adottate, con le dovute specificità, in altre nazioni.

La Finlandia esula invece dalla nostra ricerca per la forma peculiare del proprio modello di difesa, basato su un sistema di coscrizione generale che dà vita, in sostanza, ad un esercito di milizia. Tutti i cittadini di sesso maschile ed età superiore ai 18 anni sono infatti chiamati a prestare, se fisicamente abili, un servizio militare obbligatorio di durata variabile di 165, 255 o 347 giorni, cui si aggiungono, negli anni successivi, diversi brevi richiami destinati a verificare l’efficacia delle procedure di mobilitazione e ad aggiornare le nozioni apprese in precedenza.

La lunghezza della ferma iniziale dipende dall’incarico assegnato e dall’idoneità del soggetto a svolgere incarichi di comando e di essere avviato alla formazione specifica per ufficiali o sottufficiali. Ogni anno sono circa 27.000 i coscritti finlandesi arruolati, corrispondenti all’80% di ogni classe maschile di leva, una percentuale tra le più alte al mondo. Come avveniva negli eserciti di massa della guerra fredda a questi numeri corrisponde una paga per il coscritto sostanzialmente simbolica, di pochi Euro al giorno. 

Un servizio limitato e selettivo

Interessanti ed innovative le scelte operate dalle altre tre nazioni della regione, che meritano pertanto di essere brevemente illustrate ai fini di una adeguata analisi comparativa. Esse risultano tra l’altro più rispondenti alle necessità di Paesi che, come il nostro, già possiedono uno strumento militare professionale e che affiderebbero ad un’eventuale rinnovata componente di leva solo compiti integrativi e di supporto.

Il carattere distintivo che accumuna i tre modelli di reclutamento è rappresentato dalla selettività. Solo una piccola percentuale dei soggetti costituenti ogni singola classe di leva viene effettivamente arruolata, con preferenza accordata a quanti richiedono volontariamente di prestare servizio.

Questo “obbligo volontario”, un ossimoro nel quale si fondono la generalità potenziale della coscrizione e la sua volontaria adesione, costituisce l’elemento più caratterizzante del sistema in vigore in quei Paesi.

La durata della ferma è generalmente breve, dai quattro ai nove mesi, 12 per la Norvegia, ed è remunerata adeguatamente, raggiungendo, soprattutto in Svezia e Danimarca, livelli di rilievo, a volte in linea con le retribuzioni civili (nel caso danese ad esempio un coscritto percepisce circa 1.500 euro mensili).

Un altro carattere fortemente innovativo presente in questi Paesi è rappresentato dal mutato rapporto tra il singolo e l’istituzione militare, che supera i vecchi stereotipi sulla leva. Il coscritto viene percepito e valutato come un cittadino con pieni diritti, parte di un team inclusivo in cui ciascuno è tenuto a fare la propria parte, pur nella diversità di ruolo, funzione, genere e capacità fisica o professionale. Anche il soldato di leva rappresenta una risorsa importante per la forza armata ed il periodo che trascorre sotto le armi deve costituire un pieno investimento funzionale, tanto per il soggetto che per il reparto nel quale è inserito.

La Norvegia

In Norvegia l’obbligo del servizio militare, mai sospeso, è stato esteso nel 2015 anche alle donne, primo caso in Europa e nella NATO, norma che consente che circa un terzo dei coscritti arruolati sia oggi di sesso femminile.

Il processo di reclutamento è diviso in Norvegia in due fasi. La prima prevede che tutti i cittadini ricevano, al raggiungimento dei 18 anni, un questionario da restituire compilato in cui fornire tutta una serie di dati relativi al proprio stato di salute fisica e mentale, all’eventuale presenza di precedenti penali ed al desiderio o meno di prestare servizio nelle forze armate in qualità di coscritto.

In alcune nazioni europee la riduzione degli organici così generata sta divenendo grave, complici non solo le tensioni con la Russia ed il rischio di un confronto militare diretto con Mosca ma anche problematiche sociologiche, economiche e politiche più complesse.

Nella generalità dei casi le ipotesi allo studio sul ripristino della leva che animano il dibattito non sembrano però riguardare  un semplice ritorno al servizio generalizzato del passato, quello che era destinato a dare vita ad eserciti di massa composti quasi esclusivamente da coscritti, ma proporrebbero forme innovative e selettive di coscrizione obbligatoria, destinate ad integrare ed affiancare le attuali forze professionali con una componente di supporto e di riserva, da mobilitare in caso di necessità.

In buona sostanza quello di cui si avverte l’esigenza in molti Paesi, compresa l’Italia, appare essere un servizio in grado di fornire alle Forze Armate il personale da adibire a mansioni di seconda linea da attivare in caso di crisi o di grave emergenza nazionale, compiti, se vogliamo, analoghi a quelli affidati negli eserciti anglosassoni alle componenti di riserva volontaria professionale, come la National  Guard statunitense, il Territorial Army britannico o le analoghe formazioni canadesi ed australiane.

Presso molti osservatori cresce pertanto l’interesse per i modelli di coscrizione obbligatoria rimasti in essere, in forme ed articolazioni differenti, anche nel dopo guerra fredda, con particolare rifermento al “modello scandinavo”, un sistema che si è dimostrato in grado di dare vita a strumenti militari flessibili, capaci di evolversi in tempi brevi per fronteggiare condizioni geo-politiche mutevoli.

Dei quattro Paesi scandinavi tre, Svezia, Norvegia e Danimarca, possiedono forze armate composte in larga parte da professionisti e volontari a lunga ferma ed hanno adottato soluzioni sulla leva per certi versi simili. Risultano pertanto di particolare interesse, presentando caratteristiche che potrebbero essere trasmesse ed adottate, con le dovute specificità, in altre nazioni.

La Finlandia esula invece dalla nostra ricerca per la forma peculiare del proprio modello di difesa, basato su un sistema di coscrizione generale che dà vita, in sostanza, ad un esercito di milizia. Tutti i cittadini di sesso maschile ed età superiore ai 18 anni sono infatti chiamati a prestare, se fisicamente abili, un servizio militare obbligatorio di durata variabile di 165, 255 o 347 giorni, cui si aggiungono, negli anni successivi, diversi brevi richiami destinati a verificare l’efficacia delle procedure di mobilitazione e ad aggiornare le nozioni apprese in precedenza.

La lunghezza della ferma iniziale dipende dall’incarico assegnato e dall’idoneità del soggetto a svolgere incarichi di comando e di essere avviato alla formazione specifica per ufficiali o sottufficiali. Ogni anno sono circa 27.000 i coscritti finlandesi arruolati, corrispondenti all’80% di ogni classe maschile di leva, una percentuale tra le più alte al mondo. Come avveniva negli eserciti di massa della guerra fredda a questi numeri corrisponde una paga per il coscritto sostanzialmente simbolica, di pochi Euro al giorno. 

La Svezia

Stoccolma aveva abolito il servizio militare obbligatorio nel 2010 ma solo 7 anni dopo lo ha ripristinato a partire dal 2018, per i giovano nati dopo il 1999, in una forma selettiva fortemente inspirata al modello norvegese.

Anche in Svezia, infatti, tutti i cittadini di entrambi i sessi sono tenuti, al compimento dei 18 anni, a completare un formulario on line, rispondendo a quesiti relativi al proprio stato di salute fisica e mentale, al livello di educazione scolastica raggiunto, ai propri interessi e caratteri della personalità. Infine debbono esprimere una valutazione personale sul servizio militare e sull’ipotesi della chiamata alle armi.

Sulla base delle risposte fornite l’amministrazione militare convoca, a fronte di una coorte annuale di quasi 100.000 giovani, circa 13.000 possibili candidati, prescelti per la loro motivazione e potenziale interesse al mondo militare. Da questi verranno tratti i circa 4.000 che saranno effettivamente arruolati (circa il 4% del contingente, per oltre quattro quinti maschi).

A tutti viene offerta la possibilità di aderire volontariamente e di servire in uno specifico ruolo, se fisicamente idonei. Tutto il processo mira a ridurre al minimo il numero dei giovani costretti a svolgere il servizio militare contro il proprio volere, obiettivo oggi sostanzialmente raggiunto ma che potrebbe allontanarsi nel prossimo futuro se, come pare, sotto la spinta della crisi internazionale il numero degli arruolati dovesse salire gradualmente fino a 10.000.

La durata della ferma varia tra 9 e 12 mesi, sulla base dello specifico incarico prescelto o assegnato, con la possibilità di ulteriori brevi richiami di aggiornamento, fino all’età di 47 anni. 

La Danimarca

La legislazione danese prevede un servizio militare obbligatorio di durata compresa tra 4 e 12 mesi, dal quale sono escluse al momento le donne, che possono però arruolarsi su base volontaria anche se recenti prese di posizione di esponenti del governo fanno pensare ad una prossima parificazione di genere anche in questo settore.

Attualmente tutti i cittadini maschi debbono presenziare, al raggiungimento dei 18 anni, al “Giorno della Difesa”, nel quale viene loro illustrato il sistema militare del Paese e le possibilità di impiego, anche stabile, che esso offre.

Tutti sono quindi sottoposti ad una visita medica che li dividerà in tre categorie: fisicamente abili al servizio, parzialmente abili o inabili. Per questi ultimi il processo si conclude senza ulteriori obblighi di leva, mentre gli appartenenti alle prime due categorie partecipano a quella che è sostanzialmente una lotteria, e si vedono assegnato un numero.

Su un totale annuale di circa 36.000 giovani fisicamente abili o parzialmente abili, i primi 8.000 estratti sono potenzialmente soggetti alla coscrizione, mentre gli altri, in tempo di pace, non verranno richiamati.

Gli elementi risultati parzialmente abili possono comunque scegliere di non essere arruolati, anche se inseriti tra i primi 8.000, mentre i soggetti abili sono tenuti obbligatoriamente a prestare il servizio militare, generalmente di soli 4 mesi, se il numero di volontari risultasse insufficiente a coprire le necessità delle forze armate.

Infatti, nonostante il carattere formalmente obbligatorio del servizio di leva, la quasi totalità dei coscritti danesi ha scelto volontariamente di essere arruolato, indipendentemente dal numero ricevuto nel “Giorno della Difesa”.

Nel 2022 tutti i 4.616 cittadini che hanno completato il servizio di leva lo avevano scelto volontariamente, con una quota femminile di circa il 27 per cento. La situazione potrebbe però cambiare radicalmente se il personale da arruolare ogni anno dovesse aumentare in modo consistente. Nel Paese è infatti in corso un dibattito tra le forze politiche che potrebbe portare nei prossimi anni il numero dei coscritti a 15.000.

Terminato l’addestramento di base e congedati, i militari di leva sono assegnati per cinque anni ad una specifica unità della riserva, cui dovranno presentarsi in caso di mobilitazione.

Il dibattito in Italia

Nel nostro Paese il dibattito sulla rinnovata attualità della leva ritorna periodicamente, di solito con affermazioni estemporanee, propagandistiche o demagogiche, prive di un concreto progetto innovatore. Ne è stato un esempio la cosiddetta “mini naia” attuata nel 2010 e poi sostanzialmente abbandonata, un breve servizio volontario privo di ogni significato addestrativo ed operativo: non è di questo che ha bisogno il Paese. Parimenti le Forze Armate non dovrebbero farsi carico del ruolo di educatore sociale, né garantire ai giovani quanto famiglie ed istituzioni scolastiche non hanno saputo trasmettere. Non è questo il suo ruolo.

Quello di cui si avverte semmai la necessità è una riserva addestrata destinata ad integrare in casi di emergenza l’esercito professionale, supportandolo in compiti di seconda linea. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto introducendo un servizio di leva limitato e selettivo, fortemente innovatore rispetto ai modelli del passato e di breve durata, orientato alla sola formazione militare di base e che privilegi gli aspetti tattici dell’addestramento rispetto a quelli formali.

Nel caso specifico i compiti che potrebbero essere assegnati a tali forze includerebbero:

  • Costituzione di reparti di fanteria leggera con compiti di sicurezza del territorio e delle installazioni vitali.
  • Supporto alle unità operative professionali per compiti di seconda linea, quali protezione delle retrovie, difesa di siti ed installazioni, gestione di emergenze e di prigionieri
  • Eventuale concorso alla costituzione di ulteriori unità a livello plotone/compagnia per potenziare battaglioni/reggimenti già in essere
  • Fornitura di complementi e rincalzi.

Tra i modelli scandinavi illustrati quello che meglio potrebbe adattarsi a tali necessità è quello danese, basato su piccoli numeri di soggetti sostanzialmente volontari, adattato alle peculiarità della società italiana. A vent’anni dalla sospensione della leva non esistono infatti più le strutture incaricate della prima ricezione del personale e delle valutazioni mediche e psico-attitudinali.

Sarebbe pertanto opportuno stabilire a priori i soggetti potenzialmente sottoposti all’obbligo mediante un’estrazione a sorte casuale, pubblica e verificabile. Successivamente solamente costoro affronterebbero la vera selezione nelle strutture attualmente in essere, eventualmente solo leggermente potenziate.

Per costituire una riserva di circa 20.000 uomini e donne mobilitabili all’emergenza potrebbe essere sufficiente arruolare ogni anno non più di 4.000 coscritti, da iscrivere nei ruoli della riserva per 5 anni. A costoro andrebbe garantito, a compensazione dell’obbligo cui il Paese li ha sottoposti, un trattamento economico analogo a quello riservato ai Volontari in Ferma Iniziale triennale. Tale retribuzione, unita alla breve durata del servizio, dovrebbe garantire un’alta percentuale di “coscritti volontari”, sia uomini che donne.

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