Ricostruire la Città della Scienza di Napoli

Lucia Morganti

/ #8 L'importanza di CdS: la prima di una serie di interviste

2013-04-09 08:49

Abbiamo intervistato Marilena Spavone, giovane astrofisica di origini napoletane che ha collaborato per quasi dieci anni con Città della Scienza.

Marilena, parlaci un po’ di te: qual è la tua formazione scolastica e professionale? Come sei arrivata a Città della Scienza?

Stavo lavorando alla mia tesi di laurea in Fisica fondamentale e applicata, era il 2003. Avevo già scelto la specializzazione in Astrofisica che avrebbe segnato il mio futuro: il dottorato di ricerca con un periodo trascorso al Max Planck Institut di Monaco di Baviera, i progetti di ricerca sulla dinamica delle galassie interagenti, la posizione di Post Doc che occupo attualmente presso il Dipartimento di fisica e astronomia dell'Università di Padova. Il mio relatore mi disse che Alessandra Zanazzi, responsabile delle attività di astronomia a CdS, stava cercando un esperto esterno nell'ambito del progetto europeo di astronomia interattiva per le scuole Hands-on Universe. Serviva qualcuno in grado di fare le curve di rotazione delle galassie. Così ebbe inizio una lunga collaborazione.

Come sei legata a CdS? Qual è stata la tua esperienza nello science center e quale ricordo ne hai?

Per tanto tempo ho continuato a collaborare con il centro, mentre portavo avanti i miei studi e il dottorato. C'è stato il progetto Pencil sulla didattica dell'astronomia con i bambini, e poi le attività didattiche nel museo e nei due planetari che ospitava (uno per i più grandi e uno per i bambini). Ho anche avuto un contratto da impiegata a CdS, durante il quale ho scritto le sceneggiature per gli operatori che conducono le attività didattiche e mi sono occupata della loro formazione. È stata un'esperienza che mi ha insegnato tantissimo, soprattutto quanto sia difficile ma possibile spiegare la scienza agli altri, in particolare ai bambini e ai ragazzi. Nonostante la lentezza, l'inefficienza e le alterne vicende dell'amministrazione, ho un ricordo davvero molto positivo delle persone che lavoravano a Città della Scienza.

Città della Scienza era davvero una cattedrale in un deserto industriale? Tu che conosci, per esperienza diretta, centri scientifici che sono il fiore all'occhiello della ricerca europea, cosa pensi del livello di CdS? Sei d'accordo con Pietro Greco, che l'ha definita "una buona espressione della comunicazione della scienza nel nostro paese, il più grande museo scientifico di nuova generazione"?

Sì, Città della Scienza rappresentava sicuramente un'ottima espressione della comunicazione della scienza: gli exhibit con tanti esperimenti e spiegazioni, i due planetari di altissimo livello, la grande cura con cui era stata realizzata.

Ma cosa dire del vaso di Pandora che dopo il rogo si è scoperchiato sulle speculazioni, le promesse, i progetti non portati a termine, il denaro pubblico bruciato, gli scambi di favori, il mancato pagamento degli stipendi dei dipendenti? CdS era anche "un succulento boccone delle clientele", come l'ha definito Roberto Saviano? Cosa pensi delle parole di Bruno Arpaia: "Il rogo sta durando da troppi anni"?

Purtroppo temo sia vero, e qualche volta ho pensato: “Per far funzionare meglio le cose ci sarebbe bisogno di un intervento radicale”. A volte il lavoro intenso e appassionato di tanti studenti e neolaureati non veniva pagato, o veniva pagato soltanto quando c'era disponibilità di fondi. La gestione dei soldi rappresentava un bel problema.

Come ti sei sentita quando hai appreso la notizia e visto le foto di quelle fiamme apocalittiche?

È stato uno shock. Una tristezza sconfinata. È terribile vedere ridotto in quel modo un luogo di così grande valore, per me anche affettivo. E osservare impotenti uno scempio di questa portata in una città come Napoli, che già aveva abbastanza problemi.

Cosa bruciava in quel rogo la notte del 4 marzo 2013?

Innanzitutto la possibilità di avere qualcosa e qualcuno che diffondesse la cultura in una città come Napoli, dove la presenza di tanti problemi fa sì che la cultura venga sempre considerata un aspetto d'importanza secondaria.

Quanto è importante, se è importante, ricostruire CdS?

È importante: Città della Scienza era un luogo di cultura come ce ne sono pochi, e per di più di cultura scientifica. I bambini e i giovani si potevano avvicinare alla scienza. Una materia che è sempre vista al di fuori dalla portata di tutti veniva raccontata e spiegata, bene. Ricostruire la Città della Scienza, e gestirla diversamente, è importantissimo.

Cosa pensi delle molteplici iniziative che sono fiorite immediatamente e spontaneamente sul web per la ricostruzione e la raccolta di fondi, per esempio Ricostruiamo Città della Scienza, la pagina facebook che conta quasi 35000 membri?

Ogni iniziativa utile è positiva! Sono felice della partecipazione e della condivisione di tante persone, anche se non mi ha sorpreso: il nostro museo era sempre pieno, non lo frequentavano soltanto le scuole napoletane o campane ma venivano alunni da ogni parte d'Italia. La gente era davvero affezionata a Città della Scienza. E poi una struttura del genere distrutta in questo modo fa così tanta rabbia da spingere a reagire.

Da cittadina napoletana, hai percepito l'incendio come un attacco all'intera città di Napoli?

No, a me è sembrato un gesto molto mirato, diretto a una zona estremamente precisa attorno a cui ruotano tanti interessi.

Sicuramente si è trattato di un attacco a un simbolo. Un attacco del genere può segnare una grande occasione di ripartenza, di rivolta culturale e civile, oppure una mazzata definitiva. Sulla reazione della città sei ottimista o pessimista? "Napoli non si rimetterà mai in piedi", come ha detto Bruno Arpaia? Oppure Napoli non si arrenderà, come tutti quei lavoratori di CdS che dal 4 marzo lavorano ininterrottamente e vogliono inaugurare immediatamente nuove aree espositive?

Napoli e i napoletani non sono persone che si arrendono, sono persone che si rimboccano le maniche: basti pensare all'emergenza rifiuti. Sulla ripresa io sono ottimista.

Definisci con una parola o una frase cosa per te come persona ha significato e significa la Città della Scienza.

Una parola è poca cosa, ma forse direi “scambio”: a Città della Scienza io ho messo le conoscenze e competenze che avevo, e ho imparato come raccontarle agli altri.

Per concludere, ci regaleresti un aneddoto curioso sulla tua attività a Città della Scienza?

Ce ne sarebbero così tanti! Un giorno al planetario ci fu l'intervento di un tecnico, perché era necessario aggiustare il proiettore. Dopo la riparazione io entrai accompagnando una classe di liceali. Gli studenti si accomodarono e io iniziai a spiegare. Ed ecco che le costellazioni comparvero sulla volta del planetario, e ogni costellazione era sdoppiata nei due emisferi, in un cielo improbabile che è difficile dimenticare.