COVID19 FUORI I NUMERI

Negli ultimi decenni, la sanità pubblica è stata smantellata da tutti i governi, di qualsiasi colorazione politica.

Non c’è bisogno di essere medici o infermieri per sapere che le terapie intensive e le zone di “intensive care” siano diminuite rispetto al passato; quel che è peggio, è che mancano pure gli specialisti per gestirle, quand’anche se ne volesse aumentare velocemente il numero di unità.

La Pandemia da Covid è indubbiamente molto grave, e ancora c’è molto da studiare, ma si inizia a capire quali siano gli individui più vulnerabili, non solo in funzione dell’età, ma anche delle varie patologie accessorie.

Le persone che necessitano di un ricovero in intensive care o nelle rianimazioni, rispetto ai contagiati, fortunatamente, sono percentualmente poche; queste strutture, tuttavia, sono indispensabili in egual misura per chi soffre di altre patologie, per chi esce da interventi chirurgici importanti, per chi ha subito gravi incidenti.

D’accordo, il covid è contagioso; abbiamo più contagiati, più ammalati, più ammalati gravi, di conseguenza, cresce la necessità di ricovero nelle terapie intensive, e si rende quindi necessario un maggior numero delle stesse e di adeguati specialisti.

Una volta ce n’erano senza dubbio di più; adesso mancano, e neanche hanno pensato a incrementarle in modo adeguato tra maggio e settembre (c’era tutto il tempo necessario e si sapeva di una possibile seconda ondata).

Gli ospedali rischiano così di saturarsi di ammalati di covid, soprattutto le terapie intensive; ma non dimentichiamo che ogni ospedale prende una bella cifra giornaliera per ogni ricoverato affetto da covid. E nessuno può negare che sta aumentando notevolmente il numero di decessi per altre patologie, in quanto gli ospedali sono stati costretti a fare una scelta.

Nessuno, però, ci dice quale sia l’incremento di decessi attuale e futuro per tutte le altre malattie che non vengono adeguatamente curate, e quale sia la previsione di decessi, ad esempio, per molti ammalati oncologici che non vengono trattati.

Considerando che il dovere di ogni medico è quello di adoperarsi per salvare vite, è necessario chiederci se le soluzioni che stiamo adottando per salvare i malati gravi di covid siano quelle giuste; non scordiamoci che sono una delle conseguenze della carenza di strutture smantellate negli ultimi decenni.

Diciamolo con parole dure ma comprensibili: per curare un certo numero di ammalati gravi di covid, devo trascurare, e probabilmente sacrificare, molti altri pazienti che nessuno vuole quantificare. Il numero di sfortunati (non covid), che sicuramente moriranno, potrebbeessere determinato con una buona approssimazione.

 
Una scelta per diminuire i contagi e contenere i numeri di casi gravi è stato e purtroppo è il lockdown; cioè rinchiudere le persone, con notevoli danni all’economia e alla psiche dell'individuo.

Per applicare il lockdown distruggiamo le nostre economie, ed avremo presto un ulteriore numero di morti, sicuramente molto alto. E non va dimenticato che in troppi, di sicuro non i politici e gli statali, si troveranno in condizioni d'indigenza.

C’è da chiedersi, quale sarà il risultato finale?

Non sono un esperto epidemiologo, ma non me la sento di bollare come negazionista o minimalista chi afferma che alla fine i numeri ci diranno qualcosa di molto diverso. 

Nessuno dei vari e fin troppo numerosi esperti si degna di fornirci questi dati; suppongo che i dati ci siano (altrimenti cosa ci sta a fare l'Istituto Superiore di Sanità): pretendiamo che siano resi espliciti!

Riflettete gente, usate la parte di cervello che internet e i telegiornali non vi hanno ancora anestetizzato.

 

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