rispettareireferendum

 

Il testo della petizione è seguito da una dichiarazione per "respingere l'innaturale alleanza tra nucleare e rinnovabili", dal suo inquadramento nel contesto attuale e da altra documentazione in fondo alla pagina

 
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10 ANNI DALLA VITTORIA DEI REFERENDUM SU ACQUA E NUCLEARE: CONVERGIAMO PER IL RISPETTO, DA PARTE DEL GOVERNO, DELLA VOLONTA' POPOLARE
 
Il 12 e 13 giugno 2011 la maggioranza del popolo italiano ha votato contro il nucleare e contro la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici. 10 anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria basata sulla difesa dei beni comuni e pubblici conserva e rafforza l'attualità di un impegno ad esigere il rispetto della volontà popolare.
 
Noi, espressioni del movimento antinucleare italiano, condividendo le rivendicazioni dei movimenti per l'acqua pubblica, per la nostra parte, esigiamo pertanto dal governo Draghi:
DIRETTRICE 1 LUNGO LA QUALE MUOVERSI): di completare, a livello nazionale, il recesso da ogni piano nucleare risolvendo nel modo più razionale possibile l'eredità radioattiva di una stagione infausta.
Questo significa:
a) ritirare le compagnie a partecipazione statale da ogni investimento e progetto nucleare;
b) non consentire più l'acquisto di elettricità da fonte nucleare (vedi esempio austriaco);
c) non finanziare la ricerca sulla fusione nucleare ed anche sul cosiddetto micronucleare concentrandola sulle rinnovabili; 
d) gestire la bonifica delle centrali dismesse e la sistemazione delle scorie evitando conflitti di interessi (SOGIN in primo luogo) e con strategie democraticamente organizzate capaci di ridurre il danno e i rischi su popolazioni e territori
 
DIRETTRICE 2) di battersi contro il nucleare civile e militare in ogni sede europea e internazionale.
Questo significa:
a) ratificare il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari e, sulla base di esso, recedere dalla condivisione nucleare NATO (no euromissili, no ammodernamento delle B-61, no attracco di portaerei e sommergibili nucleari nei porti italiani, no permanenza di basi nucleari NATO e USA sul territorio italiano); 
b) rifiutare una "tassonomia" europea che inserisca la fonte nucleare tra le energie pulite;  
c) premere affinché le politiche energetiche europee si indirizzino alla fuoriuscita dal nucleare;
d) anche nella COP26 il nucleare andrebbe compreso tra gli elementi climalteranti (tutte le emissioni derivanti dalle attività militari sarebbero da includere nel monitoraggio degli accordi di Parigi sul clima globale)
e) ritirarsi dall'accordo Euratom del 1957, che prevede statutariamente il sostegno all'energia nucleare.
 
Su questi obiettivi invitiamo a mobilitazioni convergenti in occasione dell'anniversario dei referendum: ribadiremo che la società ecologica della cura e della pace per la quale lavoriamo deve affermare come valore fondante della comunità un ordinamento giuridico orientato al costituzionalismo globale dei diritti dell'Umanità e della Natura.
 
 
Organizzatori: 
 
Alfonso Navarra - Disarmisti esigenti  (info e contatti: 340-0736871 - www.disarmistiesigenti.org)
 
Patrizia Sterpetti - WILPF Italia (cell. 320-7825935)
 
Primi firmatari (firme personali con qualifica esprimente ambito di impegno politico/sociale: 
 
Alex Zanotelli - missionario comboniano
Moni Ovadia - artista, ebreo contro
Mario Agostinelli e Guido Viale - Laudato Si'
Marco Bersani - Convergenza per la Società della cura
Antonia Sani - WILPF Italia
Ennio Cabiddu - Sardegna pulita
Ennio La Malfa - Accademia Kronos
Luigi Mosca - scienziato, Armes Nucleaires STOP
Daniele Barbi - comitato antinucleare di Treviri (Germania)
Antonio Mazzeo - campagna scuole smilitarizzate
Marco Palombo - attivista no war Roma
Marco Bertaglia, attivista di Extinction rebellion, formatore alla nonviolenza
Sabina Santovetti, attivista di Extinction rebellion
Laura Tussi - Peacelink
Fabrizio Cracolici - Memoria e futuro
Francesco Lo Cascio - Rete ambasciate di pace
Mario Di Padova - Lega Obiettori di coscienza
Massimo Aliprandini - obiettore di coscienza alle spese militari
Giuseppe Farinella - Il Sole di Parigi
Olivier Tourquet - Pressenza
Alessandra Mecozzi - Fiom-CGIL
Elisabetta Donini - ricercatrice su Donne e scienza
Antonella Nappi - Donne, difendiamo la salute
Pierangelo Monti e Enrico Peyretti - animatori di impegno nonviolento
Luciano Zambelli - Lega per il disarmo unilaterale
Celeste Grossi - pace, disarmo Arci Lombardia
Marco Salomone, WEEC
Enrico Gagliano, No TRIV
Roberto Brambilla, Lista Civica Italiana
Vittorio Pallotti, CDMPI
Pinella Depau - Cagliari Social Forum
 
 
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RESPINGIAMO L'INNATURALE ALLEANZA NUCLEARE-RINNOVABILI  (8 giugno 2021)
 
 
 
La lobby nucleare mondiale, rappresentata da “Nuclear for Climate”, pericolosissima per la pace e gli equilibri naturali, esiziale per la stessa sopravvivenza umana, in vista della COP 26 di Glasgow, ha adottato una tattica subdola e astuta per rientrare in gioco e rilanciarsi: si propone, nel suo position paper (rinvenibile al link: https://www.euronuclear.org/news/cop26-position-paper-netzero-nuclear/), come alleata delle energie rinnovabili per il conseguimento dell’obiettivo della decarbonizzazione. I sottoscrittori del presente appello ritengono che la profferta unitaria indirizzata agli ambientalisti, volta a giustificare gli accordi verticistici nelle varie “cabine di regie”, vada rifiutata: né i micro reattori modulari di cui ha parlato anche l’attuale responsabile del MAET Cingolani, chiamando in causa il “dibattito europeo”, né tantomeno la fusione nucleare, che resta un miraggio, cambiano i termini della questione. Che sono, nella sostanza, ancora quelli che furono, in Italia, sottoposti al voto popolare il 12 e 13 giugno 2011, subito dopo la catastrofe di Fukushima, ricevendo un responso inequivocabile: l’unica cosa certa delle tecnologie nucleari applicate massivamente, in tutte le loro declinazioni energetiche e militari, sono i rischi per la salute e per l’ambiente. Ed anche per la pace, se si comprende l’indissolubilità del legame che tiene insieme il nucleare civile con quello militare, due facce della stessa medaglia. Fino alla minaccia di autodistruzione totale per incidente o per errore di calcolo, come ad esempio dimostrato dalla guerra per falso allarme evitata da Stanislav Petrov il 26 settembre 1983. Una osservazione di fondo va fatta, che porta ad escludere ogni compromesso opportunistico: è impossibile passare ad un modello decentrato con il nucleare di mezzo perché il controllo del combustibile deve essere sottoposto a valutazioni sanitarie e addirittura militari che ne escludono un impiego a sovranità territoriale. Sulla base di questo ragionamento noi ribadiamo la necessità che in Italia sia data piena e completa attuazione alla volontà popolare per la denuclearizzazione manifestata con il voto di dieci anni fa.  Per questo, in coerenza, esigiamo l’adesione dell’Italia al trattato di proibizione delle armi nucleari e la recessione dalla condivisione nucleare NATO. Alla COP26 di Glasgow ci sembra importantissimo che il disarmo (quindi la denuclearizzazione), all’origine della formazione dell’ONU e dei suoi Statuti, sia incluso tra le soluzioni per l’emergenza climatica ed ecologica. L’attività militare e le guerre distruggono esseri umani e ambiente mettendo a rischio con la deterrenza nucleare la sopravvivenza di tutti; ma sono anche causa di gravissimo inquinamento permanente: quello che producono di CO2 – quantità ingentissime! (in varie stime, oltre il 15%) - va computato ufficialmente all’interno del percorso delle COP sul clima affinché si persegua, con monitoraggio adeguato, la sua riduzione ed eliminazione. Con l’obiettivo di un inserimento nel testo degli accordi di Parigi sul clima, su questo punto – no nucleare, no guerre, si disarmo, si pace tra gli uomini e pace tra gli esseri umani e la natura - invitiamo alla mobilitazione convergente di ecologisti e pacifisti nell’occasione della preCOP di Milano (dal 29 settembre al 2 ottobre) e della COP di Glasgow (dall’1 al 12 novembre).  
 
Proponenti: Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Antonia Sani, Ennio Cabiddu, Patrizia Sterpetti
 
Nota organizzativa: Per quanto riguarda i Disarmisti esigenti e i loro partners (WILPF Italia, Sardegna pulita, etc.) la risposta a questa “proposta indecente” l'ha già data il popolo italiano il 12 e 13 dicembre 2011 votando al referendum contro il rischio nucleare da produzione elettrica in tutte le sue declinazioni più o meno proliferanti dal punto di vista militare. Non esistano motivi per non continuare ad esigere politicamente il pieno rispetto del voto per molti aspetti ancora disatteso. Lasciamo agli ambiti accademici tutti gli approfondimenti del caso, come è nella loro natura e vocazione ...
 
 
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INQUADRAMENTO AGGIORNATO DELLA CAMPAGNA PER IL RISPETTO DEL VOTO REFERENDARIO SUL NUCLEARE
(sintesi a cura degli organizzatori)
 
Siamo alla vigilia del G20 di Roma (30-31 ottobre 2021), e della COP26 di Glasgow (31 ottobre-12 novembre 2021). Quanto proponevamo, questo giugno 2021, a dieci anni dal voto del 2011, nella petizione per rispettare il referendum vinto dopo Fukushima, diventa attuale e urgente, soprattutto per quanto riguarda quella che avevamo definito la direttrice due, relativa agli impegni internazionali.
 
E' arrivato, in particolare, il momento che il governo Draghi in sede europea, al limite ricorrendo al potere di veto, rigetti il tentativo dei Paesi, guidati dalla Francia, di fare accettare - nella tassonomia europea - il nucleare come energia indispensabile per la transizione energetica al modello rinnovabile, ritenuto universalmente sbocco finale necessario e inevitabile. Bisognerebbe invece che il nostro esecutivo fosse coerente con il mandato ricevuto dal voto popolare del 2011 e si schierasse con la Germania, che ha deciso di chiudere le sue centrali atomiche entro il 2022.
 
 
La Commissione UE deve allora smettere di rinviare la scelta oltre la proroga già fissata per novembre, recependo le sollecitazioni da parte ONU e le pressioni dei movimenti di base che "ascoltano la scienza". 
 
Va respinto, in particolare, il compromesso che sembra profilarsi con le dichiarazioni rilasciate il 23 ottobre 2021, dopo un vertice UE, dal presidente della Commissione  Ursula Von der Leyen: il nucleare inserito insieme al gas tra le fonti energetiche "transizionali".
  
Dare una mano di vernice verde al nucleare non ha alcuna solida base fattuale (il presunto risparmio di CO2, è tutto sommato contenuto ed ampiamente contrappesato dal micidiale inquinamento radioattivo) ed è sicuramente contro gli impegni presi dalla comunità internazionale per il clima. 
 
Non ci sfugge, cosa però non evidente per gli stessi movimenti ecologisti, che il nucleare civile è base necessaria per un armamento atomico, come è evidente nel caso della “force de frappe” francese. Occorre impedire che parte dei finanziamenti europei per le energie rinnovabili finisca per sostenere una scelta strategico-militare,a conti fatti, al di fuori dei veri interessi europei e ancora di più degli obiettivi del Next Generation EU. 
 
La COP26 di Glasgow non è affatto estranea a questa problematica perchè anche per questa occasione, cruciale per la diplomazia internazionale, dobbiamo registrare un forte assalto della lobby nucleare per riprendersi spazi che l'accordo di Parigi del 2015 aveva non scontatamente chiuso. 
Un elemento in questo senso significativo è ad esempio l'intervento a gamba tesa dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA, in inglese AIEA) che lancia una sua nuova pubblicazione appositamente destinata alla Conferenza ONU sul clima. 
 
L'aspetto preoccupante dell'iniziativa è che essa è esplicitamente supportata da dichiarazioni ufficiali favorevoli di governi del calibro di USA, Cina, Russia, Francia, UK (guarda caso i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, tutti potenze atomiche militari), con il concorso di Giappone, Canada, Finlandia e Polonia.
 
Per la COP di Glasgow ci stiamo organizzando, come ecopacifisti, in particolare Disarmisti esigenti, WILPF e partners, in direzione esattamente opposta: pensiamo sia necessario, se si ha a cuore una conversione energetica ed ecologica che faccia sul serio la pace tra la società umana e la natura - salvando oltretutto la specie umana dal pericolo di un collasso di civiltà se non addirittura dell'estinzione - non solo sbarrare la porta al nucleare sia civile che militare, ma più chiaramente e radicalmente inserire in modo ufficiale il disarmo nel testo degli accordi di Parigi sul clima. 

C'è un appello in questo senso degli ecopacifisti scozzesi per una mobilitazione internazionale su pace e clima da svolgersi nella giornata del 4 novembre. Maggiori informazioni su questa iniziativa è possibile trovarle sul blog collettivo che abbiamo appositamente predisposto per la nostra spedizione politica a Glasgow andando alla seguente URL: https://paceeclimaallacop26.webnode.it/4novembre/

Agite ed invitate ad agire! Firmate e fate firmare!

 
 
INQUADRAMENTO AGGIORNATO DELLA CAMPAGNA PER IL RISPETTO DEL VOTO REFERENDARIO SUL NUCLEARE
(testo completo)
 
Siamo alla vigilia del G20 di Roma (30-31 ottobre 2021), e della COP26 di Glasgow (31 ottobre-12 novembre 2021). Quanto proponevamo, questo giugno 2021, a dieci anni dal voto del 2011, nella petizione per rispettare il referendum vinto dopo Fukushima, diventa attuale e urgente, soprattutto per quanto riguarda quella che avevamo definito la direttrice due, relativa agli impegni internazionali.
 
E' arrivato, in particolare, il momento che il governo Draghi in sede europea, al limite ricorrendo al potere di veto, rigetti il tentativo dei Paesi, guidati dalla Francia, di fare accettare - nella tassonomia europea - il nucleare come energia indispensabile per la transizione energetica al modello rinnovabile, ritenuto universalmente sbocco finale necessario e inevitabile. Bisognerebbe invece che il nostro esecutivo fosse coerente con il mandato ricevuto dal voto popolare del 2011 e si schierasse con la Germania, che ha deciso di chiudere le sue centrali atomiche entro il 2022.
 
 L'elenco dei sostenitori sfacciati della opzione nucleare include anche Bulgaria, Croazia, Cechia, Finlandia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia: i ministri dell'economia hanno firmato un comunicato congiunto apparso l'11 ottobre sui principali organi di stampa europei.
 
 
La Commissione UE deve allora smettere di rinviare la scelta oltre la proroga già fissata per novembre, recependo le sollecitazioni da parte ONU e le pressioni dei movimenti di base che "ascoltano la scienza". 
 
Va respinto, in particolare, il compromesso che sembra profilarsi con le dichiarazioni rilasciate il 23 ottobre 2021, dopo un vertice UE, dal presidente della Commissione  Ursula Von der Leyen: il nucleare inserito insieme al gas tra le fonti energetiche "transizionali".
 
L’allarme sulla emergenza climatica, ribadito dal sesto rapporto IPCC dell’ONU, è ormai inequivocabile: bisogna agire urgentemente ed in modo radicale per bloccare l’innalzamento della temperatura della terra entro un grado e mezzo, mentre il rischio è che si arrivi addirittura ai tre gradi e mezzo.
10 paesi europei, con naturalmente lo Stato atomico francese alla guida, invece propongono un trucco retorico per assimilare il nucleare alle energie rinnovabili, onde evitare di prendere impegni per ridurre effettivamente al loro interno l’uso dei combustibili fossili rispettando così gli obiettivi, evidentemente traumatici per il vecchio modello centralizzato e militarizzato, dell’accordo di Parigi. 
 
Dare una mano di vernice verde al nucleare non ha alcuna solida base fattuale (il presunto risparmio di CO2, è tutto sommato contenuto ed ampiamente contrappesato dal micidiale inquinamento radioattivo) ed è sicuramente contro gli impegni presi dalla comunità internazionale per il clima. Se l’Unione Europea dovesse accettare la pretesa della Francia e degli altri paesi, al di là della propaganda, avremmo i seguenti, inaccettabili, effetti pratici: i fondi del Next Generation EU finanzierebbero l’industria di stato francese (Areva); la vita dei vecchi reattori russi (VVER) siti in R. Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, sarebbe pericolosamente prolungata oltre i 40 anni ; sarebbe finanziata l’installazione in Polonia di centrali EPR francese e ABWR americana; il tutto andrebbe a foraggiare le enormi spese necessarie per lo smantellamento del sovra dimensionato nucleare civile francese che, altrimenti, ricadrebbero sui contribuenti nazionali.
 
Non ci sfugge, cosa però non evidente per gli stessi movimenti ecologisti, che il nucleare civile è base necessaria per un armamento atomico, come è evidente nel caso della “force de frappe” francese. Occorre impedire che parte dei finanziamenti europei per le energie rinnovabili finisca per sostenere una scelta strategico-militare,a conti fatti, al di fuori dei veri interessi europei e ancora di più degli obiettivi del Next Generation EU. 
 
La COP26 di Glasgow non è affatto estranea a questa problematica perchè anche per questa occasione, cruciale per la diplomazia internazionale, dobbiamo registrare un forte assalto della lobby nucleare per riprendersi spazi che l'accordo di Parigi del 2015 aveva non scontatamente chiuso. 
Un elemento in questo senso significativo è ad esempio l'intervento a gamba tesa dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA, in inglese AIEA) che lancia una sua nuova pubblicazione appositamente destinata alla Conferenza ONU sul clima. 
 
L'aspetto preoccupante dell'iniziativa è che essa è esplicitamente supportata da dichiarazioni ufficiali favorevoli di governi del calibro di USA, Cina, Russia, Francia, UK (guarda caso i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, tutti potenze atomiche militari), con il concorso di Giappone, Canada, Finlandia e Polonia.
 
Il rapporto "Nuclear Energy for a Net Zero World" è il tentativo dell'AIEA di sostenere gli investimenti e la politica che spaccerebbero il nucleare come contributo all'energia pulita globale.   

Il rapporto in primo luogo sottolinea il contributo dell'energia nucleare fino ad oggi, prima di approfondire il modo in cui il nucleare può sostituire i combustibili fossili, e in particolare il carbone, per la produzione di energia e per il riscaldamento. Un capitolo è incentrato sulla capacità dell'energia nucleare di supportare ulteriori risultati grazie alle rinnovabili in rapida crescita come l'eolico e il solare e su come possono lavorare insieme per aggiungere idrogeno come combustibile liquido pulito.

E' la tesi che per l'appunto respingiamo con la dichiarazione che proclama come "innaturale" l'alleanza nucleare-rinnovabili, sotto riportata e sottoscritta da Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Antonia Sani, Ennio Cabiddu, Patrizia Sterpetti.

La relazione, ancora, incoraggia gli investimenti pubblici e privati ​​nell'energia nucleare. L'AIEA fa appello ai responsabili delle politiche affinché rilancino gli investimenti pubblici e il sostegno agli investimenti privati ​​nell'energia nucleare, comprese le estensioni a vita, come parte e insieme ai "Green Deals" e ai pacchetti di recupero. Devono adottare quadri ESG (ambientali, sociali e di governance) "tecnologicamente neutri" per gli investimenti a basse emissioni di carbonio e garantire che la politica sia coerente, abbracciando quadri normativi, progettazione del mercato, pianificazione delle infrastrutture e incentivi fiscali come le tassonomie.

A proposito della Tassonomia dell'Ue, in attesa di chiarimenti sull'inclusione del nucleare, vediamo affermato nel rapporto: "Il nucleare ha caratteristiche ambientalmente neutre. Speriamo che questo venga preso in considerazione. In questa situazione, ciò che è fondamentale è che le posizioni assunte siano raggiunte sulla base di una solida analisi scientifica."

Non viene, infine, dimenticata l'importanza fondamentale, dal punto di vista degli estensori, di mantenere in funzione l'attuale parco nucleare. L'AIEA ha dichiarato che l'estensione del funzionamento delle centrali nucleari da 40 a 60 anni manterrebbe 95 GWe di generazione a basse emissioni di carbonio entro il 2025 e altri 90 GWe entro il 2030.

Il costo dell'investimento è stato fissato a 650 USD per kW per progetti di estensione in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti e addirittura creerebbe fino a 370.000 posti di lavoro in un decennio.

"L'investimento nell'energia nucleare è tra le azioni più efficaci per una ripresa economica sostenibile post-COVID, così come la transizione verso un sistema energetico a zero emissioni nette resiliente", troviamo scritto nel rapporto AIEA.

(Per leggere il rapporto IAEA andare al link: 

https://www.iaea.org/resources/brochure/nuclear-energy-for-a-net-zero-world )

 Per la COP di Glasgow ci stiamo organizzando, come ecopacifisti, in particolare Disarmisti esigenti, WILPF e partners, in direzione esattamente opposta: pensiamo sia necessario, se si ha a cuore una conversione energetica ed ecologica che faccia sul serio la pace tra la società umana e la natura - salvando oltretutto la specie umana dal pericolo di un collasso di civiltà se non addirittura dell'estinzione - non solo sbarrare la porta al nucleare sia civile che militare, ma più chiaramente e radicalmente inserire in modo ufficiale il disarmo nel testo degli accordi di Parigi sul clima. 

Le attività militari e belliche hanno un impatto ambientale e climatico - valutabile intorno al 20 per cento delle emissioni globali - che non può essere ignorato e che esige il "taglio" parallelo delle spese militari e delle produzioni di armi, nonché la cessazione dei conflitti armati in corso e della preparazione di nuovi conflitti come presunta "deterrenza".

C'è un appello in questo senso degli ecopacifisti scozzesi per una mobilitazione internazionale su pace e clima da svolgersi nella giornata del 4 novembre. Maggiori informazioni su questa iniziativa è possibile trovarle sul blog collettivo che abbiamo appositamente predisposto per la nostra spedizione politica a Glasgow andando alla seguente URL: https://paceeclimaallacop26.webnode.it/4novembre/

Agite ed invitate ad agire! Firmate e fate firmare!

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APPELLO PER L'INCONTRO ON LINEA DEL 26 NOVEMBRE PREPARATORIO DELLA TENDA ANTINUCLERE DAVANTI AL MITE DALL'1 AL 7 DICEMBRE
 
Ci vediamo online il 26 novembre per organizzare il presidio statico che faremo con gazebo dal 1 dicembre al 7 dicembre 2021 davanti la sede del MITE, in via Cristoforo Colombo.
Il gazebo verrà aperto dalle 10 di mattina alle 18 di sera e farà parte di un sistema di strutture (tavolino, sedie, striscioni, volantini, cartelloni, amplificazione con microfono, etc.) per informare e sensibilizzare la cittadinanza sul problema del nucleare.
Lo scopo dell'iniziativa è sollecitare un incontro con il ministro Cingolani e ricordare al governo che c'è un mandato popolare antinucleare rappresentato dal referendum del 2011 (e da quello del 1987) da fare valere in sede europea, nel momento in cui  - sembra proprio il 7 dicembre salvo rinvii - viene decisa la tassonomia UE degli investimenti da classificare come "energie pulite" o "transizionali".
Quello che gli attivisti ecopacifisti presenti esigeranno in modalità democratiche e civili - in particolare i digiunatori che si avvicenderanno a staffetta - è un impegno del governo italiano ad impedire che, con una decisione mal concepita della Commissione europea, i soldi pubblici dei cittadini (ma anche gli investimenti privati) siano impiegati e sprecati per garantire dal rischio un business finanziario di  bond emessi da industrie dell'atomo (ma anche del gas e della CCS).
Se c'è da orientare risorse economiche anche private da parte dei poteri pubblici che questo sia fatto per un modello energetico al 100% da fonti rinnovabili perseguendo un aumento dell'efficienza e un risparmio e una diminuzione di quei consumi in contrasto con la necessità di salvare il clima.
 
Info: Alfonso Navarra - Ennio La Malfa
 
 
 
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Non allegata alla domanda  ma da girare eventualmente alle associazioni da coinvolgere:
1- la lettera Navarra-La Malfa alla coalizione clima 
2- la presa di posizione degli eurodeputati verdi
3 - la mozione antinucleare recentemente presentata alla Camara (notizia da IL FATTO QUOTIDIANO)
 
 
DOCUMENTO 1 ) DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - DISARMISTI ESIGENTI ED ENNIO LA MALFA - MISSIONE MEDITERRANEO
 
Si sta ponendo in Europa con la cosiddetta "tassonomia" il problema di finanziare o meno il nucleare per la decarbonizzazione (insieme al gas e alle tecnologie CCS) e il governo italiano, con la sua inazione, sta di fatto agevolando un brutto compromesso che inserirà l'atomo di pace (?) tra le fonti energetiche "transizionali".
L'ultima conferma che si intende tradire il mandato popolare dei referendum (vinti sulla materia nel 1987 e nel 2011) l'abbiamo avuta proprio alla COP26: il ministro Cingolani ha scelto di non partecipare alla conferenza stampa nel Palazzo dei congressi di Glasgow con la quale  Germania, Austria, Lussemburgo, Portogallo, Danimarca, Irlanda e Spagna, hanno invece preso una posizione netta, sottoscrivendo una dichiarazione contro l’inserimento del nucleare nella tassonomia Ue. 
L'occasione era importante perché si trattava di rispondere alla lettera inviata a metà ottobre, alla Commissione europea, con la quale 12 Paesi, in prima linea la Francia, chiedevano di riconoscere l’energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni, da inserire nei piani Ue per la “transizione verso la neutralità climatica”. Insieme a Parigi, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania.
Gli argomenti del ministro dell'ambiente tedesco il nostro ministro Cingolani dovrebbe non ignorarli o contrastarli (non smette di farlo con le sue interviste) ma condividerli:
il nucleare, in primo luogo, è una energia dai vantaggi tutti discutibili (economicità? ma quale?) e comunque troppo rischiosa (e il popolo italiano non ha voluto e non vuole correre questo rischio: scommettiamo?);
in secondo luogo, distoglierebbe fondi dalle energie rinnovabili minando la credibilità della stessa tassonomia della finanza sostenibile.
O, se proprio personalmente non è convinto, ed è un fanatico dell'atomo di quarta generazione, quello in teoria anche ospitabile negli scantinati dei condomini, in questo caso farebbe bene a dimettersi perchè non può portare avanti politiche per conto del popolo italiano con il popolo italiano contro.
Sulla quarta generazione possiamo citare, tra le altre documentazioni critiche, le FAQ pubblicate da Legambiente.
Ecco una risposta rispetto alla sicurezza del nucleare di quarta generazione: “Non esistono impianti industriali di quarta generazione e di conseguenza basi per tale affermazione. Le tecnologie di IV generazione prevedono inoltre lo sviluppo di reattori “veloci”, di tipo fastbreeder (autofertilizzanti), che presentano criticità di sicurezza maggiori e usano il Plutonio, che è il più radio tossico degli elementi radioattivi e, soprattutto, il più proliferante verso le armi nucleari”. E poi ci sono le parole del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi: “Per la quarta generazione degli impianti nucleari a fissione di cui si parla perché più sicuri – ha spiegato al Corriere della Sera – adesso esistono solo prototipi, che devono dimostrare la loro qualità; tuttavia sono sempre da escludere dove vive la gente". Cioè in Italia (e in Europa) dovunque.
A ricordare a Draghi e Cingolani che la transizione ecologica va sviluppata entro i binari del buon senso, che nel nostro caso coincide con una precisa volontà popolare, dovremmo pensarci noi ecologisti: e dovremmo muoverci in fretta, visto che, per quello che ne sappiamo, entro il 7 dicembre prossimo la Commissione europea dovrà decidere. 
Ecco perché vi proponiamo un presidio permanente intorno a una tenda da piazzare dal 1 dicembre davanti alla sede del MITE, in via Cristoforo Colombo.
Dobbiamo rammentare al ministro, i presidianti e possibilmente digiunanti (il digiuno si può fare a staffetta), invitandolo al confronto diretto, chè è meglio essere attivi oggi piuttosto che radioattivi domani. E cominciare, dal canto nostro, a prepararci ad una lotta di lunga durata, visto che è bene non fidarsi dei presunti supertecnici al potere.
Le organizzazioni in questa coalizione che sono in linea di massima d'accordo si mettano allora in contatto con il sottoscritto e con Ennio La Malfa. 
Diano la loro disponibilità di massima ad un incontro politico-organizzativo online da tenersi da tenersi entro una settimana, diciamo giovedi 25 novembre (da confermare).
A questo incontro inviteremo a partecipare i primi firmatari della petizione "rispettare i referendum" (https://www.petizioni.com/rispettarereferendum), tra i quali citiamo: 
Alex Zanotelli - missionario comboniano
Moni Ovadia - artista, ebreo contro
Mario Agostinelli e Guido Viale - Laudato Si'
Marco Bersani - Convergenza per la Società della cura
Antonia Sani e Patrizia Sterpetti- WILPF Italia
Ennio Cabiddu - Lega per il disarmo unilaterale
Ennio La Malfa - Accademia Kronos
Luigi Mosca - scienziato, Armes Nucleaires STOP
Daniele Barbi - comitato antinucleare di Treviri (Germania)
Già che ci siamo, chi si trovi concorde con il testo della petizione, lasci la sua firma individuale e aggiunga la qualifica con la quale vuole essere riconosciuto.
 
DOCUMENTO 2) STOP AL GREEN WASHING DEL NUCLEARE E DEL GAS (THE GREENS EFA)
 
Mentre si negozia il pacchetto climatico dell'UE "Fit-for-55", si profila una decisione fatale. È in gioco la neutralità climatica e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Europa. In particolare: Le nuove centrali nucleari e a gas potrebbero essere classificate come "investimenti sostenibili". Questo significherebbe che il gas e il nucleare verrebbero etichettate come energie verdi e che grossi flussi finanziari si dirigerebbero verso queste fonti di energia. Questo porterebbe la politica climatica ed energetica dell'UE su una strada completamente sbagliata!
 
Ecco di cosa si tratta in dettaglio: La Commissione europea sta lavorando da mesi a un nuovo standard UE per gli investimenti sostenibili, la cosiddetta tassonomia UE. Questo standard definirà, per esempio, quali fonti di energia sono considerate sostenibili. Quindi la tassonomia è un'etichetta di sostenibilità. La classificazione come investimento sostenibile ha immense conseguenze: In futuro, non solo le banche, le compagnie di assicurazione e altri attori del mercato finanziario baseranno le loro decisioni di investimento su questo standard UE, ma anche i piccoli investitori. E non solo: Le sovvenzioni europee e nazionali e i soldi dei contribuenti confluirebbero anche nell'energia nucleare e nel gas se queste fonti di energia ricevessero l'etichetta di sostenibilità.
 
Questo è tanto più importante se si considera l'urgente necessità per l'Unione europea di transitare il suo approvvigionamento energetico verso la neutralità climatica. Mentre gli Stati membri dell'UE sono divisi sul ruolo di queste energie, va ricordato che il gas è un combustibile fossile, che contribuisce in modo massiccio al riscaldamento globale e compromette la transizione verso la neutralità climatica. Il nucleare è una fonte di energia pericolosa, insostenibile a causa delle scorie che genera, nonchè molto costosa e comunque troppo lenta da sviluppare per raggiungere i nostri obiettivi climatici. Se una fonte di energia non fa parte della tassonomia UE, non sarà vietata, ma sarà molto più difficile finanziarla.
 
Il tracollo è avvenuto all'ultimo vertice dell'UE il 22 ottobre: Il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha menzionato il nucleare e il gas come parte del mix energetico del futuro. Finora era sempre stata contraria all'inclusione del nucleare e del gas nella tassonomia. C'è quindi il rischio che le nuove centrali nucleari e anche le centrali a gas che non sono all'avanguardia possano essere classificate come energia di transizione. Gli investimenti nel nucleare e nel gas otterrebbero così quasi la stessa etichetta di sostenibilità della costruzione di centrali eoliche e solari. Un disastro per le energie rinnovabili e il clima!
 
Mentre la Commissione Europea ha capitolato all'ultimo vertice dell'UE al greenwashing dell'energia nucleare, una decisione importante è in arrivo nelle prossime settimane: se includere o meno il gas e il nucleare nella tassonomia dell'UE. Tutto dipende dalla Commissione Europea di Ursula von der Leyen e da quello che inserirà nella sua proposta che potrebbe infrangere la promessa del “Green Deal Europeo”, un cambio di rotta sulla strada verso la neutralità climatica e l'obiettivo di 1,5 gradi!
 
Quando la Commissione europea presenterà la sua proposta, avrà bisogno di una cosiddetta "maggioranza qualificata" tra i governi europei per fermare questo progetto. Questo sarà difficile. Ecco perché vi invitiamo a firmare questa petizione per chiedere alla Presidente Ursula von der Leyen e al vicepresidente Frans Timmermans di non etichettare la produzione di energia nucleare e di gas come sostenibile. No, il nucleare e il gas non dovrebbero essere classificati come investimenti sostenibili nella tassonomia dell'UE!

Sven Giegold 🇩🇪 - Bas Eickhout 🇳🇱 - Ernest Urtasun 🇪🇸 - Damien Careme 🇫🇷 - Yannick Jadot 🇫🇷 - Michèle Rivasi 🇫🇷 - Eleonora Evi 🇮🇹
Membri del Parlamento europeo per i Verdi/ALE
 
DOCUMENTO 3) 
 
 
Nucleare, nuova mozione alla Camera. Si chiede al governo di dire definitivamente stop all’atomo e di sollecitare l’Ue a fare lo stesso
 
Si chiede al governo Draghi di opporsi all’inserimento dell’energia nucleare e del gas nella tassonomia verde dell’Unione Europea e a non intraprendere iniziative per consentire nuovamente sfruttamento e impiego di energia nucleare in Italia.
 
di Luisiana Gaita 16 novembre 2021
 
Dopo la mozione alla Camera a prima firma di Maurizio Lupi di ‘Noi con l’Italia’ affinché il Parlamento discuta e voti a favore del nucleare di quarta generazione, ne è stata pubblicata un’altra, che va in direzione opposta, a prima firma firma del deputato tarantino Giovanni Vianello, relatore dell’inchiesta in commissione Ecomafie sulla Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale. Si chiede al governo Draghi di opporsi all’inserimento dell’energia nucleare e del gas nella tassonomia verde dell’Unione Europea e a non intraprendere iniziative per consentire nuovamente sfruttamento e impiego di energia nucleare in Italia “in ossequio alla volontà popolare espressa all’esito dei referendum del 1987 e del 2011”. A firmare la mozione altri 11 parlamentari di diverse componenti del gruppo misto, tra cui l’ex presidente di Legambiente Rossella Muroni (FacciamoEco) e l’ex ministro Lorenzo Fioramonti.
Un cambio di marcia rispetto a Glasgow – Per il governo Draghi sarebbe un cambio di marcia, rispetto a quanto mostrato alla Cop26 di Glasgow, dove l’Italia non ha sottoscritto, insieme a Germania, Austria, Lussemburgo, Portogallo e Danimarca, una dichiarazione contro l’inserimento del nucleare nella tassonomia Ue. Anche in quel caso, uno schieramento in risposta a un altro, ma in ambito europeo, dato che a metà ottobre avevano scritto alla Commissione europea dodici Paesi, in prima linea la Francia, per chiedere di riconoscere l’energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni, da inserire nei piani Ue per la “transizione verso la neutralità climatica”. Insieme a Parigi, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania.
Il testo della mozione – “Agli annunci e presunti costi legati agli investimenti in energia atomica dichiarati dai proponenti – si legge nella mozione – i risultati sono stati sempre disattesi: nel 2008 c’erano due Epr (European Pressurized Reactor, ossia reattore nucleare europeo ad acqua in pressione di terza generazione avanzata, ndr) in costruzione, uno in Finlandia a Olkiluoto e uno in Francia a Flamanville”. In Finlandia l’azienda impegnata nella costruzione, Areva, è fallita mentre il costo stimato è lievitato circa quattro volte e, secondo le nuove previsioni, non si terminerà prima del 2024.
 
A Flamanville, cantiere gestito da Edf, i costi di costruzione sono saliti fino a 19 miliardi di euro “tenendo conto anche dei costi finanziari come valutati dalla Corte Des Compts nel 2020”. Anche in questo caso la costruzione non è terminata. “Negli Usa – prosegue la mozione – a vent’anni dal ‘rinascimento nucleare’ lanciato da George W. Bush, nessun reattore di generazione III+ è entrato in funzione e dei quattro reattori AP1000 in costruzione, due sono stati cancellati e due proseguono a costi esorbitanti: dai circa 9 miliardi di dollari iniziali si è già passati a una stima di 27 miliardi”.
Tra ricerca e decommissiong – In Italia, nonostante i referendum, la ricerca non si è mai fermata. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha concesso il patrocinio del ministero all’evento ‘Stand Up for Nuclear’, una serie di incontri per promuovere il ricorso al nucleare come fonte energetica. Leonardo, attraverso la sua controllata Vitrociset, è impegnata su Iter, il progetto che punta a realizzare un reattore sperimentale a fusione nucleare. Partecipa anche Enea. “La costruzione sarebbe dovuta terminare nel 2016, ma si stima non accadrà prima del 2025” ricordano i deputati. Sul decommissioning “dopo 34 anni dallo spegnimento dei reattori, i rifiuti radioattivi prodotti da centrali e altri siti nucleari sono in parte all’estero per essere riprocessati e poi tornare in Italia e in parte dislocati in 19 siti temporanei sul territorio nazionale”.
I  costi sono scaricati sulle bollette elettriche alla voce A2RIM e rappresentano il 6% degli ‘oneri di sistema’ che incidono circa il 23% della spesa di energia elettrica di una famiglia tipo. Nel frattempo, si è in attesa della costruzione del Deposito Nazionale per stoccare definitivamente i rifiuti radioattivi a bassa attività e, temporaneamente, quelli a media e alta attività che poi dovrebbero trasferiti in un ipotetico deposito geologico o in alcuni depositi di profondità condivisi, opzione a cui stanno pensando alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia. A riguardo, nella mozione, si chiede che il governo si adoperi perché vi sia “una pianificazione certa per l’individuazione del sito che ospiterà il deposito geologico” non oltre il 2027 o comunque prima della realizzazione del Deposito Nazionale. E che si apra un confronto con gli Stati Uniti, affinché gli 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio (20 dei quali sono stati ritrattati) che si trovano presso l’Itrec di Rotondella e provenienti dalla centrale americana di Elk River, tornino negli Usa.
 
 

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