Contro l'abolizione del bonus maturità.


Ospite

/ #272 C.R

2013-09-16 14:43

Sono una tra delle decine di migliaia di studenti e studentesse che lo scorso 9 settembre hanno tentato il test di ammissione alla facoltà di Medicina. Ho appena letto dell’esortazione del ministro che per evitare i ricorsi al Tar sostiene, con una certa insopportabile e qualunquista sentenziosità, che il problema sia nel fatto che noi studenti italiani dovremmo imparare a studiare. Sono indignata. In primis perché è bene che si sappia che il test di Medicina non valuta effettivamente lo studio, la capacità di ragionare né di selezionare le informazioni che, almeno secondo quanto imparato in anni di scuola pubblica, rappresentano il saper studiare, bensì si fondano su strategie finalizzate al raggiungimento del maggior numero di punti possibili e al minimo rischio di errore. Qualunque corso preparatorio inizia-molti dei miei colleghi lo sanno-proprio con l’esortazione a quella strategia, più importante, evidentemente, del conseguimento delle conoscenze richieste formalmente nel bando.Insomma, un prova di furbizia più che di applicazione. Inoltre 25 domande su un totale di 60 sono quesiti di logica per i quali è impossibile “studiare”, ma credo che questo il nostro ministro lo sappia bene. Oltre dunque all’assurdità del Test per se stesso, che lede al diritto allo studio e obbliga decine di migliaia di studenti a giocarsi la vita in 100 minuti oltrechè a sperare meschinamente che i propri colleghi falliscano miseramente, anche la totale confusione delle procedure. Tutti ricorderanno che inizialmente il test era fissato per luglio, dopodichè lo spostamento a settembre e poi, dulcis in fundo, arriva la modifica in itinere della modalità di valutazione. A prescindere dalla validità del bonus come idea, che è probabilmente perfettibile, la modifica radicale del procedimento valutativo è un’indecenza formale. Inoltre, quale messaggio passa? I cinque anni di scuola superiore sono un inutile spreco di energia, meglio passarli a mettere crocette o a trovare modi per gabbare i compagni che tentare di costruirsi una base culturale solida e consapevole. Per chi, come me, ha vissuto con grande serietà la scelta liceale e ha vissuto nell’ingenua illusione che il tempo passato sui banchi dai 14 ai 19 anni sarebbe stato in qualche modo propedeutico al futuro universitario, si trova sbeffeggiato, e , per di più, senza neanche la possibilità di prendere atto delle modifiche in tempo utile. Un assurdo tutto italiano. Meritocrazia è solo una parola, e io per prima ne riconosco l’assurdità storica: davvero di rado il “merito” ha avuto “kratòs” (potere), ma credo che mai come in questo caso si sia scesi sotto il limite della decenza e si stia nuotando nel mare della mancanza di rispetto. Il destino di 90.000 persone viene giocato in tempo reale, senza informazioni e senza preoccuparsi di avvertire. Forse solo un modo per soffocare le richieste della maggioranza, strozzata ingiustamente da questi fantomatici test selettivi che neanche fior fior di primari riescono a superare. Concludo esprimendo solidarietà indistintamente a tutti coloro che sono in attesa dei risultati e chiarendo che la mia polemica non dipende solo dalla mia personale condizione di maturata con 100, ma vuole avere un respiro più ampio. Il problema non è solo nel bonus.

Ingiusto è che il destino di un ragazzo sia deciso in 100 minuti da un test a crocette.

Ingiusto è non essere liberi di mettersi davvero alla prova, e tentare la strada che ci pare la migliore.

Ingiusto e orribile è essere constretti a sperare che propri colleghi falliscano.

Ingiusto è non essere liberi di decidere del proprio futuro, ed altrettanto ingiusto è che questo sia determinato con superficiale perbenismo senza preavviso nè considerazione.

Ingiusto è che, bene o male, coloro che hanno la possibilità economica di farlo, potranno andare altrove a studiare e molti altri invece dovranno rinunciare al proprio sogno perchè si sono confusi nel calcolo di ettogrammi di prosciutto comprati al 15 %.

Questo non è l’unico modo, in Europa c’è chi si muove diversamente. L’esempio della Francia è quello di una selezione reale: il primo anno è aperto a tutti, dopodiché chi sta al passo con gli esami è dentro. Un anno per dimostrare quello che si è non 100 minuti.

Ancora una volta, questa nostra Italia si è dimostrata un paesotto provinciale, incapace di comprendere e di organizzarsi per tempo, alla mercè di impressioni momentanee e paradossi. Si dice tanto dei giovani e della mancanza di valori e di entusiasmi, sfido chiunque a conservare energia e ottimismo in situazioni così amaramente assurde.

Ho concluso.

C.R.