No alla riapertura al CULTO della Chiesa della TRINITA' a Potenza


Ospite

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2012-07-18 11:22

di FABIO AMENDOLARA

«Senza prete la ragazza non sarebbe mai salita in quel posto». Il boss Renato Martorano, che per gli investigatori è il massimo esponente della ’ndrangheta in Basilicata, nella sala colloqui del carcere di Cuneo - dove è detenuto in 41 bis - commenta con sua moglie il ritrovamento dei resti di Elisa Claps nella chiesa della Trinità di Potenza.

Secondo Martorano «il prete (il cui coinvolgimento è stato escluso dall’inchiesta della Procura di Salerno, ndr) andava riesumato». E Danilo Restivo? «È immischiato», dice il boss. Ma si tratta solo di sue ricostruzioni? Oppure è a conoscenza - anche solo per sentito dire - di quanto è accaduto in quel sottotetto?

Durante la chiacchierata con sua moglie ripete un paio di volte «secondo me». Consapevole, però, che i suoi colloqui - lo prevede il regolamento penitenziario - vengono tutti fono e videoregistrati. Si tratta di un depistaggio? È semplicemente quello che pensa di un fatto di cronaca che ha appreso dai giornali?

Gli investigatori non sono andati a chiederglielo. E non hanno disposto ulteriori accertamenti. Hanno ritenuto superfluo approfondire questo particolare? La trascrizione di quei colloqui - che la Gazzetta ha potuto consultare in esclusiva - non mai arrivata alla Procura di Salerno.

La conversazione tra il boss e la moglie continua con le lamentele per la sua condizione di detenuto in regime di carcere duro per l’accusa di usura ed estorsione con metodi mafiosi, rispetto a quella di Restivo che era appena stato arrestato dalla polizia inglese (il colloquio è del mese di luglio del 2010, ma è rimasto a lungo secretato in Procura a Potenza. Restivo è stato arrestato un mese prima) per l’omicidio di Heather Barnett (la sarta, vicina di casa di Restivo, uccisa nel 2002. Per quell’omicidio Restivo è stato condannato in primo grado all’ergastolo).

Una perizia merceologica escluderà poi che il bottone rosso trovato sotto i resti di Elisa si sia staccato 17 anni prima dalla tonaca di don Mimì Sabìa, storico parroco della chiesa della Trinità. In quei giorni del mese di luglio del 2010, però, sui giornali erano comparse le prime indiscrezioni sulle indagini disposte dalla Procura di Salerno sul mistero del bottone rosso. E Martorano ha una sua ipotesi: nel sottotetto con Restivo il 12 settembre del 1993, giorno dell’omicidio, c’era anche «il prete». Quel prete che aveva negato di conoscere Elisa Claps. E che aveva risposto «ni» al pm che gli chiedeva se conosceva Restivo, omettendo di riferire che Danilo lo aiutava nei piccoli lavori della parrocchia e di aver partecipato al diciottesimo compleanno del giovane (come testimoniato da una foto acquisita dagli investigatori, nella quale don Mimì abbracciava affettuosamente Danilo). Non era difficile pensare, in quel momento, a un coinvolgimento di don Mimì. Resta da capire perché Martorano abbia dedicato alcuni preziosi minuti del breve colloquio mensile con sua moglie all’omicidio di Elisa Claps.