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AL MOVIMENTO PACE TERRA DIGNITA' RIVOLTO AI PACIFICI PUO' SERVIRE UNA LISTA INDIPENDENTE ALLE ELEZIONI EUROPEE
RIPORTIAMO AL VOTO E ALLA POLITICA DI BASE I DELUSI E GLI ARRABBIATI!


Un appello di Raniero La Valle e Michele Santoro ci chiede di promuovere insieme, firmandolo, l'assemblea del 30 settembre a Roma (dovrebbe tenersi al Teatro Ghioni).
L'appello è rivolto ai pacifici, agli organizzati (come noi Disarmisti esigenti) e ai disorganizzati, agli elettori di tutte le liste, agli assenti dalle urne e a quelli di deluse speranze.
Si vuole dare una rappresentanza a tre soggetti ideali che ancora non l’hanno o l’hanno perduta, a tre beni comuni: la PACE, la TERRA e la DIGNITÀ.
Si punta l'indice contro il SISTEMA DI GUERRA sicuri che, se si potesse fare un referendum mondiale, la grande maggioranza dei popoli e dei cittadini della Terra direbbe NO alla guerra e NO alla competizione strategica per il dominio del mondo.
Si vuole "prendere partito per la pace"e la prima occasione in cui ciò sarà messo alla prova saranno le elezioni europee.
Il primo punto di un programma elettorale dovrebbe essere il rifiuto della creazione di un esercito europeo, che sarebbe integrato nella NATO con gli Stati Uniti al comando. L’Europa dovrebbe promuovere la riforma dell’Onu e una politica attiva per il disarmo, con l’inclusione del Brasile, dell’India e del Sudafrica, nazioni che formano i BRICS, nel novero dei Cinque Membri Permanenti del Consiglio di sicurezza.
L’Europa ha interesse a sostenere l’opposizione del presidente brasiliano Lula alla supremazia mondiale del dollaro e a sottrarre la moneta e il debito al dominio delle banche private e alla speculazione liberista.
Si ritiene il sistema di guerra incompatibile con la democrazia e si vuole una scuola che non trasformi i ragazzi in capitale umano.
Nei fatti la guerra dovrebbe essere ripudiata come il patriarcato; e dovrebbero essere salvati per primi “gli ultimi”, perché solo in questo modo si salvano anche i primi.

Per il testo completo dell'appello: https://www.serviziopubblico.it/post/915

Noi aderiamo con entusiamo. Allo stesso tempo proponiamo come indispensabile, nella contingenza politica attuale, una lista indipendente PACE TERRA DIGNITA' per le prossime europee, secondo le motivazioni e con le finalità del documento sotto riportato.

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Documento Disarmisti Esigenti per lista europee

rif. Alfonso Navarra (cell. 340-0736871) ed Ennio Cabiddu (cell. 366-6535384) - Milano 9 settembre 2023

Primi firmatari: Emanuela Baliva - Daniele Barbi - Michele Boato - Milly Bossi Moratti - Angelo Cifatte - Cosimo Forleo -Luigi Mosca - Giuseppe Musolino - Antonella Nappi -Cristina Rinaldi - Pino Arancio - Sandra Cangemi - Amalia Navoni - Andrea Bulgarini 

(Si richiedono adesioni. E sono ancora possibili correzioni, integrazioni. Già nel maggio 2022 ci eravamo schierati per il "partito della pace che non c'è")


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Siamo per la presentazione alle elezioni europee del giugno 2024, da parte dell’Associazione Servizio Pubblico - sulla base delle forze coinvolte nella Staffetta dell’Umanità - ed in questo senso voteremo all’assemblea del 30 settembre. La riteniamo utile, anzi indispensabile, questa presentazione di una lista, non per il “sogno della pace”, quello che, ad esempio, poteva avere nel cuore Martin Luther King, o qualsiasi altro “sogno” accarezzato da chiunque altro, ma per un lavoro politico laico e mirato, che inverta, se possibile, la tendenza globale alla guerra e al rafforzamento in atto del sistema di guerra.

Noi crediamo, anche sulla base delle informazioni sui sondaggi che ci ha esibito Michele Santoro, che con un po’ di sforzo, si possano raccogliere forze sufficienti per presentare una lista vincente collegata a un “progetto politico della pace”, quale quello, prefigurato dai momenti di mobilitazione, senza paragoni, organizzati da “Servizio pubblico” sin da “Pace proibita”, e culminati con la Staffetta dell'Umanità.

Non vogliamo togliere nulla ai “sogni”, come visione ispirata di un futuro radioso: possono appartenere a tutte e tutti: sono prospettive culturali per la quale vale la regola: “Che mille scuole fioriscano, che mille maestri rivaleggino nell’indicare i sentieri di un nuovo mondo possibile.”

Il “sogno” evangelico ha posto le basi per una miriade di chiese ed i valori cui esso richiama possono ispirare i programmi dei partiti politici, che però, nella natura della loro azione, hanno tutt’altra dimensione di scopi, traguardi ed effetti. Non si può accampare abusivamente una “violazione di trasversalità” per ostacolare aggregazioni su basi politiche che “prendano partito”.

Queste considerazioni non sono rivolte all’appello Santoro-La Valle su PACE, TERRA E DIGNITA’, che ha sì la portata valoriale di un grande “sogno”, e noi lo approviamo anche in questa dimensione. Ma lo approviamo soprattutto nel suo spessore materiale di cammino concreto che contribuisce a dare le basi di una strategia politica per fare esistere il “partito che non c’è” nel superamento del “sistema di guerra”.

La strategia politica è infatti un fatto legato alla congiuntura, ai parallelogrammi contingenti delle forze, ed esige, se vuole essere efficace, nei confronti delle tendenze alla guerra unica, un approccio laico di netta distinzione rispetto a un pacifismo burocratico e specialistico: diventa discriminante la considerazione che, per ottenere un cessate il fuoco in Ucraina, non bisogna rifornire di armi i belligeranti, a prescindere dalla distinzione tra chi è immediatamente aggressore o aggredito.

Abbiamo, in concreto, da spingere perché l’Unione Europea, costruzione politica importante ma fragile e contraddittoria, non si suicidi accodandosi alla linea NATO, che porta ad una specie di nuova guerra fredda perseguita dagli USA: i complessi militari e industriali in intreccio con settori del capitalismo finanziario imperniati sul sistema del dollaro trovano in essa una dinamica di egemonia e di espansione. Va sostenuta la spinta del Sud Globale alla dedollarizzazione, perché apre spazi ad un ordine mondiale più democratico, al costituzionalismo mondiale, con dinamiche che affermano la prevalenza dei diritti (umani e sociali, dell’Umanità e della Natura) sul diritto della forza armata. Sottolineiamo la necessità del multipolarismo inclusivo, liberato da ogni forma di alleanza militare, dotato di una governance democratica e solidale, che possa sostituire quello unipolare che oggi, sotto la narrazione retorica della contrapposizione democrazie-autocrazie, il complesso USA/NATO continua a voler imporre al mondo anche con la forza delle armi.

È l’articolo 11 della Costituzione sul “ripudio della guerra”, anche nel suo secondo comma, esteso su scala europea e globale: il superamento della sovranità assoluta degli Stati per quelle “limitazioni della sovranità, in condizioni di parità, necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.


L’Europa per la quale ci battiamo deve (e si tratta di obiettivi che hanno una loro plausibilità e fattibilità):

1) Denuclearizzare

2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e per la conversione ecologica

3) Predisporre un modello di difesa che attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all’ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla forza dell’unione popolare.

Alcune campagne dei movimenti di base vanno sostenute da una sponda istituzionale più salda, sicura, convinta:

1- La proibizione delle armi nucleari che va messa in rapporto con il No First Use.

2- La denuclearizzazione sia militare che civile.

3- Object War per il diritto internazionale al non partecipare direttamente ai combattimenti armati.

4- L’obiezione di coscienza nelle sue varie forme e modalità: oltre a quella già citata al servizio militare, le obiezioni alle spese militari, alle banche armate, alle produzioni e ai traffici bellici.

5- Il contrasto alla militarizzazione della scuola, dell’università, della ricerca scientifica.

La lista da mettere in campo dobbiamo rivolgerla non, in modo limitato, alla "tribù pacifista" ma, in modo più ampio, ai “pacifici”, ad uno spontaneo atteggiamento e sentimento della maggioranza popolare, in Italia legittimato da una Costituzione esplicitamente e marcatamente pacifista. Deve servire a riconquistare alla politica di base settori che si sono relegati, per disperazione e per rabbia, nell’astensionismo.

Questa crisi di partecipazione ha un motore da non sottovalutare anche nel disprezzo dimostrato da tutto il quadro politico istituzionale verso il ripudio della guerra provato dal sentire popolare maggioritario. Gli stessi “media con l’elmetto” continuano a riferire di cinque punti in cui sia il governo che l’opposizione contraddicono la volontà popolare: 1) no aiuti militari ai belligeranti, incluso il governo ucraino (la popolazione va sostenuta in tutti gli altri modi possibili); 2) no aumento delle spese militari e della militarizzazione; 3) no sanzioni economiche distruttive ed autodistruttive; 4) cessate il fuoco immediato senza condizioni e avvio di trattative per la sicurezza globale; 5) rispetto dei referendum sui beni comuni per l’acqua pubblica e contro l’energia nucleare da fissione.

L’Arcobaleno deve spuntare per dare una rappresentanza coerente al no alla guerra. Dipende da tutte/i noi far emergere la pacifica e spontanea volontà popolare senza il quale non sono credibili neanche i percorsi per il clima e la giustizia sociale. Sottolineando lo spirito dell’aggiunta nonviolenta: non dobbiamo considerare i concorrenti elettorali come un nemico, tanto più se, anche grazie alla nostra sollecitazione, si pongono in qualche modo il tema del disarmo e della fine della guerra con una soluzione diplomatica.

L’alternativa al sistema di guerra deve concretizzarsi in un impegno per la quale la società strutturalmente pacifica, contro la decrescita infelice provocata dal conflitto bellico, si fa pane quotidiano, coinvolgendo gli operatori economici in politiche e pratiche per una economia della solidarietà contro la logica del profitto illimitato. Proviamo a partire dal settore agricolo, che rappresenta una quota consistente del bilancio complessivo dell’UE.

Dobbiamo distinguere le logiche di organo comunicativo, movimento politico organizzato e lista, cercando di armonizzarle, ma sapendo gestire bene lo specifico di ciascuna.

La logica di lista può essere funzionale alla logica del movimento politico organizzato di persone libere (va particolarmente sottolineato nell’Italia dell’aggregazione per cordate di interessi!) se si riesce a varare un meccanismo democratico per la scelta del programma e dei candidati. Si tratta di discutere, discutere, discutere con lo spirito dell’et et non dell’aut aut. Alla fine il corpo politico vota e decide a maggioranza, ma con garanzie che i portatori di proposte di minoranza non siano puniti né tantomeno espulsi.

Quando Alexander Langer, citato da Raniero La Valle, diceva: “Più lento, più dolce, più profondo” è perché nel modo di fare politica intendeva adottare la differenza femminile, nel praticare “atteggiamenti più includenti, più comprensivi, più capaci di dialogo, più capaci di creare delle convergenze, delle condivisioni anche su fronti diversi ma per comuni obiettivi, per comuni ideali, per comuni necessità da soddisfare”.

La comunità politica che si va a creare deve realizzare quella libertà di potere fare insieme le cose, la libertà come partecipazione, la libertà “eguale” come fondamento della democrazia di cui parla anche la Costituzione italiana. Citiamo Nelson Mandela: «Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri».

 

Firma questa petizione

Firmando, autorizzo Alfonso Navarra a trasferire le informazioni che fornisco in questo modulo a coloro che hanno facoltà su questo argomento.


O







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