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DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - portavoce dei Disarmisti esigenti

 

Il documento che segue va completato con un documento successivo relativo all'iniziativa ad essa connesso: CHI VUOLE LA PACE NON INVIA ARMI!

 

NÈ CON PUTIN NÈ CON LA NATO

CON L'EUROPA CHE HA DISARMATO!

(non purtroppo un dato reale ma l'obiettivo che ci diamo)

Care amiche e cari amici 

partecipando alle manifestazioni di questi giorni "per la pace" possiamo notare che:

ferma restando la condanna senza riserve di chi, aggredendo militarmente, ha dato la parola alle armi , da una parte abbiamo la marea montante di coloro che chiamano pace la guerra per procura da parte della NATO che, a ben vedere, ha scagliato l'Ucraina contro lo Stato russo;

dall'altra, a sinistra, abbiamo gli irriducibili che confondono la follia putiniana con gli interessi della Russia ("E' la NATO la vera guerrafondaia; Putin non aveva altra scelta per difendersi che invadere l'Ucraina").

E la corrente dell'Europa di pace che promuove il dialogo? Eccoci qua pronti a "fare rete"! E a sostenere, per evitare il peggio, i mediatori intelligenti: in questo momento il Vaticano e la Cina più di altri, in attesa della discesa in campo dell'ONU...

Segnaliamo, per un supporto attivo, anche la manifestazione nazionale del 5 marzo a Roma, che consente di partecipare con piattaforme autonome. 

(Un supporto critico perchè dalle parole d'ordine indicate dalla convocatrice RIPD sono "spariti" i seguenti punti: il no a fornire armi all'Ucraina, la revisione del ruolo della NATO nel continente, la messa al bando delle armi nucleari).

Qui di seguito il testo che proponiamo di sottoscrivere, che può essere considerato anche una "aggiunta nonviolenta" alla mobilitazione del 5 marzo.

Abbiamo consegnato le seguenti frasi ad Angelica Romano, di "Un ponte per...", con la delega a rappresentarci dal palco:

"E' il momento non di dividersi su logiche identitarie (tribali), di rinfocolare le mentalità imperiali e i blocchi militari fomentatori di guerre.
Con annessa corsa agli armamenti anche nucleare, verso il baratro di nuovi euromissili ipersonici consegnati al controllo della Intelligenza artificiale.
E' il momento, al contrario, di unirsi, contro le minacce nucleari e climatiche, e le disuguaglianze sociali, noi popoli europei per cominciare, sui problemi comuni dell'Umanità, sul fare la pace con la Natura. 
Attraverso la conversione ecologica, la transizione energetica rinnovabile e l'eco-giustizia, sulla quale ad esempio Papa Francesco insiste coraggiosamente nel richiamarci..."
 

Per quella data (5 marzo dalle ore 18:00) ci confronteremo online, chi vuole. Scambieremo idee su come integrare il pacifismo "specialistico" con il programma costruttivo della "pace con la Natura"...

Link zoom   

https://us02web.zoom.us/j/85811695144?pwd=ZWhad3JrdGp0V25hVWRWUW4xRFIrZz09 

ID: 858 1169 5144 

Codice di accesso: 2022

Un caro saluto con l'invito ad attivarsi e non mollare!

 

ADERIAMO AL DIGIUNO DI PAPA FRANCESCO PER LA PACE CON LA NATURA, PER LA PACE IN EUROPA 

L’escalation bellica in Ucraina ha subito una accelerazione drammatica dopo la decisione di Putin, che condanniamo senza riserve, di invadere con i carri armati il territorio del Paese confinante con lo Stato russo.

L’autocrate da Mosca brandisce addirittura l’arma nucleare e il gesto - “inconcepibile” secondo il segretario generale dell’ONU - rischia di marcare una via di non ritorno sulla strada di una nuova Guerra fredda, da scongiurare, di cui anche l’Occidente con il mantenimento e l’espansione della NATO porta però responsabilità.

Le sottoscritte e i sottoscritti, nel solidarizzare con le vittime popolari della guerra, esprimono l’accorata convinzione che bisogna evitare ulteriori escalation, fermare i combattimenti sul campo e agire innanzitutto, da parte di istituzioni e cittadinanza attiva europea, e da parte di ogni formazione della società civile (quelle religiose!), per ridare la parola ai negoziati, per i quali esiste sempre spazio, tanto più se si è capaci di soluzioni creative nella logica del win-win.

Le parti in conflitto dovrebbero riconoscere che esiste un nemico comune dell'intera umanità che incombe: la crisi climatica ed ecologica, intrecciata con la minaccia del nucleare militare e civile. Per questa ultima segnaliamo il rimedio della proibizione giuridica delle armi nucleari già entrata in vigore e da concretizzare con la eliminazione effettiva degli ordigni atomici, inclusi quelli dispiegati sul suolo europeo.

Collaborare nella denuclearizzazione e nella conversione energetica ed ecologica per sconfiggere insieme il “Generale Permafrost” – il metano intrappolato nel terreno ghiacciato in gran parte in Siberia che sta per sciogliersi - potrebbe salvaguardare tutti i popoli del Pianeta che vivono sotto l’incubo di un riscaldamento globale incontrollabile.

Con questo spirito aderiamo alla “Giornata di digiuno e preghiera” indetta da Papa Francesco il 2 marzo e alla volontà di mediazione e riconciliazione che la informa.

Auspichiamo che ovunque sorgano iniziative di base* per sostenerla e per appoggiare un dialogo tra le comunità umane attualmente in conflitto. Uniamoci all’appello del Papa a tutti i popoli “affinché si fermi subito la follia della guerra, affinché possa scoppiare la pace”: noi, in sintonia con l’enciclica “Laudato Si’”, la designamo anzitutto come necessaria, preliminare e universale “pace con la Natura”.

* A Milano, ad esempio, ci si vede per un presidio informativo dalle ore 13:00 alle ore 15:00 davanti alla Stazione di Porta Genova

 

Primi firmatari:

Alfonso Navarra e Luigi Mosca (Disarmisti esigenti) - Mario Agostinelli (Energia Felice) -Antonia Sani e Patrizia Sterpetti (WILPF Italia) - Massimo Scalia (fisico  - Università La Sapienza Roma) - Francesco Lo Cascio (presidente Consulta per la pace di Palermo) - Pola Natali (Lega per il disarmo unilaterale) - Ennio Cabiddu (LDU Sardegna) - Oliviero Sorbini ( Federazione media ambientalisti) - Daniele Barbi (Comitato antinucleare Treviri) - Massimo Aliprandini e Mario di Padova (Lega obiettori di coscienza) - Giuseppe Farinella (Kronos Pro Natura)- Andrea Bulgarini (Mondo senza guerre e senza violenza) - Sabina Santovetti  (Extinction Rebellion) - Federico Butera (Osservatorio sull'attuazione del PNNR) - Paolo Candelari (MIR) - Piercarlo Racca (Movimento nonviolento) - Cosimo Forleo (Scuola per la Repubblica)            

Aderisce la Consulta per la Pace, la nonviolenza, i diritti umani, il disarmo. Comune di Palermo   

più contatti in attesa di conferma....

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Vi sono momenti in cui critiche e distinguo devono essere messi in secondo piano ed è opportuno convergere in piazza, considerata oltretutto la possibilità di mantenere l'autonomia delle proprie posizioni... 

SABATO 5 MARZO MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER LA PACE A ROMA

 

Roma, sabato 5 marzo 2022
ore 13:30 partenza da Piazza della Repubblica,
ore 14:30 arrivo a Piazza san Giovanni in Laterano e palco fino alle 17:00
 
Contro la guerra, cambia la vita
Dai una possibilità alla pace
 
Bisogna fermare la guerra in Ucraina. Bisogna fermare tutte le guerre del mondo.
 
Condanniamo l’aggressione e la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Vogliamo il “cessate il fuoco”, chiediamo il ritiro delle truppe.
 
Ci vuole l’azione dell’ONU: disarmo e neutralità attiva.
 
Dall’Italia e dall’Europa devono arrivare soluzioni politiche, non aiuti militari.
 
Protezione, assistenza, diritti alla popolazione di tutta l’Ucraina, senza distinzione di lingua e cultura.
 
Siamo con la società civile, con le lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra con la nonviolenza.
 
No all’allargamento della NATO. Sì alla sicurezza condivisa.
 
Vogliamo un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali.
 
Costruiamo ponti e solidarietà tra i popoli, non con le armi ma con la democrazia, i diritti, la pace.
 
Basta armi, basta violenza, basta guerra!
 
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INIZIATIVA 

CHI VUOLE LA PACE NON INVIA ARMI 

(IN CONTINUITA' CON NO GUERRA NO SANZIONI DI CUI ALL'APPELLO SUL LINK: nonsiamoinguerra-nosanzioni - Petizioni.com )

Uniamoci con Papa Francesco nel proclamare: OGGI NON CI SONO GUERRE GIUSTE!

Diamo voce alla maggioranza del popolo italiano!

Non riforniamo militarmente i belligeranti che combattono in Ucraina rischiando oltretutto l'escalation nucleare.

Il parlamento italiano non voti l'aumento delle spese militari deciso dalla NATO e ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari.

Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace.

Indirizziamoci invece verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto facendo intervenire l'ONU!

E, come "aggiunta nonviolenta":

Sosteniamo obiettori e disertori sia russi che ucraini.

 

PACE SIGNIFICA ANCHE PANE!

Alfonso Navarra – Antonia Sani - Luigi Mosca - Moni Ovadia - Antonino Drago - - Antonella Nappi, Ennio Cabiddu, Daniele Barbi, Oliviero Sorbini, Vittorio Pallotti ... e altre/i

 

VOLANTINO DISTRIBUITO IL 5 NOVEMBRE 2022 ALLA MANIFESTAZIONE "EUROPE FOR PEACE" DI ROMA

DIAMOCI APPUNTAMENTO, NOI DEL 5 NOVEMBRE, PER CONTESTARE IL VOTO SULL’INVIO DELLE ARMI A KIEV!

Stiamo, oggi 5 novembre, manifestando perché tacciano le armi e l’ONU intervenga per arrivare a una tregua tra i combattenti, propedeutica a negoziati di pace. Molto bene. È positivo il tentativo di riportare il tema della pace al centro del dibattito pubblico. Non può, infatti, essere ignorato il contesto politico-culturale per il quale, in Italia (ma anche per lo più nel resto d’Europa) il solo parlare di pace è tacciato di filoputinismo!

Per essere coerenti e conseguenti adesso è giusto che ci riconvochiamo, con la stessa logica e la stessa forza, per evitare che, dall’Italia, si getti benzina sul fuoco della guerra. Se ci battiamo perché le armi non sparino è doveroso battersi perché non siano passate a chi le usa per sparare. Siamo contro la guerra e quindi siamo contro a che degli esseri umani si sparino l’uno contro l’altro, a prescindere dalle ragioni e dai torti reciproci. Anche se le ragioni fossero tutte da una parte e i torti tutti dall’altra.

Oggi non ci sono più guerre giuste, ci ricorda lo stesso Papa Francesco. Per due motivi: 1) perché qualsiasi impiego di armi oggi danneggia più gli innocenti estranei che gli implicati direttamente nel conflitto e danneggia la Terra, cioè il corpo vivente di tutti; 2) perché esiste l’alternativa efficace dei metodi di resistenza nonviolenta. Quindi è la guerra in sé l’aggressore che ci aggredisce tutti. E dobbiamo boicottarla in tutti i modi (nonviolenti) possibili. Per altruismo ed anche per egoismo: abbiamo capito che è in gioco la nostra stessa pelle se scattano escalation mal guidate…

Le armi tacciano, perciò non siano apparecchiate per chi dà loro la parola. Non le si fornisca ai russi e nemmeno le si fornisca all’esercito ucraino, che non siamo affatto obbligati a sostenere se vogliamo sostenere il popolo ucraino. La differenza, ci segnalano i sondaggi, il popolo italiano l’ha colta, quando per il 75% manifesta contrarietà al coinvolgimento armato anche indiretto dell’Italia nella guerra in corso.

Quando allora dovremmo rivederci in piazza per contestare un voto parlamentare per nuovi aiuti militari all’Ucraina? È possibile più presto di quanto non ci immaginiamo. Forse prima del 1° gennaio 2023, data in cui dovrebbe scadere la prassi instaurata dal governo Draghi: provvedimenti segretati a conoscenza solo del COPASIR. Stando alle parole del nuovo ministro della difesa Crosetto i nuovi eletti potrebbero essere presto chiamati a dimostrare con un voto l’”unità nazionale” sulle armi a Kiev.

All’”unità nazionale” dei partiti noi possiamo rispondere con l’”unità popolare” che va a fare sentire la sua voce sotto Montecitorio e Palazzo Madama. La ragione ci sembra chiara. Non vogliamo alimentare il mostro orrendo della guerra! Non un cannone, non un soldo, non un soldato per essa! L’umanità deve porre fine alle guerre o saranno le guerre, sarà questa guerra, a porre fine all’umanità! Dobbiamo essere pronti per questa mobilitazione, che attiveremo quando l’agenda del nuovo governo Meloni sarà esplicitata. Ogni soggetto, individuale e collettivo, ci arrivi con le proprie posizioni nonviolente. Convergiamo rispettando le nostre differenze!

Per quanto ci riguarda, Disarmisti esigenti & partners, andremo in quell’occasione in piazza con la stessa piattaforma riconoscibile con la quale partecipiamo a questo 5 novembre: stop, appunto, all'invio di armi, fine delle sanzioni, disarmo atomico a partire dalla ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari con il conseguente ritiro dalla condivisione nucleare NATO, apertura di spazi percorribili per la soluzione politica, lotta per lo scioglimento dei blocchi militari, e immediata connessione tra “fine del mese” e “fine del mondo”. La lotta alla guerra, in parole povere, va agganciata alle conseguenze in termini di crisi economica e deterioramento delle condizioni di esistenza, carovita e carobollette, crisi energetica e crisi alimentare.

Ma, ripetiamo, ognuno si faccia vivo e presente con le sue parole d’ordine, sotto i Palazzi del Potere! Quanti saremo? Basterebbe un decimo, addirittura un centesimo, di questa manifestazione del 5 novembre per cominciare a costruire una storia diversa (dalle solite manipolazioni politiche di cui il movimento spesso finisce vittima)! Se siete d’accordo potete subito scrivere a: coordinamentodisarmisti – cell. 340-0736871 Potete trovarci da subito in presenza dietro questo striscione: OGGI NON CISONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO) (Pza Repubblica, angolo via Romita, vicino ex Planetario, ore 11:30):

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DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - PORTAVOCE DEI DISARMISTI ESIGENTI

MILANO 30 OTTOBRE 2022

AGGIORNAMENTO IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 5 NOVEMBRE 2022

Ci sembra importante, prima di svolgere i nostri ragionamenti, citare il dubbio sulle sanzioni contro la Russia che propone Papa Bergoglio nei suoi inviti a "percorrere l'utopia della pace" (Angelus del 24 marzo 2022):

“La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali”.

Con questo spirito, invitando i giovani a "fare chiasso", Papa Francesco è stato di fatto l'ispiratore della mobilitazione per la pace del 5 novembre, sollecitata dal capo del M5S Giuseppe Conte e raccolta, in modo da ottenere anche l'adesione del PD, dalla coalizione pacifista "Europe for Peace":

“In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili” (Angelus del 3 ottobre 2022).

I Disarmisti esigenti partecipano a questa manifestazione che ha al centro i due punti proposti dall'appello del Papa, cioé 1) fare tacere le armi; 2) fare intervenire da mediatrice l'ONU con una conferenza internazionale sulla guerra in Ucraina; ovviamente una presenza che porterà  i contenuti della presente petizione e e che contatterà, su di essi, gli attivisti che, a decine di migliaia, scenderanno in piazza provenienti da tutta Italia. 

Ecco le scritte dello lo striscione che abbiamo scelto di portare da Milano alla manifestazione di Roma:

OGGI NON ESISTONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO)

FERMATE SUBITO I COMBATTIMENTI, INTERVENGA L'ONU

PER NEGOZIARE UNA TREGUA E PREVENIRE UNA ESCALATION NUCLEARE

CUSTODIAMO, ESSERE UMANI COOPERANTI, LA TERRA SOFFERENTE

RICONVOCHIAMOCI, QUANDO SI VOTA IN PARLAMENTO, PER PROTESTARE CONTRO L'INVIO DI NUOVE ARMI ALL'ESERCITO UCRAINO

NONVIOLENZA

Come si vede, un punto su cui lavoreremo all'interno del corteo è l'invito agli attivisti partecipanti di riconvocarsi sotto i palazzi del Potere: Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama. Ne basterebbe uno su cento, 1.000 persone su 100.000! - con obiettivi precisi e coerenti per quando, appunto, il nuovo governo Meloni, emerso dalle elezioni del 25 settembre, porrà ai voti parlamentari l'invio di nuove armi all'esercito ucraino. Sarebbe opportuno che la protesta, in quella occasione, riguardasse anche lo stop ad altre sanzioni, la riduzione delle spese militari, la ratifica del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari. 

Fateci sapere, a livello individuale o associativo, se siete disponibili, per questa mobilitazione in presenza contro l’invio di armi a Kiev (e per un suo allargamento ai temi sanzioni, spese militari e TPAN): 1)     A contattarci direttamente il 5 novembre 2)    Ad un incontro on line a due voci da concordare (ogni soggetto quando e come vuole); 3)     Ad un incontro collettivo che indiciamo domenica 13 novembre alle ore 17:00 su piattaforma Google Meet 

meet.google.com/hke-wexi-dde

Per contattarci il 5 novembre a Roma  siamo dietro lo striscione sopra citato che apriamo alle 11:30 all’ex Planetarium (Piazza Repubblica angolo via Romita) 

Il 6 novembre siamo alla Assemblea che a Roma prepara lo sciopero generale contro la guerra del 2 dicembre presso THE HIVE HOTEL. via Torino, 6 (Zona Stazione Termini), con inizio alle ore 10:00

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DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - PORTAVOCE DEI DISARMISTI ESIGENTI

MILANO 19 SETTEMBRE 2022

Si propone di inviare il seguente appello, su cui raccogliere adesioni online, ai capi di partito delle liste impegnate nella campagna per il voto del 25 settembre, diciamo una settimana prima, max il 20 settembre.

Se convochiamo, in altre città come a Milano, manifestazioni il 26 settembre, giornata ONU contro le armi nucleari, con l’invito alla partecipazione di politici sensibilizzati, potrà essere letto in esse nel contesto della reiterazione della richiesta della ratifica del TPAN da parte dell’Italia.

Un passo successivo, emerso dall'iniziativa del 26 settembre, sarà la proposizione dell'appello come lettera ai nuovi deputati eletti dal voto per la XVIII Legislatura, senza farsi illusioni sulla recettività alle nostre proposte che può scaturire da una offerta politica che ha espresso una legge elettorale come il Rosatellum (e che non si è peritata di abrogarla nella XVII Legislatura).

Il tema delle sanzioni non va trascurato perché la stessa stampa mainstream avverte che si sta preparando una esplosione sociale, come a Praga (70mila persone sono scese in piazza il 3 settembre), nel momento in cui arriveranno le prossime bollette e comunque saranno chiari gli effetti di rovina economica (inflazione e recessione) delle sanzioni, cioè della guerra globale economica che si è deciso di affiancare al conflitto militare in Ucraina.

C’è bisogno di un riferimento ecopacifista (per così dire rosso-verde e di sostanza, non puramente retorico) per la gente impoverita e spaventata, perché nel contesto politico che viviamo è facile che le mobilitazioni tipo forconi/gilet gialli che si prospettano siano alla fine strumentalizzate dalla destra estrema, in un clima politico che la favorisce.

Il problema è: grazie al nostro disinteresse dobbiamo permettere che l’opposizione popolare alla guerra, non rappresentata coerentemente da alcuno (proprio il mancato riferimento alle sanzioni ce lo dimostra), che dovrebbe naturalmente avere connotazioni e sbocchi democratici e progressivi, finisca invece nelle mani delle destre e vada ad alimentare nuove guerre di civiltà (contro l’Islam e contro la Cina), secondo lo spirito non domo ma crescente del trumpismo mondiale?

E' logico e facile prevedere che si cercherà un capro espiatorio per il collasso sociale che le élites ci stanno predisponendo. La bilancia dell’opinione pubblica può pendere individuando Putin e i nemici dell’Occidente oppure, al contrario, come è giusto, la guerra e la logica della potenza, da superare. Quell’oppure dipende anche da come, noi "avanguardie sociali", sapremo organizzarci, lavorare, mobilitarci, a partire da subito…

Un interlocutore importante possono essere le organizzazioni sindacali che hanno dato vita, l'8 maggio 2022, allo sciopero generale contro la guerra e contro l'economia di guerra. Sono scese in piazza in varie città italiane (Roma, Milano...) contro l’invio di armi e l’escalation militare, contro i tagli alla spesa pubblica e alle condizioni salariali, per la garanzia di un reddito dignitoso per tutte e tutti. Mancava però un obiettivo esplicito per la revoca delle sanzioni energetiche. Il prossimo sciopero generale potrà rimediare! Esso è stato convocato per il 2 dicembre e questo appello potrà servire - si spera - a risvegliare le dirigenze sindacali. 

Ma bisogna proporre un approccio radicale e risolutivo, non solo richiami a forme di lotta (lo sciopero, l'autoriduzione delle bollette), che oltretutto presi a sé possono suonare persino demagogici. La soluzione vera rispetto al caro bollette non sta, come già propongono i vertici UE, nel tassare gli extraprofitti - oltre ad altre misure derivate e secondarie, tipo il price cap - ma nel revocare le sanzioni, determinanti nel panorama odierno. Non dimenticando di promuovere nella pratica, nelle iniziative territoriali di autodifesa collettiva, la diffusione dell’ALTERNATIVA RINNOVABILE!

 

 

POST SCRIPTUM DEL 28 SETTEMBRE 2022

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La prima - e fino ad adesso disgraziatamente unica - manifestazione contro le sanzioni economiche (in particolare energetiche) alla Russia si è tenuta il 26 settembre, Petrov Day, giornata ONU contro le armi nucleari. L’abbiamo organizzata, dalle ore 17:00 alle ore 19:00, a Milano, in piazzale Stazione di Porta Genova, noi Disarmisti esigenti, insieme alla Lega Obiettori di Coscienza e a Mondo senza guerre e senza violenze. L’abbiamo chiamata, nella sua forma espressiva, “dialogo e risveglio”: non abbiamo, alcuni di noi più di altri, la presunzione di rivoluzionare l’anima dei soggetti popolari. Intendiamo invece fare riflettere i cittadini maggiormente consapevoli che i loro valori magari non coincidono con quelli degli idealisti nonviolenti (l’I Care di Don Milani non è sicuramente al primo posto per tutti) ma nemmeno, a livello di massa, sono quelli avidi e super competitivi della élite dei super potenti, cioè l’accumulazione senza limiti di ricchezza e potere.

Come mai questo collegamento tra disarmo e economia, che a prima vista può apparire strano e azzardato, addirittura funambolico?  E, ancora più difficile e complesso, con l’ecologia, come testimoniato anche dalla mostra su energia e clima con poster su pannelli che abbiamo esposto? (...) La spiegazione sul no alle sanzioni nel Petrov Day, sta nel nesso tra guerra militare in Ucraina e conflitto economico globale incarnato dalle sanzioni contro la Russia (...). Il tema delle sanzioni, che per primi abbiamo sollevato in una iniziativa pubblica in presenza, tra la gente, diventa, a nostro parere, decisivo se si vuole dare uno sbocco appropriato alle proteste che esploderanno in seguito all'aumento dei prezzi dell'energia, le cui dinamiche speculative vanno appunto agganciate all’intreccio che abbiamo individuato tra conflitto militare localizzato e guerra economica globale. (...) Per ottenere l’alternatività efficace una pista di lavoro che proponiamo è inserire nello sciopero generale del 2 dicembre, convocato dalle organizzazioni sindacali di base, appunto la revoca delle sanzioni che deve diventare anche lo sbocco appropriato e risolutivo di una campagna di autoriduzione delle bollette (al posto dei diversivi demagogicamente attraenti ma inattuabili del “tetto al prezzo del gas” e degli “extraprofitti da tassare”). 

L'azione nonviolenta è stare dentro la resistenza popolare che si svilupperà per sopravvivere alla crisi offrendo la soluzione di una Italia che lavori per la pace invece di affiancarsi alla NATO nella guerra contro la Russia con misure rigettate, secondo tutti i sondaggi, dalla maggioranza degli italiani: l’invio delle armi allo Stato ucraino, l’aumento delle spese militari al 2% del PIL, le sanzioni contro la Russia… Nei prossimi giorni le fasce deboli della società lotteranno letteralmente per sopravvivere. L'antifascismo, in questa situazione, non sarà occupare le scuole o qualsiasi altro tipo di edificio per contestare il voto popolare (per quanto da noi mal giudicato visto il successo delle forze post-fasciste) ma fare capire, per dirla con uno slogan, che “pace significa pane”. A spiegare questa verità tra le moltitudini popolari dovrebbe servire la convergenza degli attivisti sociali che si propongono per un ruolo di animazione, di stimolo, di riferimento solido e organizzato.

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 ABSTRACT DELL'APPELLO (versione sintetica pubblicabile su quotidiani e settimanali cartacei)

SALVIAMO LA TERRA - BLOCCHIAMO LA GUERRA

Revochiamo le sanzioni energetiche contro la Russia che ci separano dalla pace.

Indirizziamoci verso la soluzione negoziata e cooperativa del conflitto!

Abbiamo elaborato il presente appello a favore della abrogazione unilaterale delle sanzioni alla Russia, interpretando la precisa volontà in questo senso della maggioranza del popolo italiano: 53%, secondo gli ultimi sondaggi. Si tratta di una opinione pacifista inascoltata e disattesa nelle decisioni politiche, governative e parlamentari, seppure, per l'appunto, maggioritaria. Allo stesso modo non sono esauditi a livello di politiche istituzionali, che si pretendono democratiche, i temi collegati, sui quali gli italiani hanno una opinione maggioritaria riconosciuta o addirittura indiscutibile, del non inviare armi all'Ucraina, della riduzione delle spese militari, del disarmo "atomico" e della denuclearizzazione attraverso la ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari, il rifiuto di nuovi euromissili, il rispetto dei referendum dei 2011 sui beni comuni (acqua pubblica e no all'energia nucleare). 

Lo lanciamo – l’appello – per l’intanto a livello nazionale rivolgendoci a associazioni, movimenti e singoli cittadini al fine di esercitare pressioni sulle forze politiche, dentro e oltre la campagna elettorale in corso in Italia, affinché desistano dal proseguire sulla strada pericolosa di affiancare una guerra economica ad una guerra militare per procura. Una strada che le nostre élites hanno imboccato con riflessi automatici di fedeltà atlantista distruttivi ed autodistruttivi.

La necessità di una mobilitazione ampia per opporsi alle sanzioni e alla rovina cui, con ogni evidenza, conducono va riconosciuta in nome innanzitutto della pace, che esige la cessazione di ogni aiuto militare all’Ucraina, al di là di ogni considerazione sulla sua efficacia contingente sul campo, e pur nella condanna della aggressione militare decisa da Mosca e nella solidarietà da non fare mancare, come ci ricorda Papa Francesco, alle sofferenze del popolo ucraino.

L’Europa, sollecitata dall’Italia, potrebbe essere indotta ad una inversione a U rispetto alla direzione della lunga guerra per procura che ha intrapreso, per indirizzarsi invece a un lavoro di ricostruzione diplomatica delle condizioni della pace e della stabilità. Andrebbero rimessi al centro i negoziati diplomatici (da dove erano stati interrotti: i protocolli di Minsk) insieme a una nuova riflessione sulla sicurezza dell’area da compiersi di concerto con Mosca, mai dimenticando i diritti di Kiev (nella complessità delle questioni in campo, considerando ad esempio i problemi delle popolazioni russofone fuori dalla Russia).

In nome della pace, quindi; ma anche, per quanto riguarda italiani ed europei:

- Della difesa del potere d’acquisto e dei livelli occupazionali, rifiutando di pagare e subire i costi delle politiche “atlantiche”, consentendo l’azzeramento degli aumenti, anche speculativi, nelle bollette di luce e gas

- della salvavaguardia degli equilibri ecologici globali, pregiudicati dalle distruzioni sul campo foriere di inquinamenti che possono investirci direttamente (gli accordi di Parigi sul clima saltano fisicamente per le vicende ucraine, ma c'è anche il rischio di una possibile contaminazione radioattiva da ZaporizhJa)

- del ripristino di un minimo di correttezza informativa e di pluralismo democratici, estromessi dai media mainstream asserviti alle élites dominanti. Siamo o non siamo in guerra? Se lo siamo lo dicano almeno apertamente e ci parlino con chiarezza della mobilitazione e dei sacrifici che ci vengono eventualmente richiesti!

Poiché, fino a prova contraria, la guerra contro la Russia non è stata dichiarata, e – a parole - si starebbe praticando da parte italiana solo un sostegno alla resistenza ucraina, ecco che pensiamo si debba fare a Vladimir Putin – sempre chiamando in causa con rispetto Zelensky - un discorso molto semplice, chiaro e dialogante.

Noi italiani con il nostro Stato non siamo in guerra con te e soprattutto con il tuo popolo, ma vogliamo proporci come mediatori di pace in questo conflitto insensato con l’Ucraina, per far sì che smetta di minacciare il mondo intero. Siccome,  contro la cultura del nemico, consideriamo l’energia “terreno di cooperazione tra i popoli", ti proponiamo di continuare a venderci la medesima quantità di petrolio e gas allo stesso prezzo che facevi prima. Poiché siamo intenzionati a rispettare gli accordi di Parigi sul clima che tutto il mondo, compresa la tua Russia, ha firmato, è ovvio che, perseguendo l’obiettivo della decarbonizzazione, usciremo dai combustibili fossili e quindi ne consumeremo sempre di meno. I soldi che dovremmo risparmiare per questo minor consumo tendente allo zero li mettiamo in un fondo per aiutare voi ed insieme gli ucraini a decarbonizzare, come avete deciso nelle varie COP che discutono come attuare Parigi. Quello che ti proponiamo è, per l’intanto su questo aspetto, di lavorare insieme (insieme anche agli ucraini) per fare la pace con la Natura, il compito principale della intera Umanità oggi, per salvare l’ecosistema terrestre che sta bruciando. Il lavoro comune per la decarbonizzazione contribuirà allo sviluppo della pace tra gli uomini, di una comunità mondiale che pratichi la fratellanza/sorellanza: impariamo a percorrere il cammino della nonviolenza laddove le attività militari devono diventare tabù”.

Hanno firmato al momento (in attesa di risposte da vari contatti che abbiamo avviato):

Alfonso Navarra – Antonia Sani - Luigi Mosca - Moni Ovadia - Alex Zanotelli - Angelica Romano - Patrizia Sterpetti - Luciano Benini - Antonino Drago  - Antonella Nappi

Massimo Aliprandini - Antonio Amoruso - Daniele Barbi - Ennio Cabiddu - Sandra Cangemi - Tiziano Cardosi - Sandro Ciani - Beppe Corioni - Mario Di Padova – Alfonso Di Stefano - Giuseppe Farinella - Cosimo Forleo - Abramo Francescato – Angelo Gaccione - Marco Paolo Giorgino - Teresa Lapis – Roberto Maggetto - Giuseppe Natale - Franca Niccolini - Rosa Omodei - Elio Pagani - Renato Ramello - Valentina Ripa - Fabio Strazzeri - Marco Zinno

 

 

L’Europa, sollecitata dall’Italia, potrebbe essere indotta ad una inversione ad U rispetto alla direzione della lunga guerra che ha intrapreso, per indirizzarsi invece a un lavoro di ricostruzione diplomatica delle condizioni della pace e della stabilità. Andrebbero rimessi al centro i negoziati diplomatici (da dove erano stati interrotti: i protocolli di Minsk) insieme a una nuova riflessione sulla sicurezza dell’area da compiersi di concerto con Mosca, mai dimenticando i diritti di Kiev (come pure, nella complessità delle questioni in campo, i problemi delle popolazioni russofone fuori dalla Russia).

In nome della pace, quindi; ma anche, per quanto riguarda italiani ed europei:

-     Della difesa del potere d’acquisto e dei livelli occupazionali, rifiutando di pagare e subire i costi delle politiche “atlantiche”, consentendo l’azzeramento degli aumenti, speculativi o meno, nelle bollette di luce e gas

-     della salvavaguardia degli equilibri ecologici globali, pregiudicati dalle distruzioni sul campo foriere di inquinamenti che possono investirci direttamente (gli accordi di Parigi sul clima saltano fisicamente per le vicende ucraine, ma c'è anche il rischio di una possibile contaminazione radioattiva da ZaporizhJa)

-      del ripristino di un minimo di correttezza informativa e di pluralismo democratici, estromessi dai media mainstream asserviti alle élites dominanti. Siamo o non siamo in guerra? Se lo siamo lo dicano almeno apertamente e ci parlino con chiarezza della mobilitazione e dei sacrifici che ci vengono eventualmente richiesti!

Poiché, fino a prova contraria, la guerra contro la Russia non è stata dichiarata, e – a parole - si starebbe praticando da parte italiana solo un sostegno alla resistenza ucraina, ecco che pensiamo si debba fare a Vladimir Putin – sempre chiamando in causa con rispetto Zelensky - un discorso molto semplice, chiaro e dialogante. Possibilmente costruendo il presupposto che questo discorso lo renda credibile: un piano italiano, e anche di un piano europeo, –condiviso e costruito con tutti gli interlocutori economici, commerciali e industriali dei Paesi dell’Unione – che indichi chiaramente qual è il beneficiario della transizione energetica: non, come adesso, le grandi multinazionali, ma i cittadini, gli utenti e i lavoratori. E, infine, che metta in discussione il modello economico generale: basta affidare in buona misura ai mercati finanziari, e alla loro vocazione speculativa, le politiche dell'energia e la determinazione dei prezzi delle materie prime e dei prodotti e servizi energetici. Sarebbe proprio così strano pensare che i prezzi siano oggetto invece di una programmazione e di una pianificazione pubblica su scala europea?

Con questi impegni perseguiti nelle politiche concrete, ecco cosa potremmo proporre a Putin: -    

Noi italiani con il nostro Stato non siamo in guerra con te e soprattutto con il tuo popolo, ma vogliamo proporci come mediatori di pace in questo conflitto insensato con l’Ucraina, per far sì che smetta di minacciare il mondo intero. Siccome consideriamo l’energia “terreno di cooperazione tra i popoli, contro la cultura del nemico, ti proponiamo di continuare a venderci la medesima quantità di petrolio e gas allo stesso prezzo che facevi prima. Poiché siamo intenzionati a rispettare gli accordi di Parigi sul clima che tutto il mondo, compresa la tua Russia, ha firmato, è ovvio che, perseguendo l’obiettivo della decarbonizzazione, usciremo dai combustibili fossili e quindi ne consumeremo sempre di meno. I soldi che dovremmo risparmiare per questo minor consumo tendente allo zero li mettiamo in un fondo per aiutare voi ed insieme gli ucraini a decarbonizzare, come avete deciso nelle varie COP che discutono come attuare Parigi. Quello che ti proponiamo è, per l’intanto su questo aspetto, di lavorare insieme per fare la pace con la Natura, il compito principale della intera Umanità oggi, per salvare l’ecosistema terrestre che sta bruciando. Il lavoro comune per la decarbonizzazione contribuirà allo sviluppo della pace tra gli uomini, di una comunità mondiale che pratichi la fratellanza/sorellanza: impariamo a percorrere il cammino della nonviolenza laddove le attività militari devono diventare tabù”.  

 

 

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