Lottare per salvare la vita di un animale non è reato

VOLEVA SALVARE LA VITA DI UN POVERO ANIMALE FERITO ED E' STATA DENUNCIATA 

 

Era il 2 dicembre del 2022 quando Barbara del Rifigio Alma Libre è stata allertata per la presenza di un cucciolo di cinghiale ferito, rifugiatosi in un canale, a cui volevano sparare. Ferito a seguito dell'impatto con un mezzo il cucciolo in stato di shock si era rifugiato in un canale, dove erano soppragginte le guardie forestali e altre forze dell'ordine con il preciso ordine di abbatterlo. Barbara, una donna disarmata e minuta, ha provato a fermare il massacro frapponendo il proprio corpo e cercando di far riflettere quegli uomini e quelle donne venuti li a portare la morte. Nulla il suo corpo e le sue parole hanno potuto e la sentenza di morte è stata eseguita. Fin qui la tragica fine di un povero animale che quasi non fa più notizia in questo paese troppo concentrato sulle lotte di potere. Sarebbe bastato questo unitamente al silenzio imbarazzante delle istituzioni sollecitate da lettere, pec, manifestazioni e articoli di giornale a rendere l'accaduto ancora più odioso. Ma non è stato così, all'imbarazzante si unisce il grottesco, perchè solo grottesca si può considerare la denuncia fatta a carico di Barbara.

I reati per cui è stata denunciata:

  1. resistenza a pubblico ufficiale
  2. interruzione di pubblico servizio
  3. istigazione a delinquere
  4. diffamazione
  5. inosservanza dei provvedimenti delle autorità

Oltre che indelicato e moralmente riprovevole questo atto appare anche a chi non del mestiere privo di ogni fondamento.

Come avrebbe potuto una donna disarmata e minuta resistere ad un pubblico ufficiale? Tanto più che come appare evidente dai filmati mancano del tutti i requisiti della violenza o della minaccia senza i quali il reato non esiste.

Come avrebbe potuto costituire interruzione di pubblico servizio l'azione di sola turbativa momentanea di un singolo atto, ossia l'uccisione del povero animale, non certo dell'intera operativiotà del corpo di guardie forestali. Caratteristica anche questa che rende il reato inesistente.

Come può rappresentare istigazione a delinquere l'azione di una singola persona in lungo semi isolato? Il reato a nostro avviso non esiste.

Come può esserci stata diffamazione? Ai danni di chi tale condotta sarebbe stata perpetrata? La diffamazione si configura nell'assenza del destinatario delle offese quindi chi sarebbe stato offeso e a che titolo? Forse ci si riferisce alle parole concitate rivolte all'agente? Spiacevoli si, ma non diffamanti; forse ingiuriose e l'ingiuria non è più un reato.

Infine come avrebbe potuto commettere inosservanza di provvedimenti delle autorità se tali provvedimenti non erano a lei destinati? Esiste un documento dove a Barbara, soggetto ben identificato, è stato detto di fare o non fare qualcosa? No. Il reato non sussiste perchè il provvedimento era di abbattere il povero animale non di impedire a Barbara di avvicinarsi.

 

Ecco tutto quanto sopra basterebbe di per sè a rendere la misura dell'infondatezza di questa azione che ha con se i tratti di un'intimidazione. Questa denuncia è ancora più odiosa perchè vuole spaventare, dissuadere, disincentivare dall'esercizio della difesa del più debole, del dissenso. In un tentativo di appiattire tutto su un comune ed approssimativo senso dell'ordine precostituito.

A noi questo non piace, noi abbiamo il diritto di manifestare dissenso, di opporci legalmente al compimento di azioni immorali. Abbiamo il diritto di pretendere che le nostre posizioni siano ascoltate e non derubricate come spesso accade a capricci di animalisti perditempo.

Noi siamo con Barbara e chiediamo che il procedimento venga archiviato senza ulteriori conseguenze e spese per questa donna coraggiosa e forte che si è opposta con la sola forza della compassione ad un uomo con un fucile in mano.

 

ASSOCIAZIONE INO

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