contro-aspides
Qui di seguito l'appello alle deputate e ai deputati a non approvare la missione UE "Aspides" (martedi 5 marzo 2024 il voto alla Camera. Successivamente è interpellato il Senato).
Dobbiamo cercare soluzioni politiche per la difesa dei nostri traffici commerciali: la bussola della Costituzione ci indica la strada
(DOPO IL TESTO DELL'APPELLO TROVATE ARTICOLI DI DOCUMENTAZIONE)
TESTO DELL'APPELLO
Care/i elette/i, al Parlamento
apprendiamo dalla stampa che martedì 5 marzo 2024 la Camera sarà chiamata/o a votare su "Aspides".
Dopodichè seguirà il voto al Senato.
È una situazione pericolosa e delicata quella accesa dalla missione decisa dalla UE contro gli attacchi degli Houthi alla navigazione commerciale: vorremmo che, prima di prendere una decisione, ascoltaste la nostra campana, più che "pacifista", di semplice buon senso, almeno lo speriamo.
La missione “Aspides” è stata annunciata nel febbraio 2024, in risposta alla minaccia degli Houthi, un gruppo guerrigliero yemenita che controlla la regione di Taiz: attaccano i mercantili in rotta fra Hormuz, il Golfo di Aden e Suez, ufficialmente solo quelli diretta ai porti israeliani in solidarietà con la "causa palestine".
L’obiettivo della missione "Aspides" è di proteggere i mercantili dell’UE da eventuali attacchi, con un mandato ufficiale strettamente difensivo, limitato alla sorveglianza e al pattugliamento.
L’Italia è stata scelta per partecipare alla missione grazie al suo ruolo di portaerei atlantica nel Mediterraneo e alla sua esperienza nel Mar Rosso.
La missione, stante alle informazioni di cui disponiamo, sarà composta da una nave italiana (Caio Duilio), una fregata tedesca, una francese e una belga. La Spagna si è sfilata, mentre Olanda e Danimarca sono coinvolte dietro le quinte nei raid anglo-americani in Yemen.
La missione “Aspides” è stata presentata come un passo importante verso una difesa comune dell’UE, come sottolineato dall’Alto rappresentante Josep Borrell e supportato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ma noi, in sintonia con l'atteggiamento pacifista maggioritario del popolo italiano, che ha interiorizzato il principio costituzionale del ripudio della guerra, crediamo che non sia il caso di imbarcarsi in questa ambigua avventura bellica.
La storia recente dice che, dall’escalation Houthi a novembre, la flotta statunitense, con la "Prosperity Guardian", congiunta con UK, ha dovuto sparare centinaia di missili anti-missile, bruciando con ogni tiro fra i 2 e i 4 milioni di dollari. Un autentico dissanguamento. Solo per muovere i battelli, manutenerli e far volare gli aerei, gli statunitensi hanno già "sprecato" miliardi di dollari. Il Pentagono qualche giorno fa ha dichiarato di aver lanciato più di 230 raid aerei sullo Yemen assieme al Regno Unito.
Siccome il budget di “Aspides” è limitato a 8 milioni di euro, le spese di contrasto alla minaccia saranno scaricate sui Paesi europei che si avventurano in una missione irta di difficoltà: i tempi di reazione concessi ai marinai sono stringatissimi; fra i 9 e i 15 secondi per discriminare la minaccia e 90 secondi fra il lancio del missile e il potenziale bersaglio, tenendo presente che gli attacchi sono complessi, perché abbinano droni aero-navali e missili. Ecco perché, oltre ai radar e ai sonar delle navi, serviranno assetti aerei, che l’Italia e altri potrebbero schierare.
Due anni di guerra navale nel mar Nero insegnano tuttavia che anche gli scudi militari hanno limiti difensivi. Pensiamo ai russi che hanno perso per mano ucraina il 30% della loro flotta iniziale, anche se privi delle capacità di intelligence occidentali. Chiediamoci che cosa succederebbe se una nave militare occidentale fosse colpita dai guerriglieri yemeniti. Cambierebbero le regole di ingaggio, con il rischio di un’escalation del conflitto mediorientale, paventata da tutti?
Con “Aspides” scopriamo allora un'Europa sorprendente, che - gonfiando i muscoli - si delinea come potenza marittima, assecondando le linee guida della strategia navale del 2014, aggiornata l’anno scorso e focalizzata dal 2022 anche sull’Oceano indiano e le sue opulenze. Invece di concentrarsi sul cessate il fuoco, sul sostegno di un negoziato e di una diplomazia inclusivi, si preferiscono la contrapposizione, il rischio e la guerra.
Ma l'azzardo dovrebbe essere evidente. Non ci sono garanzie della sua natura difensiva nel momento in cui gli anglo-americani, con "Prosperity Guardian", cui “Aspides” è collegata, stanno, come si è visto, bombardando nello Yemen. La differenza tra “Prosperity Guardian” e "Aspides" al momento è chiara: gli angloamericani non si limitano a intercettare in mare, vanno a bombardare le posizioni di lancio. Ma quanto potrà durare questo "momento" in condizioni così confuse, aleatorie e precarie?
E gli Houthi ce lo hanno detto chiaro e tondo: il coinvolgimento dell’Italia nella missione potrebbe renderla bersaglio degli attacchi e causare un’escalation.
Questo è già avvenuto nel momento in cui la nostra Caio Duilio è finita il 2 marzo sotto attacco e ha dovuto abbattere un drone, usato dalle milizie Houthi, che era arrivato a 6 km di distanza da essa.
Gli Houthi - dovrebbe essere noto – agiscono per iniziativa propria ma sono riforniti da un Iran schierato in uno scontro di potenza regionale, che emana una direttiva di de-escalation ai proxy siro-iracheni e interviene in uno Yemen fuori controllo dopo l’abbandono della primavera yemenita all’Arabia Saudita. La lezione dovremmo ormai averla appresa: gli interventi esterni in crisi locali le alimentano e le aggravano.
Per farla breve, allora, cosa suggerirebbe il buon senso di chi non vuole ricorrere a interventi armati a protezione della nostra navigazione commerciale? La cosa sembra semplicissima: non partecipando ad "Aspides", sposare sul serio la causa della pace nel conflitto israelo/palestinese con misure concrete a partire, ad esempio, dal riconoscimento dello Stato di Palestina e la ripresa del sostegno finanziario all’UNRWA (ma le cose positive da fare potrebbero essere tantissime altre).
In ogni caso anziché impiegare i soldi in missioni militari pensiamo sarebbe più saggio e conveniente, alla peggio, coprire i costi assicurativi e di viaggio dei mercantili che preferiscono il periplo dell’Africa ai marosi di Bab al-Mandeb.
Pensateci prima di premere il dito sul pulsante sbagliato!
Disarmisti Esigenti Alfonso Navarra, Ennio Cabiddu, Luigi Mosca, Antonella Nappi
WILPF ITALIA APS (Women’s International League for Peace and Freedom, 2 Nobel Prize)
Patrizia Sterpetti, Bruna Bianchi, Ada Donno, Laura Marcheselli, Iosé Maria Tarallo,
Romina Gurashi, Fiorella Carollo, Paola Paesano, Milena Fiore, Teresa Lapis, Gianna
Urizio, Mirella Converso, Rosa Amodei, Anna Amodei, Priyanka Jain, Halima
Tanjaoui, Paola Carratu, Antonella Ercolani, Maria Paola Fiorensoli, Simona Lanzoni,
Francesca Lacaita, Angela Paccosi.
Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica ODV
Cosimo Forleo, Beatrice Corsetti, Marina Pellico
Reti di Pace
Emanuela Baliva
Comitato PACE E NON PIU' GUERRA
Cristina Rinaldi
RADIO NUOVA RESISTENZA
Marco Zinno
LEGA OBIETTORI DI COSCIENZA
Mario Di Padova
FIRME INDIVIDUALI
Alessandra Mecozzi (Giustizia e Libertà) - Sandro De Toni (Servizio pubblico)
Ivana Rosati, Gabriella Tiberi, Giovanni Dottorini, Rossana Bortolin, Cristina Giacobbe, Paola Mancinelli, Maria
Grazia Danesi, Raffaella Svizzeretto, Marta Mari
Tiziano Cardosi
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Missione Aspides, il sì del Parlamento. La mediazione per incassare il voto degli M5s – Video
Cosa dice la relazione
La “relazione sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell’Italia” (si chiama così il testo che sarà votato) specifica che le missioni in votazione sono in realtà tre:
- La missione ‘Levante’, finalizzata a «fronteggiare una potenziale escalation nel conflitto Israele-Hamas, inclusi interventi umanitari a favore della popolazione civile dell’area».
- La “Euam Ukraine” a sostegno dell’Ucraina «nel suo impegno per la riforma del settore della sicurezza civile e si inserisce nel quadro del percorso di adesione di Kiev all’UE, che richiede l’adozione e l’attuazione delle riforme pertinenti, in particolare nei settori della democrazia, dei diritti umani, dell’economia di mercato e dell’attuazione dell”acquis’ dell’UE, con particolare riguardo al rafforzamento dello Stato di diritto, attraverso la riforma del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione».
- E la più delicata, la missione ‘Eunavfor Aspides’, dedicata ad «iniziative di presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso, Golfo Persico e Oceano indiano nord-occidentale”. In particolare, “l’avvio di Eunavfor Aspides – si legge nel documento – è stato deliberato nel corso della riunione del Consiglio affari esteri del 19 febbraio, con l’obiettivo di ripristinare e salvaguardare la libertà di navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo Persico, in linea con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2722(2024), approvata il 10 gennaio 2024, in cui si chiede l’immediata cessazione degli attacchi Houthi e si ribadisce il diritto degli Stati membri, in conformità al diritto internazionale, di difendere le loro navi da attacchi, compresi quelli che compromettono i diritti e le libertà di navigazione».
La parola modificata
Mezzi e uomini impiegati
Nel testo della deliberazione si spiega poi che «la consistenza massima complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei vari teatri operativi è di 834 unità, mentre il fabbisogno finanziario è pari a euro 45 milioni 863 mila e 901 euro, di cui 35.213.901 euro relativi all’anno 2024 e 10.650.000 euro per obbligazioni esigibili nel 2025. A questi si aggiungono euro 66.543 per il magistrato distaccato in Ucraina nell’ambito della missione EUAM Ukraine». L’autorizzazione durerà fino alla fine del 2024.
L’intervento di Tajani
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto in replica parlando della preoccupazione per la situazione a Gaza da parte del governo italiano: «Abbiamo appreso con sgomento della strage di giovedì scorso a Gaza. Un massacro di civili inermi che ha complicato, purtroppo, i negoziati in corso per il raggiungimento di una tregua. Nessuno può cancellare i fatti del 7 ottobre. È stata la spietata caccia all’ebreo scatenata da Hamas ad innescare il conflitto. Ma sono troppe le vittime palestinesi che non hanno nulla a che vedere con i terroristi», ha detto. «È fondamentale continuare a lavorare per un rapido rilascio degli ostaggi ma anche per incrementare gli aiuti nella Striscia di Gaza. Altrimenti, corriamo il rischio di una catastrofe umanitaria ancor più devastante. Dobbiamo far arrivare nella Striscia tutti gli aiuti alimentari di cui c’è bisogno. Per questo vogliamo promuovere un’iniziativa umanitaria coordinata. L’ho chiamata Food for Gaza». «Sul piano politico-diplomatico, è essenziale raggiungere un cessate il fuoco sostenibile a Gaza. E questo anche per attenuare le tensioni regionali. L’Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità, che porti a un cessate il fuoco sostenibile come richiesto anche dalle Risoluzioni 2712 e 2720 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu».
Alfonso Navarra Contatta l'autore della petizione