Per un’Agenda dell’Europa
“La linea di divisione tra partiti progressisti e partiti reazionari cade ormai non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta, quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale e che faranno, seppur involontariamente, il giuoco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli, invece, che vedranno come compito centrale la nascita di una solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno come strumento per realizzare l’unità internazionale” (dal Manifesto di Ventotene, 1941).
E’ profetico il messaggio che tre intellettuali antifascisti scrivono al confino, quando ancora le sorti della guerra sono incerte e niente affatto scontata la sconfitta del nazismo e del fascismo in Europa.
E’ straordinaria la sua attualità dopo oltre 70 anni.
1) Da allora l’Europa ha conosciuto un ininterrotto periodo di pace e di prosperità.
Grandi statisti, in Italia, in Germania, in Francia, hanno gettato le basi dell’Europa, sino alla moneta unica, premessa di una successiva integrazione.
Il compromesso democratico tra classi lavoratrici, borghesie e Stati, quale che fosse la natura dei governi, ha garantito sviluppo e una più equa distribuzione della ricchezza, anche attraverso lo stato sociale e il modello della “economia sociale di mercato”.
Nuove generazioni sono cresciute considerando l’Europa come casa propria.
2) Gli ultimi anni hanno rimesso radicalmente in discussione certezze e conquiste.
Nuovi Paesi e nuovi popoli si sono affacciati sulla scena. La competizione si è accentuata, si vanno determinando nuove divisioni internazionali del lavoro e delle produzioni.
La crisi finanziaria ha ridotto la possibilità di indebitamento a basso costo degli Stati. La crisi economica ha aperto nuove contraddizioni tra paesi e classi sociali. I diritti dei lavoratori e le conquiste sociali vengono attaccati, il welfare viene progressivamente svuotato. Disoccupazione e precarietà crescono quasi ovunque in Europa, mentre diminuiscono produttività e competitività.
L’Europa, pur avendo i migliori fondamentali aggregati (indebitamento, ricerca, innovazione, istruzione, mercato, qualità delle produzioni) resta al palo. Le politiche di austerità e le contraddizioni del processo di unità europea danno nuovo fiato a populismi, nazionalismi, localismi.
Progresso e Giustizia, i principi fondanti e permanenti di ogni avanzamento civile e sociale, non sono più alla portata di una singola nazione.
Anche il principale insediamento sociale della sinistra, la classe lavoratrice, i ceti popolari in genere, è a rischio poiché la crisi divide e apre veri e propri conflitti al loro interno. Senza un progetto, nazionalismo e populismo fanno breccia anche in quest’area.
3) La convinzione di un comune destino europeo è cresciuta nella coscienza collettiva. Ma, paradossalmente, l’Europa è evocata ora come tirannia dei più forti, da cui liberarsi, ora come puro meccanismo burocratico, sterile se non dannoso.
Anche le forze politiche, mentre riaffermano l’insufficienza della dimensione nazionale, continuano a declinare in termini esclusivamente nazionali, o al massimo di sommatorie di politiche nazionali, i loro programmi (fisco, lavoro, industria, finanza, energia, sicurezza). In tal modo si continua a coltivare nei cittadini l’illusione che gli Stati nazionali siano in grado di determinare e proteggere il loro destino.
Ma la crisi di oggi impone una scelta. O si offrono ai cittadini progressi reali nell’unità politica e sociale dell’Europa e nella legittimazione democratica delle sue istituzioni, o populismi e nazionalismi prevarranno: questo è lo spartiacque che separa crescita democratica e reazione.
Tutte le forze che si riconoscono in un comune destino di progresso e civiltà colgano la peculiarità di questo tempo. Prendano la testa di un vero processo costituente di unità europea. Guardino al futuro, pur consapevoli dei limiti imposti dalla realtà. Sappiano coniugare utopia e realismo. Avanzino idee e proposte che diano significato alla cittadinanza, aprano nuovi spazi ai grandi ideali di libertà e eguaglianza, affermino concretamente l'Europa come fattore di stabilità internazionale e di pace, facciano compiere innovativi passi in avanti alle istituzioni politiche e finanziarie, ai processi per la formazione delle decisioni, alle scelte comuni nei nodi cruciali dell’economia, della sostenibilità dello sviluppo, della società, dello Stato. Riconoscano nel lavoro un fondamentale insediamento sociale e la leva del processo unitario.
Recentemente 12 intellettuali europei hanno sottoscritto un appello per l'unità politica dell'Europa, perchè l'Europa non finisca fuori della storia, perdendo il senso e la ricchezza della sua multiforme civiltà e le sue stesse conquiste .
Non lasciamolo cadere. Diamo vita a una vera e propria primavera della democrazia europea. Mobilitiamoci per gli Stati Uniti d’Europa, sosteniamo tutte le iniziative che vanno in questa direzione, a partire da quella di Firenze del prossimo 11 maggio.
Chiediamo a coloro che hanno responsabilità di governo non solo di di rinegoziare i vincoli del patto di stabilità, ma di assumere, nella teoria e nella pratica, la costruzione dell'unità europea quale priorità del proprio agire politico e vero discrimine nelle alleanze e nei programmi.
Chiediamo alle forze politiche, ovunque collocate, di assumere l'unità europea quale scelta di campo.
Chiediamo loro di essere protagonisti di un confronto e di un processo in Europa promuovendo senza indugio integrazione, inclusione, democrazia, combattendo con forza nazionalismo, isolazionismo, populismo, facendo così nascere, nel vivo di quello stesso processo costituente, una nuova classe dirigente europea.
Chiediamo loro di sollecitare, valorizzare, chiamare al confronto tutte le forze sociali ed economiche che riconoscono nel lavoro la leva del progresso, nell'equità la ragione della coesione sociale, nell'Europa l'obiettivo politico fondamentale di questi anni.
C'è bisogno di un'Agenda per l'Europa, c'è bisogno di una Conferenza internazionale per l'Europa.
PRIMI FIRMATARI
1. Umberto Allegretti, Università di Firenze
2. Stefano Bassi, Presidente Legacoop
3. Leonardo Bassilichi, Imprenditore
4. Marco Bellandi, Università di Firenze
5. Giovanni Bellini, Dirigente Legacoop Toscana, già Parlamentare
6. Anna Benedetti, Leggere Per Non Dimenticare
7. Don Andrea Bigalli, Libera Toscana
8. Diego Blasi, Coord. Reg.le TILT
9. Vincenzo Bonelli, Consulente
10. Ambrogio Brenna, già Assessore Regione Toscana
11. Stefano Casini Benvenuti, Direttore IRPET
12. Gianluca Cerrina, Presidente Comitato Garanti Nazionale di Legacoop, già Parlamentare
13. Riccardo Cerza, Segretario gen.le CISL Toscana
14. Francesca Chiavacci, Presidente ARCI Firenze
15. Carlo Consigli, Comunità dell’Isolotto
16. Alessandra Coli, Università di Pisa
17. Giorgio Federici, Università di Firenze
18. Giulio Ghellini, Università di Siena
19. Alessio Gramolati, Segretario gen.le CGIL Toscana
20. Giuseppe Gregori, Presidente Associazione per il Lavoro e la Democrazia
21. Mauro Lombardi, Università di Firenze
22. Antonio Lucchesi, Imprenditore
23. Carlo Lucchesi, già dirigente CGIL Toscana
24. Enzo Manes, Imprenditore
25. Vito Marchiani, Segretario gen.le UIL Toscana
26. Gianluca Mengozzi, Presidente ARCI Toscana
27. Giuseppe Minigrilli, Presidente Federconsumatori Toscana
28. Massimo Misiti, operatore culturale
29. Daniela Morozzi, attrice
30. Pierluigi Onorato, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Balducci, già Parlamentare
31. Rolando Pasquetti, Imprenditore
32. Paolo Pecile, Università di Firenze
33. Francesco Pigozzo, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
34. Giuseppe Ponzi, Imprenditore
35. Anselmo Potenza, Imprenditore
36. Simone Pratesi, Imprenditore
37. Mario Primicerio, Professore Emerito Università di Firenze, già Sindaco di Firenze
38. Rodolfo Ragionieri, Docente universitario
39. Marta Rapallini, Presidente Istituto Gramsci Toscano
40. Michele Ricceri, Ass.ne Amerigo, Coordinatore Chapter fiorentino
41. Luca Rinfreschi, Imprenditore
42. Piero Roggi, Università di Firenze
43. Pippo Russo, giornalista e scrittore
44. Severino Saccardi, Direttore Rivista Testimonianze
45. Guido Sacconi, già Parlamentare Europeo
46. Luigi Salvadori, Imprenditore
47. Silvana Sciarra, Università di Firenze
48. Simone Siliani, Rivista Testimonianze, già Assessore alla Cultura Comune di Firenze
49. Paolo Solimeno, Associazione Giuristi Democratici
50. Paolo Sorrentino, Manager
51. Giuseppe Vettori, Università di Firenze
...Mostra di più
Massimo Misiti Contatta l'autore della petizione
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